DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Marco Conti per il Messaggero
Il tempo scorre ma i veti restano e il secondo giro di consultazioni di domani e dopodomani al Quirinale rischia di trasformarsi in una poco utile passarella che non farà certo piacere al presidente della Repubblica. Sergio Mattarella la scorsa settimana era stato chiaro quando, al termine degli incontri, aveva chiesto ai partiti «senso di responsabilità» e di ragionare sulle «coalizioni» possibili e non su presunte vittorie elettorali prive dei numeri minimi per comporre una maggioranza.
L' ORDINE
Come si fa con due alunni un po' difficili, Mattarella spiegherà domani a Di Maio e Salvini che per governare occorre avere una maggioranza alla Camera e una al Senato e che senza numeri non si può avere l' incarico. Nè esplorativo, nè pieno. Salvini, dopo l' iniziale entusiasmo di domenica scorsa seguito al vertice di Arcore, ha frenato sull' ipotesi sponsorizzata dagli alleati Berlusconi e Meloni, nel timore di ritrovarsi premier con i voti, o le astensioni, di un pezzo di Pd e con il M5S all' opposizione.
Di Maio invece ci spera ancora. Ieri, appena appreso l' ordine degli incontri nello studio alla Vetrata, è saltato sulla sedia dalla gioia, convinto che la scelta del Quirinale di consultare il M5S per ultimo, e quindi dopo il centrodestra che va alle consultazioni insieme, fosse il segnale di svolta che attendeva per poter avere un incarico, anche esplorativo, e poter così cominciare a convocare le delegazioni di tutti i partiti. Con ovvia aggiunta di interviste e dichiarazioni.
Invece l' ordine degli incontri segue regole del cerimoniale che mettono in fila i gruppi parlamentari in ordine alla loro consistenza e il centrodestra, malgrado abbia deciso di andare insieme, conta tre differenti gruppi. La Lega nel centrodestra ha la maggiore consistenza, ma non tale da superare il M5S.
Niente incarichi al buio, quindi, in attesa che Di Maio e Salvini prendano atto che un loro passo indietro è requisito non da poco per cercare di sbloccare la partita. E se il leader della Lega qualche segnale lo ha mandato, Di Maio resta arroccato su quel 32% che dovrebbe portarlo a Palazzo Chigi. Una percentuale che nell' attuale sistema proporzionale è tanta ma non sufficiente a produrre una maggioranza.
Il fatto che nessuno dei leader politici riceva l' incarico al termine delle consultazioni, altro non è che un' implicita sottolineatura dell' esigenza che Salvini, ma anche Di Maio, facciano un passo di lato per permettere di trovare una soluzione che consenta al Paese di avere un governo in un momento nel quale la crisi internazionale in Siria infiamma il Mediterraneo e potrebbe finire con il coinvolgere anche l' Italia.
Di Maio e Salvini continuano a mandarsi segnali. Si votano i rispettivi candidati per le poltrone delle Camere. Provano ad inserire - senza successo - la modifica del Rosatellum tra i compiti della Commissione Speciale. Mandano di comune accordo in un binario morto anche i decreti attuativi della riforma delle carceri scatenendo l' ira di Riccardo Magi. Ma non sembrano ancora avere voglia - forse anche per la campagna elettorale in corso in alcune regioni - di premere arrivando all' atteso appuntamento.
Di Maio continua a lanciare bordate contro l' alleanza di Salvini con il Cavaliere, nella speranza che i due o si dividano o arrivino ad un accordo che permetta di salvare l' unità del centrodestra, pur favorendo la nascita di un' esecutivo a guida grillina. Salvini resiste alle avances grilline. Annuncia un appuntamento pubblico con la Le Pen - tanto per innervosire FI - e sembra voler rinviare tutto a dopo l' appuntamento elettorale in Friuli e Molise. Due elezioni che per il Quirinale non spostano nulla - visto che si ragiona ovviamente sui risultati del 4 marzo - ma che i partiti stanno caricando di significati. Salvini è convinto di vincere in Friuli e Di Maio di conquistare la prima regione a guida grillina.
luigi di maio berlusconi salvini meloni
Il tutto dividendosi le spoglie di un Pd che ieri, con la riunione serale, ha chiuso del tutto il forno rendendosi indisponibile a qualunque incontro prima dell' assemblea del 21. FI spera invece di fare il colpaccio in Molise in modo da rinsaldare il centrodestra e frenare le ambizioni del M5S.
LE PARTI
In sostanza tutte le forze politiche continuano a chiedere tempo in attesa di elezioni e appuntamenti di partito. Ciò rende ancor più difficile il lavoro del presidente della Repubblica che asseconda le richieste dei partiti, soprattutto dei due leader vincitori, ma senza concedere spazio a vuote perdite di tempo. E' per questo che stavolta le consultazioni sono state organizzate a parti invertite. Ovvero con i partiti domani, mentre il giorno dopo verranno ricevuti Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica e i presidenti delle Camere Elisabetta Alberti Casellati e Robero Fico.
maria elisabetta alberti casellati
Un modo, questo, per permettere a Mattarella di avere - dopo gli incontri con i partiti - un confronto sia con il suo predecessore che con i presidenti delle Camere i quali possono svolgere un ruolo nelle rispettive assemblee affinché si possa uscire dalla situazione di stallo. Semmai un incarico esplorativo dovesse servire a sbloccare il dialogo tra i partiti, uno dei due presidenti delle Camere potrebbe assolvere allo scopo sicuramente meglio di uno dei leader.
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