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1 - MEDIA USA, TIMORI SULL'EFFETTO GRILLO
Maurizio Molinari per "la Stampa"
Beppe Grillo è impossibile da fermare, Roma brucerà e l'Italia è destinata ad un declino simile a quello della Venezia dei Dogi: è così che i media americani descrivono la nostra campagna elettorale, trasmettendo un marcato pessimismo sull'esito di un voto da cui ci si attende l'aggravarsi delle già serie difficoltà dell'economia più vulnerabile dell'Eurozona.
A descrivere Grillo come un'«epidemia irrefrenabile» è un servizio della tv Cnbc, secondo il quale il Movimento 5 Stelle «attraversa un momento positivo» e «può sfidare i favoriti» attingendo «al 30 per cento di elettori ancora indecisi». «Grillo è anti-austerity, anti-Europa e anti-euro - sostiene il servizio - e può raccogliere non solo il voto di protesta ma anche quello di elettori poco convinti di Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani». Per avvalorare il tutto la Cnbc presenta un'intervista «esclusiva» a Grillo, indicandolo agli ascoltatori come il leader di una «rivoluzione che è nell'aria».
Se l'atmosfera è questa, spiega l'agenzia Reuters in una lunga corrispondenza ripresa dai siti di molti giornali e tv, è perché la crisi italiana è talmente profonda da prevedere che «Roma brucerà indipendentemente dai risultati elettorali». «Nessun blocco politico avrà la forza di affrontare i mali all'origine della crisi che ha fatto dell'Italia l'economia europea più debole degli ultimi venti anni - prevede Reuters - e ciò può riportare l'Eurozona nell'instabilità ».
I nodi che il vincitore dovrebbe sciogliere sono «burocrazia, corruzione e giustizia inefficiente» ma è improbabile che avvenga grazie all'affermazione «del movimento anti-establishment di Grillo» il cui intento è rovesciare, non migliorare, il sistema politico-economico. Fra i vantaggi di Grillo c'è «anche l'effetto-Papa», spiega Reuters, «perché le dimissioni di Benedetto XVI hanno spazzato via la politica dalle prime pagine nuocendo ai politici tradizionali, primo fra tutti Berlusconi, mentre Grillo non ne ha risentito in quanto la sua campagna si svolge soprattutto attraverso Internet».
Da qui la previsione che l'ex direttore dell'«Economist» Bill Emmott consegna agli schermi della Cnn: «L'Italia appare destinata a finire come La Serenissima». «Venezia era nel Medioevo la città più florida e potente del Mediterraneo ma nel XIV secolo la sua élite decise di chiudere le porte agli stranieri e di nazionalizzare il commercio dando inizio a un declino» che per Emmott si rispecchia nell'Italia «cuore del boom europeo negli Anni Cinquanta e Sessanta ma oggi vittima delle proprie leggi restrittive sul lavoro e dell'esplosione del debito pubblico, dovuto a Sanità e pensioni».
Con l'aggravante che «il reset del governo Monti ha lasciato gran parte dei problemi irrisolti». In tale cupo scenario, le analisi elettorali si concentrano su cosa faranno gli italiani dentro le urne. Per BusinessWeek ciò che più peserà sarà «il verdetto della Lombardia, importante per l'esito del Senato e del governo come lo è stato l'Ohio nelle ultime presidenziali americane».
Mentre il canale inglese di Al Jazeera si affida a Joshua Tucker, politologo della New York University, che prevede un «voto strategico» da parte di molti votanti: «Le stesse persone voteranno per candidati diversi a Camera e Senato con l'intento di far prevalere alla fine coalizioni di partiti che ritengono più garanti della stabilità ». Insomma, la ricetta per il caos.
2 - BENNI: ALTRO CHE FASCISTA LUI ODIA IL MILITARISMO
Andrea Malaguti per "la Stampa"
Stefano Benni, chi è Beppe Grillo per lei?
«Un amico un po' ingombrante».
Quando vi siete conosciuti?
«Tanti anni fa, tramite Cencio Marangoni il suo impresario, ci trovammo a un ristorante e mi chiese se volevo collaborare con lui».
Come è cambiato da allora?
«Ha trent'anni e trenta chili di più».
Con che criterio scriveva i testi per lui?
«Non ho mai scritto testi per lui nel senso tecnico del termine. Parlavamo, ci scambiavamo qualche idea, oppure lui leggeva un mio pezzo su qualche giornale e prendeva la battute. Non sembrava quasi lavoro, ci divertivamo. Infatti per lo più non mi pagava...».
