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Ernesto Menicucci per “Il Corriere dellla Sera”
La «cacciata» (a mezzo stampa) dei vertici di Atac, per Marino, si è trasformata in un nuovo boomerang. Intanto perché i componenti del Cda si sono «irrigiditi». Non tanto l’ad Danilo Broggi, quanto il presidente Roberto Grappelli (nominato da Alemanno, confermato da Marino), già pronto alle barricate, sostenuto da due membri del Cda. Poi, perché, in Campidoglio si sono accorti che, senza Cda, non si approva il bilancio.
Così, è toccato al capo di gabinetto Luigi Fucito, uno degli ultimi «fedelissimi» rimasti intorno a Marino, chiamare i due membri «interni» del Cda Atac, i due dirigenti comunali indicati dal Campidoglio: il Ragioniere generale Stefano Fermante e Cristiana Palazzese, dirigente della direzione appalti. Gli uomini di Marino, infatti, hanno «scoperto» che, senza Cda in carica, il bilancio non sarebbe stato approvato e che nessun amministratore che sarebbe venuto subito dopo (ammesso di trovarne uno: Bruno Rota, Atm Milano, pare sia molto scettico) avrebbe mai approvato un consuntivo presentato da altri.
A quel punto, quindi, è scattato il contrordine: il Cda resta in carica, almeno fino a martedì. Ma, avviando la procedura di ricapitalizzazione, potrebbe restare in sella almeno fino a settembre.
IGNAZIO MARINO IN BICICLETTA FOTO LAPRESSE
Del resto, il presidente Roberto Grappelli aveva già fatto sapere che non aveva alcuna intenzione di andar via così, addossandosi colpe che non ritiene sue (la gestione di Atac è affidata all’ad e, ora, al dg Francesco Micheli, mentre il «nervo scoperto» delle relazioni sindacali sono in capo al direttore del personale Giuseppe Depaoli). Grappelli, che comunque andrà a scadenza naturale (come tutto il Cda) ad aprile, era già pronto alle barricate: «Se vogliono, mi revocassero. Io non mi dimetto, non certo così». Per il momento, comunque, l’unico che se ne andrà potrebbe essere Danilo Broggi, che pare abbia già trovato un’altra occupazione.
IGNAZIO MARINO E LA SUA SCORTA DI VIGILI IN BICI
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