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LO SCAZZO PER LE REGIONALI È MOLTO PIÙ DI UNA BEGA LOCALE – MASSIMO FRANCO: “STA DIVENTANDO UNA PROVA DI FORZA TRA I PARTITI DI GOVERNO. CON GIORGIA MELONI ADDITATA COME LA PREMIER ALLA QUALE SPETTA TROVARE UNA SOLUZIONE PER TENERE UNITA LA MAGGIORANZA” – “UN ACCORDO SI DOVRÀ TROVARE, PER EVITARE CHE ANCHE UNA SOLA DI TRE REGIONI A GUIDA GOVERNATIVA (SARDEGNA, BASILICATA E ABRUZZO) PASSI ALL’OPPOSIZIONE. MA IL CALCOLO DEGLI ALLEATI È CHE GIORGIA MELONI ABBIA DA PERDERE PIÙ DI LORO, SIMBOLICAMENTE. E DUNQUE FINIRÀ PER CEDERE…”
antonio tajani giorgia meloni matteo salvini
Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
In apparenza è una bega di potere che riguarda tre elezioni amministrative non proprio di primo piano, in programma a marzo: quelle in Sardegna, Basilicata e Abruzzo. Nella realtà, sta diventando una prova di forza a destra tra i partiti di governo. Con Giorgia Meloni additata soprattutto dalla Lega, ma anche da Forza Italia, come la premier alla quale spetta trovare una soluzione per tenere unita la propria maggioranza.
piantedosi salvini meloni tajani
Quadratura complicata, perché tocca il nervo scoperto dei rapporti di forza nella coalizione. Gli emissari di Meloni vorrebbero rinegoziare le candidature in base ai risultati delle Politiche.
Significherebbe dare maggiore peso alle indicazioni di Fratelli d'Italia […]. Lo schema di Lega e FI, invece, è quello di confermare i «governatori» uscenti, avendo vinto allora in tutte e tre le regioni.
Risultato: lo stallo della trattativa, aggravato dai dispetti tra Carroccio e FdI in Trentino.
Anche lì, sembrano solo beghe locali. […] Ma di rimbalzo lo scontro assume contorni nazionali. Eppure, si era parlato di una riunione tra i leader della destra nella settimana proprio per arrivare rapidamente a candidature condivise.
Per il momento, invece, l'ipotesi è quella di un rinvio. In parte è reso inevitabile da un'influenza stagionale di Giorgia Meloni; in parte da veti reciproci che non sono ancora superati che, se persistessero, verrebbero imputati strumentalmente a Palazzo Chigi.
La dichiarazione resa ieri dal vicesegretario leghista Andrea Crippa è istruttiva. «FdI ha l'onere e l'onore di avere il presidente del Consiglio e di tenere unita la coalizione», ha avvertito l'alter ego di Salvini. «Vendicarsi per il Trentino […] non mi sembra una scelta atta a confermare tutti e tre i governatori». Si tratta di un gioco di veti accentuato dalla competizione per le Europee di giugno. Lì ogni partito si presenterà da solo e non in coalizione. E Lega e FI non vogliono dare per scontato un risultato simile a quello delle Politiche: come se ormai la leadership di Meloni a destra fosse acquisita.
L'esito di questa tensione non è prevedibile. Un accordo si dovrà trovare, per evitare che anche una sola di tre regioni a guida governativa passi a un fronte delle opposizioni ugualmente diviso, almeno in Sardegna. Ma il calcolo degli alleati è che Giorgia Meloni abbia da perdere più di loro, simbolicamente. E dunque finirà per cedere. Forse.
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