DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
massimo cacciari a cartabianca
Estratto dell'articolo di Federico Novella per “La Verità”
[…] Il filosofo Massimo Cacciari parla a tutto campo: dall’Ucraina all’ideologia green, dalle grandi riforme allo studio in Italia, fino alle polemiche sugli strascichi della pandemia.
[…] Con l’avvento del governo Meloni, si paventava un autoritarismo di destra. A tre mesi dall’insediamento, cosa ne deduciamo?
«Ma figurati. Questo poteva pensarlo solo chi ha impostato la sciagurata campagna elettorale di Letta, giocata sulla contrapposizione dei rossi contro i neri. Non c’è nessun rischio autoritarismo, anche perché, per avere autoritarismo, occorre prima avere autorità […]Giorgia Meloni non è fascista, e se lo è “nell’interiore” certo non lo dimostra nell’azione di governo».
GIORGIA MELONI ENRICO LETTA - MEME BY CARLI
[…] Presidenzialismo e autonomia possono procedere di pari passo? Questa maggioranza i numeri li avrebbe.
«Io ho già detto alla Meloni: cara ragazza, se vuoi sopravvivere, se vuoi continuare a governare, lascia perdere».
[…] «Le riforme portate avanti così, a spezzatino, sono un suicidio. Senza una riforma organica delle istituzioni, che tocchi anche il Parlamento e che regoli i rapporti tra il centro e gli enti territoriali, la storia finirà in un modo soltanto».
Cioè?
«Come sempre avviene in Italia, si coalizzeranno contro la riforma tutte le opposizioni possibili, e faranno saltare tutto. Col rischio di beccarsi un bel referendum, una bocciatura solenne: e Giorgia Meloni farebbe il bis di ciò che è accaduto a Renzi».
CARLO NORDIO GIORGIA MELONI - FOTOMONTAGGIO IL FATTO QUOTIDIANO
[…] Toccare le intercettazioni non rischia di minare le indagini sulla mafia o sul terrorismo?
«Puttanate. Nordio lo conosco bene, fin da quando ero sindaco di Venezia. È una persona, sul piano dell’onestà intellettuale, al di là di ogni sospetto. L’idea che possa avere in mente di favorire la mafia è offensiva, e prima ancora totalmente scema».
L’opposizione rischia di rimanere al traino del giustizialismo cinque stelle?
«La deriva che consiste nell’approvare a prescindere ciò che stabilisce la magistratura viene da lontano. È figlia di certe correnti culturali all’interno del mondo comunista, già presenti negli anni di piombo. Detto questo, se il Pd non si rifonda e non trova un accordo con i cinque stelle, non ci sarà partita».
Quindi dovranno accordarsi?
«Sì, e l’accordo dovrebbe avvenire su una minima base culturale e strategica. Se invece si mettono insieme in Lombardia solo per non sparire entrambi, non c’è futuro. Quelli sono accordi che durano lo spazio di un mattino. Ma per favore, non mi faccia parlare del Pd».
Perché?
«Non vedo nulla che possa far prevedere un rilancio di quel partito. Ormai sono solo rivalità personali. Non si comprendono le posizioni dei diversi contendenti sulla linea politica, e men che meno su questioni essenziali come le strategie internazionali».
A proposito di questioni internazionali: si è rassegnato al fatto che la guerra in Ucraina continuerà a lungo? La Germania si oppone all’invio di blindati a Kiev, ma gli Usa premono.
«In generale, si è imposta la linea americana. L’Europa è sdraiata sulla Nato, e non vedo possibilità di arrivare a un armistizio. Vogliono sconfiggere la Russia, trasformando l’Ucraina in ciò che fu il Vietnam per gli Stati Uniti».
A quale prezzo?
«Non ci sarà la terza guerra mondiale. La Russia perderà la guerra, ma l’Occidente non ne uscirà rafforzato. Intanto, più va avanti il conflitto, più le sanzioni peseranno sulla nostra economia».
Si diceva che Mosca sarebbe crollata in fretta, anche economicamente. Previsioni che non si stanno avverando?
«Continuiamo a sbagliare culturalmente: l’opinione pubblica russa e cinese non somigliano affatto alla nostra. Hanno una soglia del dolore nettamente più alta». […]
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