ROTTAMARE MATTEUCCIO – IL NUMERO UNO DI BANKITALIA, VISCO, STOPPA RENZIE SULL’IDEA DI RIDISCUTERE IL VINCOLO DEL 3% DI DEFICIT PUBBLICO: “SI RISCHIA SOLO DI FARE DANNI”

Stefano Lepri per ‘La Stampa'

Bene le riforme, invece niente impennate contro il 3% di deficit pubblico. Nell'incontro a quattro di ieri pomeriggio, da una parte Matteo Renzi e Graziano Delrio, dall'altra il governatore Ignazio Visco e il vicedirettore generale Luigi Federico Signorini (per combinazione fiorentino anche lui), la Banca d'Italia ha messo soprattutto in guardia contro il rischio di farsi male da soli.

Ovvero, partire lancia in resta contro le regole di bilancio europee, «Fiscal compact» e compagnia, rischia solo di far danno. I tassi di interesse sul debito pubblico sono scesi a livelli record negli ultimi giorni per due motivi, l'aspettativa per un governo capace di agire e l'afflusso di capitali in fuga dai Paesi emergenti; potrebbero risalire di botto se l'Italia tornasse a mettere in forse la volontà di ridurre il suo debito.

Tra rinnovo del debito in essere e nuovo deficit, il Tesoro italiano deve emettere titoli per circa 400 miliardi di euro all'anno. Un aumento frazionale dei tassi necessari a collocare le emissioni sul mercato può tramutare in danno duraturo il temporaneo (e nemmeno certo) sollievo di un po' di deficit in più.

Viene smentito che nel colloquio con il presidente incaricato Ignazio Visco si sia spinto, come volevano alcune voci, ad auspicare la conferma di Fabrizio Saccomanni al ministero dell'Economia. Non compete alla Banca d'Italia esprimersi sulla composizione del governo; sarebbe stato comunque inelegante, in presenza di Delrio il cui nome è pure corso per quella poltrona.

Il governatore ha suggerito «continuità» nella gestione della politica di bilancio, questo sì. Ma per continuità intende utilizzare tutti gli spazi possibili per un rilancio dell'economia. Nel suo ultimo discorso pubblico, sabato 8, aveva detto che «ogni sforzo, sul piano nazionale e su quello europeo, va indirizzato a sollevare la domanda». Era quello un preciso segnale, sfuggito ai più, che Bankitalia non crede nella ricetta tedesca di sola austerità nei Paesi deboli.

Una urgenza immediata appare quella di intervenire a favore dei redditi più bassi e dei disoccupati («tenere conto delle necessità di chi più sta soffrendo le conseguenze della lunga crisi» nelle parole del governatore).

Anche senza violare le regole europee misure efficaci possono essere prese, per favorire le assunzioni, aiutare le imprese a irrobustirsi, incentivare aumenti di produttività. E soprattutto le riforme: il programma serrato di Renzi suscita nei mercati aspettative positive che vanno confermate. E solo dopo aver intrapreso importanti riforme potranno aprirsi a Bruxelles - con la nuova Commissione - spazi di negoziato intravisti negli ultimi giorni.

La Banca d'Italia è da tempo favorevole al contratto unico di inserimento che dovrebbe trovar posto tra le misure per il lavoro; guarda con favore a un riordino del carico fiscale che incoraggi l'impresa colpendo le rendite. In più, sollecita una riforma della giustizia civile, ritenuta una causa importante di inefficienza della nostra economia: proprio ieri Renzi l'ha aggiunta al suo calendario, per luglio.

 

 

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