DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Davide Vecchi per il “Fatto Quotidiano”
Scontrini fantasma a Palazzo Vecchio. Nonostante l' ex sindaco Matteo Renzi e il suo erede Dario Nardella ripetano da settimane di non aver nulla da nascondere e che le loro spese di rappresentanza sono "le più trasparenti d' Italia", continuano a non divulgare né ricevute né giustificativi.
Sul sito del capoluogo toscano rimangono i soliti resoconti generici privi di qualsiasi indicazione specifica mentre Francesca Santoro, dirigente dell' ufficio del sindaco che custodisce i segreti del portafoglio dell' ente, nega l' accesso agli atti ai consiglieri che ne hanno chiesto copia.
Così, dopo quattro settimane di attesa, Tommaso Grassi di Sel, si dice "pronto a occupare il consiglio comunale o l' anticamera di Nardella fino a quando non renderanno trasparente nel dettaglio ogni spesa sostenuta a carico dei cittadini: a questo punto è una battaglia di legalità, una questione di principio, considerato quello che è accaduto a Roma".
Il riferimento è ovviamente a Ignazio Marino spinto a presentare le dimissioni dal Partito democratico guidato da Renzi proprio sulle spese di rappresentanza. Segnando così una differenza sostanziale: Marino il 6 ottobre scorso ha pubblicato on line sul sito del Campidoglio anche i più minimi dettagli delle spese sostenute nei primi due anni di mandato. Data, ristorante, importo, commensali e ricevuta allegata con indicato anche cosa hanno mangiato, bevuto a che ora e perché. Insomma: la trasparenza. Quella vera.
Questo ha dato modo di poter verificare se quanto dichiarato corrispondeva al vero. Così, ad esempio, la Comunità di Sant' Egidio ha potuto smentire di essere stata ospite del sindaco come invece lui aveva sostenuto. O, altro esempio, si è potuto accertare, intervistando un ristoratore, che aveva l' ex sindaco addebitato al Comune un pasto consumato con la moglie.
Sulle spese di Marino si è mossa sia la Corte dei Conti sia la Procura di Roma e al momento l' ex chirurgo non risulta indagato. Sulle spese di Renzi, invece, la vicenda è invertita: l' oggi premier non ha reso trasparente neanche un pranzo; Lino - un ristoratore che lui frequentava assiduamente già ai tempi della presidenza della Provincia (quando in pasti spese 600 mila euro: calcolo della Corte dei Conti) - ha dichiarato al Fatto che mandava le fatture dei pasti direttamente a Palazzo Vecchio. Da qui la magistratura contabile ha aperto un fascicolo, mentre la Procura di Firenze, a quanto è dato sapere, ha ritenuto per il momento di non intervenire.
Ha tentato di muoversi la politica. Dieci giorni fa l' opposizione di Palazzo Vecchio ha chiesto in aula che venisse redatta una relazione sulla trasparenza dell' amministrazione ma la richiesta è stata bocciata dal Pd compatto insieme al capogruppo di Forza Italia che ha poi preso le distanze dal documento.
Anche il Movimento 5 Stelle ha presentato richiesta di accesso agli atti e anche a loro per il momento nulla è stato mostrato. Grassi è alla sua quinta richiesta: le prime quattro gli sono state negate.
Il 10 novembre prossimo scadono i trenta giorni di termine che l' amministrazione ha per rispondergli in maniera definitiva. Della vicenda se ne sono occupate pure le Iene ma anche loro senza risultati.
Ora Grassi torna all' attacco:"Telefono e mando email a Francesca Santoro quasi ogni giorno senza mai ricevere alcuna risposta: ricordo che è un obbligo di legge garantire ai consiglieri l' accesso agli atti, quindi se non lo fanno di loro volontà sarò costretto a usare ogni strada possibile affinché ci sia una effettiva trasparenza a Palazzo Vecchio".
Il prossimo passo?"Occupare il Consiglio comunale o l' ufficio del sindaco: il sacco a pelo è già pronto".
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