DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
1 - RENZI APRE IL PARACADUTE: POSTO GARANTITO ALLA BOSCHI
Laura Cesaretti per “il Giornale”
«La differenza fra la vittoria e la sconfitta la farà il nome del presidente del consiglio. Se sarà un nome del Pd sarà una vittoria del Pd e degli italiani». Un nome, fa capire Matteo Renzi, che non deve essere necessariamente il suo: «Non mi pongo il tema personale». E omaggia Gentiloni: «Ha dimostrato di essere un ottimo presidente del Consiglio, ora possiamo dirlo».
Finite le vacanze natalizie, il leader del Pd torna in campo e cerca di impostare una campagna elettorale complicata. Nella quale, promette, «saremo concreti fino alla noia: faremo un elenco, noiosissimo, di cento risultati raggiunti dai nostri governi, dall' Expo alle tasse, e per ciascuno di questi indicheremo un obiettivo». Del resto, i risultati portati a casa non sono indifferenti, ricorda: «Quattro anni fa l'Italia era in crisi nera. Adesso il Pil cresce, l' occupazione sale, la fiducia di consumatori e imprese è ai massimi livelli». Sul risultato del Pd, spiega, «speriamo di far meglio della volta scorsa», quando con Bersani il Pd raccolse il 25%.
MARIA ELENA BOSCHI DA' IL CINQUE A MATTEO RENZI
La partita più complessa però resta quella delle liste elettorali: al Nazareno si lavora ad una mappa dei collegi, da quelli sicuri a quelli certamente persi, passando per quelli contendibili, e si ragiona su come disporre le pedine. La più ingombrante resta Maria Elena Boschi, e ieri Renzi ha smentito la voce che sarebbe stata candidata solo in un collegio, senza il paracadute del proporzionale: «Sarà ricandidata e vedremo dove, penso in più di un posto come tutti gli altri. Come me che mi candiderò sia nel collegio di Firenze e poi ragionevolmente in Lombardia e Campania».
MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZI
Paolo Gentiloni sarà capolista nel proporzionale, in più circoscrizioni possibili. Quanto a Renzi, è lui stesso a spiegare: «Sono pronto per la campagna elettorale: il mio collegio sarà Firenze. Passo dall'auto blu alla vespa blu: andrò casa per casa». Il leader del Pd esulta per la Lombardia: «Senza Maroni per Gori la partita sarà più semplice». Ma la Leu di Bersani e D'Alema è pronta a dare una mano al centrodestra rifiutando l'alleanza con il Pd, che invece nel Lazio di Zingaretti ci sarà. «Ogni voto che va alla sinistra radicale, fa scattare il seggio a Salvini, non alla Boldrini», attacca Renzi.
Intanto il Pd approfitta degli scivoloni degli avversari: l'incauto Pietro Grasso è inciampato sulla boutade del «via le tasse universitarie», e ieri lo stesso Bersani si doveva arrampicare sugli specchi per giustificare la scombiccherata sortita. Dal Nazareno parte all'attacco Tommaso Nannicini, spiegando che si tratta di una proposta «non solo demagogica ma anche fortemente regressiva». I meno abbienti, ricorda, già non le pagano. «Una norma scritta da Grasso ma pensata per Di Maio», ironizza Renzi.
MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI VICINI VICINI
Quanto ai Cinque Stelle, la giunta Raggi è sempre una manna per gli avversari politici, come sul caos rifiuti, che la Capitale non sa più dove ficcare e a chi spedire. E da ex sindaco, Renzi non manca di infierire sugli infiniti pasticci degli amministratori della Capitale. E su Silvio Berlusconi Renzi dice: «Non è un pericolo per la democrazia, ma è uno straordinario pericolo per l' economia in Italia».
2 - D’ALEMA
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
Nei suoi colloqui privati Massimo D'Alema non rinuncia ad ostentare la rivalità con Matteo Renzi. Ma è più concentrato sulla campagna elettorale, sui candidati di Liberi e uguali e sul dopo voto. Immagina sempre nuove metafore sull' avversario. Dice che il segretario del Pd «non vincerà queste elezioni nemmeno se piange in turco». Che alla fine, se Renzi spera di allearsi con Forza Italia senza altri incomodi, si sbaglia di grosso, perché «non avranno i numeri». Poi, come un grande attore, tira fuori il colpo di scena: «Finirà solo, come Riccardo III», ghigna riferendosi al Re gobbo narrato da Shakespeare che conquista la Corona uccidendo i legittimi eredi ma alla fine cade solo sul campo di battaglia.
«È la sua parabola. Me lo vedo che gira disperato per Firenze e urla "un cavallo, il mio regno per un cavallo"». In realtà, adesso il focus del presidente di Italianieuropei è il risultato delle elezioni: fare in modo che la sinistra abbia voce in capitolo in Parlamento. Anche se adesso D' Alema spiega a tutti che il numero uno è Grasso sa bene che nel gioco delle alleanze chi cercherà i voti di Leu si rivolgerà a lui, il grande manovratore, niente a che vedere con il presidente del Senato e con Pier Luigi Bersani.
Alessandra Ghisleri ha fatto le carte alla sinistra degli ex Pd: bacino potenziale 13 per cento, massimo risultato possibile tra il 9 e l'11. Perché questo scarto? «Effetto del voto utile, scarsa conoscenza del simbolo, Grasso leader poco visibile, campagna elettorale troppo breve», ha sintetizzato la sondaggista amata da Berlusconi. Meglio allora ragionare su un risultato sotto la doppia cifra. L'8 per cento garantirebbe a Liberi e uguali circa 60 parlamentari distribuiti tra Camera e Senato. D'Alema, se vincerà, sarà a Palazzo Madama.
Corre nel collegio del Salento, ma in una zona 4 volte più grande del suo vecchio collegio maggioritario. Naturalmente, mostra in pubblico una certa sicurezza sull'esito della competizione. «Gallipoli, nel mondo, sono io», dice con una punta di autoironia. Fa capire di aver già stretto accordi a tutto campo: «I sindaci di destra della zona porteranno i voti a me».
E pazienza se Bersani in queste ore illustra la strategia del partito: «Siamo pronti a stringere intese con tutti, tranne che con la destra». D'Alema continua a ripetere che la prossima legislatura «avrà un carattere costituente» e «sarà tutt' altro che di passaggio». Giura di non mettere bocca sulle candidature, ma non lesina consigli al presidente del Senato.
PIERO GRASSO ALL ASSEMBLEA DI LIBERI E UGUALI
«Persino se dura pochi mesi, il futuro Parlamento avrà un ruolo fondamentale. Ci vogliono persone serie, responsabili e capaci». Seppure fosse breve, la legislatura avrà il compito di mettere mano alla legge elettorale perché il Rosatellum, il 4 marzo, «dimostrerà drammaticamente la sua fragilità». Quindi, per un compito alto ci vuole gente all'altezza. È il suo modo di dire: non esageriamo con le bandierine della società civile. Se bisogna correre in fretta ai ripari, servono persone già pronte. Come lui, ma non è che può fare tutto da solo.
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