DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Ilario Lombardo per lastampa.it - Estratti
Per ben due volte Giorgia Meloni ha un lapsus su Musk e lo chiama Trump. Un errore che rivela la percezione di un legame indissolubile, due figure interscambiabili della Nuova America a cui la presidente del Consiglio italiana vuole restare vicina, anzi vicinissima.
Solo una volta, dopo un assedio di domande su Elon Musk e Donald Trump, Meloni concede di non condividere cosa ha detto il magnate padrone di X. Succede quando l’inviato del quotidiano londinese The Times le chiede se è accettabile che Musk possa definire strega malvagia da buttare in carcere la ministra Jess Phillips, che ha gestito una brutta storia di abusi sessuali nel Regno Unito. È l’unica volta in quasi tre ore in cui non giustifica parole e operato di Musk e Trump.
DONALD TRUMP ELON MUSK E GIORGIA MELONI A PARIGI PER L INAUGURAZIONE DI NOTRE DAME
Per il resto del tempo, Meloni assume una difesa totale dei due campioni dell’ultradestra globale, due uomini a cui lei sta strategicamente affidando parte del suo destino politico, nella convinzione, ammessa ieri, di poter avere «un rapporto privilegiato» con il presidente che entrerà in carica tra dieci giorni e con il suo tecno-Rasputin che porterà nel gabinetto di governo. Il rischio potrebbe essere che quanto più si avvicina all’America di Trump, sovranista, protezionista, e a forte tasso di ostilità verso l’Europa, tanto più si allontana da Bruxelles. Di certo, ascoltando la conferenza, Meloni dimostra più volte di volersi smarcare dalle reazioni scandalizzate e dalle critiche che Europa e cancellerie hanno rivolto in queste ore al fondatore di Tesla in trattativa con l’Italia per Starlink, e al presidente eletto.
DONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI
Una tappa di questa saldatura dovrebbe essere la partecipazione alla cerimonia del giuramento di Trump, il 20 gennaio. Meloni non smentisce che le farebbe «piacere». Un fuori agenda che sta spiazzando la diplomazia italiana, perché sarebbe una prima volta per un capo di governo seduto in platea, a Washington. Non solo: potrebbe anche essere l’unica leader presente dei ventisette dell’Unione europea. Ma Meloni ha un disegno preciso. Vuole confermare l’impressione di poter diventare la naturale interlocutrice di Trump nel Vecchio Continente, anche a costo di disallinearsi dai colleghi europei. Le condizioni sono ottimali: l’Ue spostata sempre più a destra, l’Italia politicamente più stabile, mentre Francia e Germania arrancano nella precarietà politica ed economica, la sintonia ideologica capace di cancellare le distanze costruite sulla convenienza.
GIORGIA MELONI - DONALD TRUMP - ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON L IA E PUBBLICATA DA ANDREA STROPPA
Se questo è l’orizzonte verso cui si muove Meloni allora si comprende perché indossa comodamente la veste di avvocato per giustificare, precisare, minimizzare, fare l’esegesi delle dichiarazioni di Trump e Musk che altri capi di governo e hanno invece stigmatizzato vigorosamente. Per inciso: quasi tutti capi di governo insultati da Musk via social. Trump ha dichiarato – nell’ordine – di non escludere di invadere la Groenlandia e di conquistare lo stretto di Panama, e di voler annettere il Canada. Tra dieci giorni sarà il commander in chief, andrebbe preso sul serio. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz lo ha fatto, esprimendo sconcerto e sostenendo: «I confini sono inviolabili». Concetto che è stato ripetuto un’infinità di volte contro Vladimir Putin. Meloni raffredda il clamore con il piglio di una lezione di geopolitica sulla Groenlandia e sul Canada ricche di risorse.
E anche se i danesi e i canadesi lo hanno preso dannatamente sul serio, Meloni prova a rivelarsi l’interprete più autentica del metodo Trump: «Mi sento di escludere che gli Usa tenteranno di annettere territori con la forza. A differenza di alcune letture che sento, noi abbiamo già visto Trump presidente; siamo di fronte a una persona che quando fa una cosa la fa per una ragione». E la ragione sarebbe mandare un messaggio alla Cina: «Per dire che gli Stati Uniti non rimarranno a guardare di fronte ad altri grandi player globali che si muovono in zone che sono di interesse strategico per gli Stati Uniti, e – aggiungo – per l’Occidente».
Stesso discorso sul possibile disimpegno militare in Ucraina: «Francamente non lo prevedo e non leggo questo dalle dichiarazioni di Trump». Anche sui dazi che metterebbero in ginocchio l’Italia e sul 5% del Pil a cui Trump minaccia di voler far salire tutti i Paesi Nato per le spese militari, Meloni sembra ridimensionare le responsabilità del tycoon, evidenziando invece quelle di Bruxelles e al suo predecessore democratico alla Casa Bianca.
Per quanto riguarda la difesa, «la questione non è tanto di rapporto con gli Stati Uniti ma piuttosto interna all’Ue che deve individuare degli strumenti se vuole avere una difesa competitiva, e attualmente quegli strumenti purtroppo non ci sono». Quello che non dice ma che ha già detto è che vorrebbe fosse permesso all’Italia di scorporare il calcolo delle spese militari dal deficit.
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Come si vede, i due amici americani sembrano intoccabili. Musk sta creando un problema con il monopolio satellitare di Starlink, vuole far esondare X e ha ingaggiato una battaglia contro le regole e i guardiani della democrazia in Europa, che temono i suoi insulti ai leader, le fake news, i flirt con l’estrema destra e le ingerenze? Meloni, fino a dieci giorni fa presidente del G7, non prende le parti dei colleghi.
«Vorrei che mi ricordaste dell’ingerenza del Cancelliere tedesco nella campagna elettorale italiana». E ancora: «Capiamoci: il problema con SpaceX è che è privato o sono le idee politiche di Musk? Perché io non faccio favori agli amici ma neanche accetto che a persone che hanno buoni rapporti con me venga appiccicata addosso una lettera scarlatta». E poi, ancora prima che qualcuno le ricordasse come un tempo era lei a scagliarsi contro l’attivismo di un altro magnate, risponde: «E allora George Soros? ».
GIORGIA MELONI E DONALD TRUMP IN VERSIONE SPQR (IL FILM DI VANZINA) - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA GIORGIA MELONI E ELON MUSK NELLO SPAZIO - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK
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