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MATTARELLA TRACCIA LA ROTTA DELL’ITALIA SULLA POLITICA ESTERA: LA LEALTÀ ATLANTICA NON È NEGOZIABILE – FOLLI: “IL CAPO DELLO STATO, CHE SI È SCAGLIATO ANCHE CONTRO LA POLITICA MILITARE DI ISRAELE, DESCRIVE ‘L'AGGRESSIONE RUSSA’ COME UN TENTATIVO INACCETTABILE DI PIEGARE L'OCCIDENTE. TUTTO AVVENIVA NELLE STESSE ORE IN CUI L'AMBASCIATORE RUSSO ENTRAVA ALLA FARNESINA PER RICEVERE LA PROTESTA DIPLOMATICA DOPO LA DIFFUSIONE DI MOSCA DELLA LISTA DI PROSCRIZIONE DEI 'RUSSOFOBI', TRA CUI MATTARELLA E TAJANI. COME DIRE CHE LE OPERAZIONI DI GUERRA ‘SPORCA’ MESSE IN ATTO A MOSCA NON VANNO SOTTOVALUTATE”
Stefano Folli per “la Repubblica” - Estratti
Come sempre quando la politica estera fa irruzione nell'attualità, il presidente della Repubblica assume la funzione tradizionale di supervisore della linea italiana, momento di sintesi tra la maggioranza di governo e, se è possibile, l'opposizione: interpreta e in qualche caso sollecita le forze politiche, ma nel quadro di equilibrio che è tipico dello stile Mattarella.
Ieri al centro della cerimonia del Ventaglio ci sono state le angosce per Gaza, dove l'«ostinazione a uccidere» è tale che è impossibile credere si tratti di semplici e ripetuti «errori».
Parole nette e dure contro la politica militare di Israele, ispirate a senso umanitario, che non alleggeriscono in nulla le responsabilità di Hamas, più volte condannate, ma intendono far sì che ognuno sappia assumersi le proprie colpe nella spirale di sangue che è tempo di fermare.
Allo stesso modo, l'antisemitismo dilagante merita la massima severità nel richiamo morale di Mattarella.
(…)
Ma la giornata del capo dello Stato è vissuta intorno a una serie notevole di notizie e di coincidenze. È cominciata con la diffusione da Mosca della lista di proscrizione dei cosiddetti "russofobi", cioè odiatori della Russia; tipica operazione opaca in cui sono specializzate le autocrazie e i loro agenti.
L'aver conteggiato anche il nome del presidente della Repubblica in questo elenco di figure istituzionali e politiche si rivela né più né meno che un atto d'intimidazione. Ci sono anche Tajani e Crosetto, ma è evidente che il nome più significativo va cercato al vertice delle istituzioni, appunto al Quirinale.
sergio mattarella vladimir putin
"Putinismo" senza veli, in purezza. Si usano i metodi tipici delle dittature, in questo caso mettendo a punto un'agenda di nomi sgraditi, nella speranza di dividere l'opinione pubblica e creare confusione intorno alla politica estera e di difesa, mai unite come in questa stagione, entrambe sottoposte all'attenzione del capo dello Stato.
Riuscite a immaginare qualcosa di analogo a Londra, a Berlino e persino nella Washington dell'inquietante Trump? Senza dubbio, no.
Con tutti i suoi difetti, la democrazia occidentale tanto invisa a Putin e ai suoi corifei continua a essere assai più forte del regime post-sovietico in cui la libertà di stampa non esiste e i dissidenti volano dalla finestra.
Il caso ha voluto che l'attacco al presidente della Repubblica avvenisse poche ore prima che Mattarella prendesse la parola nella cerimonia al Quirinale per gli auguri estivi. Com'era prevedibile, l'intimidazione non ha lasciato traccia. Sarebbe apparso strano il contrario: i vari soggetti politici, non tutti — va detto — con la stessa tempestività, hanno espresso solidarietà a Mattarella.
sergio mattarella vladimir putin
E il tono perentorio con cui Giorgia Meloni ha parlato di "provocazione" del Cremlino ha fatto capire come il gioco russo non sia riuscito. Circa l'Ucraina, "l'aggressione russa" è stata di nuovo descritta per quello che è: un tentativo inaccettabile di piegare l'occidente.
Ma su questo punto la geografia politica del paese, pur non compatta, è coesa a sufficienza per confermare la lealtà atlantica di Roma. E Mattarella è stato chiaro: lungo questa rotta il Quirinale non è disposto a distrarsi. Tutto avveniva, altra coincidenza, quasi nelle stesse ore in cui l'ambasciatore russo entrava alla Farnesina, convocato dal titolare degli Esteri, per ricevere la nota di protesta diplomatica.
Come dire che le operazioni di guerra "sporca" messe in atto a Mosca non vanno sottovalutate, ma nemmeno giudicate più pericolose di quello che sono, se appena nessuno si spaventa.
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