DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Estratto dell’articolo di Massimo Cacciari per “la Stampa”
Il nostro primo ministro, prima donna a ricoprire tale carica, non sembra ancora in grado di svolgere la propria "missione" all'altezza della novità storica che certamente la sua nomina esprime. Non credo ciò derivi da scarsa intelligenza o abilità, quanto piuttosto da difficoltà oggettive e difficilmente superabili. In parte esse sono dovute al carattere disomogeneo, composito della sua maggioranza. […]
Ma in misura ben maggiore esse derivano dalle contraddizioni intrinsecamente connesse all'obbiettivo strategico che […] la Destra è chiamata oggi a perseguire. Questo obbiettivo consiste nel rovesciare la governance che ha retto l'Unione europea, il compromesso, […] tra correnti socialdemocratiche e democristiane-popolari. Nessuna Destra tradizionale sarebbe in grado di realizzarlo.
Mai democristiani, popolari e liberali potrebbero costituire un nuovo compromesso con nazionalisti, sovranisti, lepenisti (per non parlare di nostalgici franchisti). Non basterà alla Meloni accreditarsi presso le corti atlantiche – troppo facile ora, con la guerra in corso (le guerre semplificano sempre: o con me o contro di me). Ma neppure acquisterà grandi simpatie salendo sul carro, ultra-berlusconiano, delle flat-tax, dei condoni e compagnia cantando.
Le autorità monetarie e finanziarie internazionali non accetterebbero mai che su questi delicatissimi temi si passasse dalla chiacchiera elettorale ai fatti. E lo hanno ufficialmente dichiarato. La Meloni, e con lei tutte quelle forze della Destra europea che vogliano puntare davvero alla vittoria storica nell'Unione, hanno così di fronte a sé l'impervia montagna della propria rifondazione culturale e politica. E dovranno affrontarla ricorrendo al minimo indispensabile di ipocrisie e simulazioni.
Un terreno solido di intesa con fondamentali componenti dell'establishment economico e politico internazionale si potrebbe certamente trovare nel proseguire e rafforzare le strategie neo-liberiste che negli ultimi tre decenni hanno portato a un logoramento strutturale del Welfare, al moltiplicarsi di disuguaglianze, al crollo della forza contrattuale del lavoro dipendente. Ma una linea coerentemente neo-liberista o neo-conservatrice incontrerebbe senza dubbio seri ostacoli in molte correnti popolari-democristiane e potrebbe altresì suscitare opposizioni fermissime all'interno di quelle componenti di Destra sociale, delle quali, almeno ora, forze come Fratelli d'Italia non possono fare a meno.
matteo salvini e giorgia meloni
Fino a quando ci si potrà barcamenare […] Tra rigore draghiano e salvinismo fiscale? Tra Vox e leaders dell'Est europeo, da una parte, e "diritti umani", dall'altra? […] E se una Destra meloniana nella sua evoluzione avesse a che fare più con una prospettiva socialdemocratica che con l'oggi imperante neo-liberismo? Potrebbe essere, ma mai la Meloni, o chi per lei, avrebbe oggi la forza per dichiararlo. E così il cerchio delle contraddizioni in cui è costretta a operare si chiude. Fino a soffocarla?
silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini
Data la natura strutturale di quelle contraddizioni, anche semplici incidenti di percorso potrebbero bastare. Il più grave è alle porte: se entro l'anno da qui alle elezioni europee non dovesse essere messo con i piedi a terra il Pnrr. Il fallimento […] non sarebbe soltanto […] meloniano[…] Lo sforzo di legittimazione in sede europea e atlantica della nostra (non ancora) Nuova Destra subirebbe un colpo semi-mortale[…] Il Governo si troverebbe a sopravvivere soltanto grazie all'inesistenza dell'opposizione – e le sue speranze di svolgere un ruolo internazionale precipiterebbero. […]
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