FLASH! – PER DARE SOLO UN’IDEA ALLE SORELLE MELONI DI COSA VUOL DIRE IL POTERE DEI FRATELLI LA…
Federico Geremicca per âLa Stampa'
Per Matteo Renzi, com'è ormai stranoto, la velocità nel modo di agire e di pensare è tutto, quasi un mito, un obbligo, un aspetto costitutivo della sua personalità (politica e non solo). Ed è per questo, prima di tutto per questo, che il sindaco-segretario - nonchè premier in divenire - comincia in queste ore a manifestare una qualche insofferenza per uno sfilacciamento dei tempi che non prevedeva e non immaginava.
Eppure, la situazione è quella che è: problemi ancora irrisolti nella formazione della squadra e un lavoro non semplice (e tutto da fare) sul fronte di un programma che, assieme alla composizione dell'esecutivo, dovrà riuscire a dare un senso ad un'operazione politica - la si chiami staffetta o come si vuole - che resta ancora largamente incompresa fuori e dentro il Pd.
Ieri, alle sei della sera, con un messaggino ai fedelissimi, il premier incaricato ha provato a dissipare dubbi e disperdere stati d'animo depressivi: «Nessun problema serio, al momento. Anzi». Giusto, naturalmente, rincuorare le truppe; soprattutto se si ha chiaro che a partire da oggi - e nelle prossime 48 ore - va in gioco qualcosa di più e di diverso dalla semplice formazione di un governo: vanno alla prova dei fatti - questo è il punto - una favola, una speranza e una promessa alla quale hanno creduto milioni di cittadini, fuori e dentro il Pd, che attendono ora conferma di non essersi sbagliati.
In qualche modo, e suo malgrado, Matteo Renzi è insomma finito in quel pantano (le liturgie, i bizantinismi, le "pratiche da prima Repubblica"...) che ha sempre contemporaneamente - temuto e denunciato: la "melina" di Angelino Alfano, le resistenze di un pezzo di Pd, i veti ed i consigli sui ministeri-chiave (quello dell'Economia innanzitutto) ed alcuni no ricevuti dal suo mondo, sono lì a dimostrarlo.
Un "politico romano", avrebbe considerato tutto questo prevedibile e normale, a fronte della posta in palio (la nascita di un nuovo governo): per Renzi, abituato a fare e disfare a Firenze a suo piacimento, invece non è così.
E invece, qualche giorno di lavoro in più prima del varo di governo e programma, potrebbe esser assai utile al premier incaricato per far quadrare il cerchio e - soprattutto - rispondere in maniera convincente all'interrogativo di fondo che aleggia negativamente sul suo tentativo: e cioè, perchè con la stessa maggioranza e quasi gli stessi ministri Renzi dovrebbe riuscire dove non è riuscito Letta? La domanda non è oziosa, naturalmente: e le primissime risposte - squadra e programma - condizioneranno in maniera decisiva un giudizio che, poi, sarà assai difficile rimuovere...
Non è che Matteo Renzi tutto questo non lo sappia: ma certo si aspettava qualche difficoltà in meno nel lavoro che lo attendeva. Non aveva messo nel conto, per esempio, alcuni "no" a scendere in campo al suo fianco arrivati da vere e proprie "icone" dell'universo renziano (da Andrea Guerra ad Alessandro Baricco); è forse stato troppo ottimista circa il sì di altre personalità che avrebbero dato (darebbero) lustro alla sua compagine, come Lucrezia Reichlin e Montezemolo; ed ha forse sottovalutato la complessità della trattativa con Alfano, che dal programma alle alleanze, fino (e soprattutto) ai ministeri, pone al premier incaricato un problema ogni mezz'ora...
Ma così è: e l'esperienza dice che entrare nel cosiddetto pantano è semplicissimo, mentre uscirne è un'altra storia... E' oggi, insomma, in queste ore, che non bisogna sbagliare mossa. E quanto ai tempi, gli uomini a lui più vicini consigliano prudenza e ottimismo: due mesi fa, il sindaco non era ancora nemmeno segretario. Ci ha messo un amen a liquidare Letta: ora prenda il tempo necessario per dimostrare, a chi è scettico e turbato, che non è stato un errore, che l'operazione aveva un senso e che la "rivoluzione" annunciata, come promesso, arriverà ...
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