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LA MELONI CON LA FIAMMA TRA LE GAMBE: ARRIVA LA CONSACRAZIONE PER LA DUCETTA CON IL CARRO DEDICATO A LEI AL CARNEVALE DI VIAREGGIO: PANTALONE DUCESCO, SGUARDO TRUCE E ORECCHIE DA ELFO (IN OMAGGIO A TOLKIEN) - A SOVRASTARLA LA FIGURA DEL BEATO SILVIO BERLUSCONI - WALTER VELTRONI, CHE CURA UNA MOSTRA NELLA CITTÀ TOSCANA SULLA STORIA DEL RAPPORTO TRA LA KERMESSE E LA SATIRA POLITICA: "LA SITUAZIONE ATTUALE È TALMENTE GROTTESCA DI SUO CHE NON HA BISOGNO DEL CARNEVALE PER ESSERE RACCONTATA. PIÙ CHE SUI POLITICI, OGGI DOVREMMO FARE SATIRA SU PERSONAGGI COME.."
Barbara Gabbrielli per https://firenze.repubblica.it - Estratti
CARRO CON GIORGIA MELONI E SILVIO BERLUSCONI - CARNEVALE DI VIAREGGIO
Politica e giornalismo. Da un lato il bersaglio prediletto, dall’altro la cassa di risonanza del fare satira. Walter Veltroni, che questi due mondi li ha attraversati con ruoli da protagonista (da militante della Fgci a direttore de L’Unità, da ministro a sindaco di Roma, a segretario del Pd), oggi ripercorre l’evoluzione di un’arte «delicatissima, antica quanto la convivenza umana».
Lo fa attraverso una delle mostre che accompagnano questa edizione del Carnevale di Viareggio: Secoli di satira. Dalle “bambocciate” ai bozzetti del Carnevale, quattro secoli di satira illustrata, fino all’11 maggio alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lorenzo Viani”, e curata da Veltroni e Roberta Martinelli, direttrice del polo museale della Cittadella.
CARRO CON GIORGIA MELONI E SILVIO BERLUSCONI - CARNEVALE DI VIAREGGIO
Veltroni, partiamo da Viareggio. Che rapporto ha con la città e con il suo Carnevale?
«Sono stato a lungo e spesso a Viareggio. Di recente anche per completare il mio lavoro sul rapimento di Ermanno Lavorini del 1969. La considero una città che, nella storia dell’Italia contemporanea, ha un certo peso. Merito anche del suo Carnevale, che è molto più di un evento ludico, è un laboratorio in cui la storia italiana e mondiale da sempre viene raccontata attraverso una dimensione grottesca che esaspera i fatti, le vicende, i volti, le tendenze».
Da qui l’idea di una mostra che allarga la visione all’arte della satira nella storia?
«Sì, questa è una mostra che valorizza il grande patrimonio storico e culturale del Carnevale attraverso un percorso che va oltre i suoi 151 anni di vita. Nella sezione introduttiva abbiamo raccolto dipinti e incisioni dal Seicento all’Ottocento, come le raffigurazioni grottesche di nani e animali del pittore Faustino Bocchi e le incisioni dell’artista inglese William Hogarth, fino ad arrivare alle stampe satiriche contro Napoleone e Garibaldi».
La satira politica fece il suo ingresso al Carnevale nel 1960, quando Avanzini portò sul carro Eisenhower, Krusciov, De Gaulle. Poi negli anni, sono arrivati Fanfani, Andreotti, Berlinguer, Moro, Craxi, Spadolini, Berlusconi, oltre ai leader delle grandi potenze mondiali.
Che valore hanno avuto queste rappresentazioni?
BRUNO VESPA VERSIONE GIORGIA MELONI - MEME
«La forza dei carri è sempre stata straordinaria perché capace di abbinare profonde riflessioni con la risata amara. Elaborando in maniera grottesca i tratti fisici dei leader, i maestri ne hanno denunciato contraddizioni e limiti. Non ultimo, il Carnevale ha sempre saputo rappresentare anche le più grandi paure collettive, come la guerra e, più recentemente, la crisi climatica».
Negli ultimi anni, però, la voglia di prendere di mira i politici è diminuita. Che cosa è successo? Maggiore tolleranza o crescente indifferenza?
«A mio parere, la trasformazione della satira è da imputare al peso diverso che politica e potere hanno oggi nella società: la loro importanza è diminuita e di conseguenza anche il desiderio e la necessità di graffiarli attraverso la satira. Lo si è notato tra i carri del Carnevale, ma anche sui giornali e nelle vignette satiriche. Un tempo i partiti e i loro leader occupavano le pagine dei quotidiani. Oggi, anche a livello internazionale, non hanno più la stessa forza che hanno avuto agli occhi dell’opinione pubblica per tutto il Novecento».
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
Che cosa è successo?
«Il potere si è spostato. Anche a livello mondiale è avvenuta una radicale ridefinizione dei rapporti di forza. E poi, l’avvento dei social ha cambiato radicalmente il nostro modo di pensare, di valutare e di comunicare».
Chi le sarebbe piaciuto vedere rappresentato al Carnevale quest’anno?
«Credo che la situazione attuale sia talmente grottesca di suo che non ha bisogno del Carnevale per essere raccontata. Scherzi a parte, più che sui politici, oggi dovremmo fare satira su personaggi come Musk, Zuckerberg o Jeff Bezos».
Tornando alla mostra, ci sono dei bozzetti inediti che non sono mai diventati carri. Ce li racconta?
«Studiando i materiali d’archivio, ci siamo resi conto che la linearità del Carnevale si interrompeva in corrispondenza degli anni della seconda guerra mondiale. In quel periodo nessuno aveva voglia di sorridere, si soffriva per la fame, il freddo, la dittatura.
Allora abbiamo chiesto ai maestri di oggi di immaginare dei carri per quel periodo. Gli artisti hanno lavorato per mesi e adesso possiamo finalmente mostrare le loro opere che ricuciono questo strappo nella storia del Carnevale».
Un’ulteriore dimostrazione che satira e democrazia procedono di pari passo?
«I regimi cancellano lo spirito critico, mettono a tacere il dubbio. La satira invece è la cartina di tornasole dell’esistenza di una democrazia perché è la misura con cui ci si difende dagli eccessi del potere, mettendo alla berlina chi lo esercita in maniera sbagliata».
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