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Mario Giordano per “La Verità”
Toh, guarda, si torna a parlare di Grexit. Preparatevi perché a febbraio sarà il tema del giorno e, vi piaccia o no, l' argomento toccherà da vicino anche voi. Le vostre tasche, il nostro futuro. Ma per capire quello che succede, cominciamo dai fatti: il 20 febbraio è previsto un incontro fra la Grecia e i ministri delle Finanze dell' Unione europea, che molti considerano come la data senza più ritorno.
O si trova l' accordo sul debito oppure si procede con la cacciata di Atene dal club dell' euro. La seconda strada appare la più probabile, tanto è vero che il più potente dei ministri delle Finanze dell' Ue, Wolfgang Schäuble, ha già fatto trapelare, come riferisce la Bild, la sua cortese scelta: raus, Grecia, raus. In altre parole: andatevene pure a ballare il sirtaki in fondo al Mediterraneo.
D' altra parte, non pare ci sia via di scampo. Il Fondo Monetario Internazionale ha fatto sapere che per concedere la nuova tranche di aiuti, la Grecia deve varare un altro giro di vite, cioè più austerità, tagli alle pensioni e aumenti delle tariffe. Misure che risultano impraticabili in un Paese già allo stremo, tanto più che lo stesso Fmi si è premurato di aggiungere che, anche qualora fosse applicate con scrupolo religioso, non risolverebbero il problema.
«La Grecia non ne può uscire», hanno sentenziato i tecnici di Washington, «entro il 2030 il suo debito diventerà in ogni caso esplosivo». E allora perché accettare nuovi sacrifici con la consapevolezza preventiva che saranno inutili? Il governo Tsipras ha le spalle al muro, tutt' al più potrà prendere un po' di tempo, tirarla per le lunghe, minacciare o andare a nuove elezioni. Ma la Gre cia nei salotti buoni della finanza è data sostanzialmente per spacciata.
E qui, però, comincia la parte più interessante, quella che tocca da vicino anche voi. Come mai la Grecia, infatti, viene data per spacciata adesso? Come mai il bubbone riesplode all' improvviso dopo un anno e mezzo di silenzio? Come mai quel rapporto così duro del Fmi? Come mai l' Unione europea che fino all' altro giorno si mostrava solidale ora torna a fare le voce grossa e il muso duro? Come mai Schäuble fa trapelare la sue vistose minacce? Semplice: ormai la Grecia è stata spolpata. Spremuta come un limone.
Le hanno strappato tutto quello che potevano. E ora la gettano via come una pezza da piedi. Quando si dice l' Europa della solidarietà e dei valori... In effetti l' Europa è molto attenta ai valori: non a caso l' altro giorno Bruxelles ha dato il via libera definitivo all' acquisto da parte della tedesca Fraport dei 14 più redditizi aeroporti regionali greci. Privatizzazione in perfetta salsa Ue: i 23 aeroporti che sono in deficit restano sul groppone di Atene, i 14 che invece fanno utili passano alla società dei crucchi, controllata guarda caso dalla città e dal Land di Francoforte. Si tratta, in altre parole, di una vera e propria conquista, Stato su Stato: soltanto che anziché usare i panzer della Wehrmacht e le truppe scelte delle Ss, questa volta in Germania hanno preferito usare armi più efficaci, oserei dire micidiali. E, una volta incassato il bottino di guerra, chi se ne importa del Paese depredato? Se potessero Schäuble & C aprirebbero una botola e farebbero precipitare la Grecia nel nulla, con tutti i suoi abitanti.
Quello degli aeroporti fra l' altro è soltanto uno degli ultimi atti di una spoliazione della terra che fu di Pericle e Platone: dopo aver perso in pratica ogni attività privata (dal turismo all' energia eolica, dove i tedeschi hanno fatto shopping senza ritegno), infatti, gli ellenici si sono visti sfilare sotto il naso il porto del Pireo (finito ai cinesi), le ferrovie (finite a Trenitalia), la compagnia telefonica na zionale (DeutscheTelekom è salita al 60 per cento), mentre sono finite sulla bancarella delle vendite anche le autostrade, le poste e persino le società che gestiscono l' acqua potabile ad Atene e Salonicco. Ci manca solo la vendita dell' Acropoli, del Tempio di Zeus Olimpio e dell' isola di Santorini...
E qui veniamo alla questione che tocca direttamente le nostre tasche e il nostro futuro. Non potrà sfuggire, infatti, che anche l' Italia da qualche tempo è in svendita: la Luxottica che si trasferisce di fatto in Francia e Vivendi che attacca Media set sono solo gli ultimi casi di una lista lunghissima, che passa per la Pirelli controllata dai cinesi, l' Italcementi controllata dai tede schi, la Parmalat controllata dai francesi, Indesit passata agli americani, senza contare le svendite nel campo della moda e dell' alimentare (da Gucci alla Peroni, da Krizia a Pernigotti) e senza contare che il gruppo Fiat nel frattempo ha trasferito sede legale ad Amsterdam e baricentro produttivo negli Stati Uniti.
In altre parole: ci stanno facendo lo stresso trattamento della Grecia. Prima ci riducono alla fame, poi ci saccheggiano. E quando ci resteranno solo il sole e il mandolino ci sbatteranno fuori a calci nel sedere: «Che ci fate voi nell' euro?». Ecco, per l' appunto, la domanda chiave: che ci facciamo noi nell' euro? Il fatto che si torni a parlare di Grexit oggi dimostra che entrare e uscire dalla moneta unica non è «impossibile» o «folle», come è stato fatto credere per molto tempo. Semplicemente: è più o meno conveniente.
Se la Grecia fosse uscita dall' euro qualche anno fa, sicuramente stato molto più conveniente per lei, e molto meno conveniente per i tedeschi che l' hanno spol pata. Se noi fossimo usciti dall' euro alcuni anni fa, sarebbe stato molto più conveniente per noi. Se lo faremo adesso, forse riusciremo ancora a salvarci. Se aspettiamo ancora un po', Schäuble e gli altri ci porteranno via anche quel poco che ancora ci resta e ci lasceranno in mutande. Ormai la sfida è chiara per tutti quelli che la vogliono vedere: l' euro è stato lo strumento della depredazione dei Paesi deboli da parte dei Paesi forti. La Grecia è rasa al suolo e sta per essere sbattuta fuori.
Poi toccherà a noi. Che facciamo? Aspettiamo in silenzio il nostro turno? O proviamo a ribellarci a questo sporco gioco al massacro? vato la formula del successo: è preparato (nel 2012 ha trasformato la sua tesi di dottorato in un libro sull' importanza dello stato -nazione, che ha ribadito essere, in una recente intervista a Le Figaro, l' unico contesto efficace per amministrare la crisi migratoria) ma spregiudicato al contempo - si è autodichiarato l' intellettuale olandese più influente della sua generazione e ha già chiarito che sarà Wilders a venire a bussare alla sua porta per formare un' alleanza dopo le elezioni. Nel frattempo, l' Unione Europea non può fare altro che aprire gli ombrelli, aspettando che il ciclone Nexit si abbatta.
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