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Glauco Maggi per “Libero”
Con più arguzia e rispetto di Obama in Inghilterra, Nigel Farage, l' ex leader dell' UKIP, ha raccontato a un raduno di 15mila sostenitori di Donald Trump a Jacksonville, Mississippi, la sua esperienza vincente di leader della Brexit, senza dire esplicitamente il suo candidato preferito.
«Non sta a me suggerirvi il nome da votare in queste elezioni», ha detto in polemica col presidente americano che si intromise nel referendum inglese. Parlando a fianco di David Cameron, Barack invitò la gente a schierarsi per il sì alla permanenza in Europa.
«Vedete, io ho capito la situazione qui», ha però continuato Farage scatenando risa e applausi nella folla. «Se fossi un cittadino americano non voterei per Hillary neppure se voi mi pagaste. In verità, non voterei per Hillary nemmeno se mi pagasse lei».
L' apparizione sulla scena elettorale di un personaggio che ha fatto la storia del proprio Paese
stravolgendo l' ordine e il Palazzo, e stabilendo un ponte vittorioso con la maggioranza silenziosa dei cittadini, è stata studiata dalla campagna di Donald per mostrare la fattibilità del progetto anche in America. «Sono qui con un messaggio di speranza e ottimismo», ha esordito l' inglese.
«Noi ce l' abbiamo fatta. Abbiamo fatto del 23 giugno il nostro "Independence Day", il giorno in cui abbiamo distrutto l' establishment. Abbiamo convinto tutte quelle persone che non avevano mai votato in vita loro ma che credevano di poter riprendere il controllo del Paese, riprendere il controllo dei confini e riconquistare il proprio orgoglio e il rispetto di se stessi», ha spiegato.
«Voi potete battere i sondaggi, potete battere i commentatori dei media, potete battere Washington, ma se volete il cambiamento sarà meglio che vi mettiate gli scarponi e vi prepariate a camminare» per fare proselitismo.
La mobilitazione personale è la chiave della vittoria, ha insistito Farage: «Per vincere, andate in giro a fare propaganda perché tutto è possibile se un numero sufficiente di persone per bene si impegna contro l' establishment».
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