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Colloquio con Mario Mauro di Francesco Bonazzi
Servirebbe “un po’ di metodo Letta”, bisognerebbe seguire un metodo che “non comprenda più l’arroganza” e allargare la maggioranza di governo a Forza Italia. Mario Mauro, senatore centrista ed ex ministro della Difesa, riflette sulla dura rampogna che Mario Draghi ha riservato ieri all’Italia e dice che ci ha fatto cortesia di evitarci “lo sfregio” di una nuova lettera della Bce.
D: Ieri Draghi e la Bce ci hanno fatto l’agenda di governo, altro che riforma del Senato e legge elettorale…
R: “In sostanza Draghi ha ridetto al governo italiano in carica, anzi, a tutto il nostro sistema istituzionale, le stesse cose che Trichet aveva preconizzato nella famosa lettera del 2011. Certo, oggi il destinatario non è più Silvio Berlusconi, da irridere facilmente perché ritenuto aprioristicamente in grado di degradare le finanze pubbliche, ma è un governo come quello di Renzi, nato recentemente nella cifra della speranza e del rilancio della fiducia”.
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D: E perché la Bce ci ripete le stesse cose di tre estati fa?
R: “Oggettivamente non è stato adempiuto quanto detto nella famosa lettera, se non in parte sulle pensioni. Non sono state toccate le partecipate locali, non c’è vera concorrenza sui prodotti, non si è entrati nel merito dell’organizzazione del mercato del lavoro, non si sono ridotto i tempi con cui anche la giustizia partecipa alla nascita di un’impresa, non ci sono stati spazi per vere riduzione fiscali”.
D: E perché la Bce chiede tutte queste cose adesso?
R: “Secondo me l’intenzione di Draghi era quella di evitare a questo governo lo sfregio di una lettera della Bce. Insomma, le parole di ieri, ancorché dure nella sostanza, sono un gesto di attenzione e cortesia verso un Paese che guida il semestre Ue. Poi, ormai, c’è preoccupazione sul nostro debito pubblico, che non è una cosa nuova ma torna d’attualità perché ci sono misure che scommettono sulla ripresa dei consumi, come quella degli 80 euro di bonus, che come in passato l’abolizione Ici di Berlusconi, possono funzionare solo insieme a quelle altre riforme-leva di cui abbiamo parlato prima”.
D: Che cosa ci aspetta in autunno?
R: “Mi aspetto molta attenzione sulla tenuta dei conti pubblici e quindi tagli lineari per i vari ministeri”.
D: Non tagli selettivi del tipo “tu risparmia tot e tu risparmia quest’altra cifra?”
R: Temo che a questo punto non ci sia più tempo. Prevedo tagli lineari, ma posso aggiungere una cosa più politica?
D: Certamente
R: Credo che sia il momento di coinvolgere anche Forza Italia. C’è un macigno sulla strada del Paese e non possiamo che spostarlo tutto insieme. Bisogna capire che va recuperata la logica della grande coalizione sotto la quale è nata questa legislatura, in modo da salvarla. E bisogna studiare forme di coinvolgimento anche di grillini, vendoliani e leghisti. Soprattutto la Lega non può assistere al depauperamento del Nord senza muovere un dito. Tutto questo con un metodo che non comprenda più l’arroganza
D: Dove vuole arrivare Draghi quando parla di cessione di sovranità?
R: “L’Unione europea ha tra le sue ipotesi quella di natura federale. Oggi non lo è, ma concettualmente la prospettiva a cui si riferisce Draghi c’è ed è quella degli Stati Uniti d’Europa. Quello di Draghi è chiaramente solo un auspicio perché purtroppo su questo non c’è la disponibilità degli Stati. Nel caso dell’Italia, e del riferimento di ieri, il senso è di dire che “deve pensarci l’Europa” se un Paese non accetta le esortazioni europee e diventa un Paese pericoloso per tutta l’Unione. Questa esortazione per l’Italia si manifesta sotto forma quasi imperativa, ma in realtà è un semplice desiderio”.
D: Renzi dovrà cambiare registro, meno annunci e spacconate e più sostanza. Lei stesso prima parlava di arroganza. Ma ne è capace?
R: “Io credo che qualunque governo di fronte allo stato di necessità sappia come reagire e debba farlo nel più breve tempo possibile. Quale governo e quale uomo politico metterebbe a rischio il suo Paese?”
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D: Dopo sei mesi tocca dire che il Paese dovrà rimpiangere Enrico Letta, che con Bruxelles e Francoforte sapeva come tenere i rapporti?
R: “Ho sempre detto che il governo Letta era un governo dei piccoli passi, ma credo tutti nella direzione giusta. Accertato che la nota caratteristica del governo Renzi è l’accelerazione e la velocità, bene farebbe la maggioranza che lo sostiene a porsi qualche domanda sulla direzione, ovvero chiedersi se la direzione sia quella giusta. Se uno risponde in modo serio a questa domanda, si pone immediatamente il problema dell’allargamento della maggioranza. Forse un po’ di metodo Letta aiuterebbe. Intanto Renzi dovrebbe mettere Enrico al posto di Van Rompuy come presidente del Consiglio d’Europa. Aspettano solo noi…”
2 - RIFORME: MUCCHETTI (PD), "UNA VITTORIA DI PIRRO"
Comunicato stampa - "Una vittoria di Pirro". Così Massimo Mucchetti commenta il voto sulle riforme dato oggi dall'aula di palazzo Madama dal suo sito. "La maggioranza allargata a Forza Italia - continua Mucchetti - poteva contare su circa 230 voti. Ne ha presi 183, francamente pochi. Soprattutto per una legge di riforma costituzionale.
Un risultato lontanissimo dalla maggioranza qualificata dei due terzi e pericolosamente vicino alla maggioranza assoluta che serve per superare la prossima lettura in Senato (161 voti). Mi auguro che il premier sappia far tesoro dell’esperienza: l’entrata dell’Italia in recessione mentre il governo si occupa d’altro; le ampie riserve incontrate in Senato nonostante le forzature regolamentari; le tirate d’orecchi della Bce alle quali non si reagisce dicendosi d’accordo ma facendo qualcosa". Così conclude il senatore del Pd.
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