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Chiara Pellegrini per “Libero Quotidiano”
Nessun hacker nel sito del Comune di Roma. Non ci sono colpevoli, ma solo sospetti, per le otto multe da 80 euro prese dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, per colpa di un permesso scaduto. La Procura di Roma ha chiesto infatti l’archiviazione del procedimento, nato su denuncia di Marino e relativo ad una ipotesi di accesso abusivo al sistema informatico del Campidoglio. I carabinieri ed il consulente nominato dai magistrati hanno passato al setaccio l’architettura digitale che registra i permessi Ztl, ma non hanno avuto indicazioni certe rispetto al fatto che sono state compiute delle violazione del sistema.
LA PANDA DI MARINO IN DIVIETO DI SOSTA
La denuncia, presentata ai carabinieri del comando di piazza San Lorenzo in Lucina, aveva già determinato l’audizione dei primi testimoni per risalire al responsabile dell'incursione nel sistema informatico. Il sindaco lamentava la sparizione dell’autorizzazione che ha permesso alla sua auto, la ormai famosa Fiat Panda rossa, di circolare nella Ztl nel periodo tra la scadenza e il rinnovo del permesso.
Secondo il pm di Roma Nicola Maiorano, però, non è identificabile alcun responsabile dell’accesso abusivo al sistema informatico del Comune di Roma che, con manipolazione e falsificazione dei dati sui permessi Ztl avrebbe portato all’elevazione delle multe. Per questa ragione i magistrati di piazzale Clodio hanno chiesto l’archiviazione del processo. Ieri mattina il titolare del Campidoglio si è presentato comunque in procura, per avere contezza di tutti gli accertamenti svolti e per incontrare il procuratore Giuseppe Pignatone. Il primo cittadino, come aveva anticipato domenica, a Rainews 24, ha chiesto di non archiviare il caso.
«Ho appreso dai carabinieri, che hanno condotto le indagini con la Procura, che è stato dimostrato con chiarezza che qualcuno è entrato nel sistema informatico del Comune per alterare i dati del permesso del sindaco. Lo trovo un fatto molto grave», ha detto Marino, «e oggi (ieri ndr.) ho chiesto di avere le carte per chiedere che non venga archiviata l’inchiesta perché io credo che se c’è un pericolo così grave i colpevoli vadano individuati e messi in prigione», ha detto il sindaco.
Nell’incontro con Pignatone il primo cittadino ha chiesto di poter visionare tutti gli atti. Obiettivo del Campidoglio è capire se vi sono gli elementi per far proseguire l’indagine. Lo studio approfondito di Procura e carabinieri sarà studiato dall’amministrazione comunale per migliorare i livelli di protezione. Dalle indagini è comunque è emerso che, anche se non è stato possibile trovare un’identificazione certa, in relazione al periodo indicato dal sindaco Marino, il sistema informatico del Campidoglio è un colabrodo.
La vicenda del “Pandagate” fu sollevata dal senatore del Nuovo centrodestra, Andrea Augello, che presentò un’interrogazione parlamentare al ministro dell’interno Angelino Alfano sulle «presunte multe congelate e mai pagate» da Marino. E proprio Augello ieri ha presentato un’interrogazione a risposta scritta per far luce su altre multe, quelle elevate dallo stato “Street control”.
Secondo il senatore alfaniano, che si rifà ad un’inchiesta del quotidiano romano Il Messaggero, lo street control «non è in grado di tollerare i margini di tolleranza», come accaduto quando il rilevatore elettronico «avrebbe erroneamente contravvenzionato un intero corteo funebre mentre si stava allineando di fronte ad una chiesa, scambiandolo per un assembramento di auto in doppia fila».
Non solo stando all’interrogazione di Augello la fallibilità dello street control è stata dimostrata sin dagli esordi. Quando il vicecomandante dei vigili urbani Raffaella Modafferi ordinò delle «prove in bianco» nel cortile dell’ex manifattura tabacchi, dove ha sede il Gruppo pronto intervento traffico, il giorno 20 novembre 2014, facendo disporre alcune vetture del personale in doppia fila. «Incredibilmente», scrive Augello, «le infrazioni furono realmente trasformate in contravvenzioni, avviate all'Unisis e regolarmente notificate a parte del personale. Lo stesso accadde durante le “prove in bianco” esterne».
Augello ha chiesto così al ministro degli Interni di valutare l’opportunità di sollecitare l’attenzione del Prefetto di Roma affinché «assuma le opportune iniziative per richiamare il Comune al rispetto del Codice della strada e del diritto di ogni cittadino ad essere informato, al momento della notifica, rispetto all’utilizzo di strumenti tecnologici per rilevare l’infrazione contestata».
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