Che cosa ha pensato quando è entrato in politica?
«Quando ho visto che da comico un po' qualunquista stava diventando un comico di contenuti, che aveva voglia di parlare del mondo, sono stato contento, abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. Ad esempio Beppe è stato uno dei primi a parlare in scena della catastrofe climatica, dello strapotere delle banche e della finanza, del problema delle carceri. Allora era controinformazione, non ricerca di voti. Poi un po' alla volta ha scoperto il web e ha voluto entrare nel mondo del consenso politico. Ho rispettato la sua scelta, ma lì le nostre strade si sono allontanate».
Qual è stato il ruolo della televisione nella sua carriera?
«Penso gli abbia dato molto in fretta un'immensa notorietà . Ma la sua vocazione è teatrale, a contatto col pubblico, lì diventa un animale, gode».
Perché adesso rifiuta la tv?
«E' l'unica cosa in cui mi ha dato retta in tanti anni ».
Con Sky prima ha accettato l'intervista, poi ha detto no.
«Non ho capito bene cos'è successo , certose aveva detto di sì doveva andarci. Penso che abbia deciso che, a questo punto, era meglio la piazza. Mi sembra che tutti i politici improvvisamente abbiano capito che la televisione non è più il centro di tutto».
Grillo è un dittatore, un rivoluzionario o un uomo qualunque molto arrabbiato?
«Non sta in nessuna di queste definizioni . E' molto sicuro e aggressivo col pubblico, in privato è pieno di dubbi e ha bisogno di amici, come tutti. Non vive solo di politica, anche se sembra».
Non è un fascista?
«No. In tanti anni lo ho sentito parlare con orrore della militarismo, della propaganda, della violenza contro i deboli. Non può essere cambiato in pochi mesi . Si ripresenta Berlusconi e abbiamo il coraggio di dire che il pericolo per la democrazia è Grillo?».
Fascista no, sfascista?
«Beppe ha capito che se spara cannonate prende voti . Non ha inventato lui questo metodo, lui lo sfrutta a volte con abilità , a volte meccanicamente e con superficialità . E' un difetto che accomuna satira e politica : pensiamo che più gridiamo, più diciamo la verità . Non è così : la vera indignazione è calma e dolorosa, non esibita . Dopo le elezioni, Beppe dovrà avere il coraggio di cambiare , di lasciare da parte gli effetti speciali. Il difficile per lui e per il suo Movimento comincia adesso. Ma credo che se ne rendano benissimo conto.
Grillo è di destra o di sinistra? E la distinzione ha ancora senso?
«Per me sì, per lui molto meno, e su questo abbiamo litigato spesso».
A chi porterà via voti?
«Non capisco la parola "portare via", in un paese dove la gente cambia idea e dimentica ogni dieci minuti. L' elettorato di Beppe è molto vario . Chiedete lumi ai diecimila sondaggisti italiani».
Come se lo immagina tra cinque anni?
«Sarà L'imperatore di Tutte le Galassie. naturalmente. E io avrò il granducato di Sardegna e la presidenza della Finmeccanica, me lo ha promesso».
C'è qualcosa che unisce Grillo e Berlusconi?
«Non vedo affinità . Come modello di oratoria Silvio si ispira a Mussolini, Beppe a Jack Nicholson in Shining . E Beppe ha una moglie dolcissima che non gli fa pagare dei miliardi di alimenti».
Il MoVimento 5 Stelle esisterebbe senza di lui?
«Credo di sì. Anzi, dovrà esistere anche senza di lui».
La rete è democratica?
«Schizodemocratica. Ha dentro la democrazia e il potere, l'accesso alle informazioni e lo sfruttamento commerciale, la critica e l'esibizionismo. Ci vorrà tempo per capire dove andrà . Sarà una battaglia tra libertà e controllo . Ho molta paura delle multinazionali dei dati. Mi piace come lavorano certi hacker, è un nuovo tipo di intelligenza critica che io non ho».
Che battuta scriverebbe oggi per Grillo?
«Accidenti al giorno che ti ho detto: sei un comico troppo disimpegnato».
Ultima cosa. Lei lo vota ?
«Non dico mai per chi voto. L'unica volta che l'ho fatto, con Cofferati, ho preso una gran fregatura».
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