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Guido Ruotolo per “la Stampa”
CHIARA RIZZO MATACENA SULL AEREO FOTO DI MATTEO INDICE
Onorevole Amedeo Matacena, lei sperava nella prescrizione. Ma la Cassazione ha solo ridotto la pena da scontare da 5 a 3 anni di carcere per concorso esterno alla ’ndrangheta.
«Sono profondamente deluso dalla sentenza della Cassazione. È fuori discussione che avrei dovuto beneficiare dei termini di prescrizione. Non sono un giurista, la prescrizione non è opinabile, è frutto di un calcolo matematico. Sono curioso di leggere le motivazioni».
Nei giorni scorsi aveva annunciato un suo rientro in Italia da Dubai, per scontare la pena. Lei era disposto a consegnarsi in cambio della libertà di sua moglie, Chiara Rizzo.
«Voglio fare ciò che è utile perché la madre dei miei figli riabbracci i ragazzi. A questo punto ho l’impressione che si preferisca tenere in carcere una donna incensurata anziché un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa».
Dunque, si ritiene vittima di un ricatto?
«Lo penso. Non c’è motivo per tenerla in carcere. Si è consegnata lei, rientrando in Italia. Potevano concederle i domiciliari».
E allora tornerà in Italia per scontare la pena?
«Ho le valigie pronte. Devo solo chiuderle. Ma non posso sacrificarmi se non ho la certezza che la madre dei miei figli possa riabbracciarli».
chiara rizzo matacena d dd d a b dc e e ecd
Per i giudici reggini sua moglie è il dominus della struttura impegnata a occultare i suoi beni...
«Mi rendo conto che oggi i sentimenti umani scarseggiano nella magistratura reggina. L’accusa nei confronti di mia moglie è ridicola. I miei beni sono quelli che ho ereditato da mio padre, quand’era ancora in vita. Le sue volontà le scritte e adesso l’avvocato Politi depositerà al Riesame la lettera di mio padre. Ho intestato le aziende italiane a mia moglie, nel 2004. Aziende che non producono utili dal 1999. Gli estratti conti delle partecipazioni estere sono state sequestrate alla signora Fiordalisi (la sua segretaria, ndr). I magistrati hanno avuto tutto il tempo per verificare che tutto è regolare, documentato».
CHIARA RIZZO E AMEDEO MATACENA
Lei confida nella revisione del processo: su che elementi?
«Di fatto sono stato condannato perché un collaboratore riferisce che non avrei voluto pagare una tangente richiesta dalla ndrangheta per i lavori di realizzazione della via Marina di Reggio Calabria negli anni ’90, e che anzi l’avrei minacciato di trascinarlo in Procura. Secondo la Procura, invece, non avrei pagato perché sono un amico dei mafiosi».
È normale che un amico, un ex ministro Scajola, aiuti un latitante?
«Non sono un latitante. Da quando sono arrivato a Dubai ad agosto scorso, sono a disposizione delle locali autorità, con passaporto ritirato, in attesa che si definisca la pratica di estradizione richiesta dall’Italia. Scajola non mi ha aiutato ad andare via, né avrebbe potuto, né io avrei accettato se me l’avesse proposto. Ritengo che quale ex collega, avvocato ed amico si sia interessato al mio caso e credo lo potesse fare in tale veste».
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