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I CASI ALMASRI E LO VOI, LO SPIONAGGIO DI CAPUTI E LO SCANDALO "PARAGON": LA MELONI, OSSESSIONATA DAI COMPLOTTI, VUOLE FARE PIAZZA PULITA DEL VECCHIO APPARATO DEI SERVIZI - I SOSPETTI DELLA PREMIER SULL’AISI DOPO IL CASO DEI DUE UOMINI TROVATI AD ARMEGGIARE VICINO ALL’AUTO DELL’EX COMPAGNO ANDREA GIAMBRUNO, E DEGLI ACCESSI DELL’AISI AI CONTI DEL CAPO DI GABINETTO GAETANO CAPUTI - LA DUCETTA PROVA A DEPOTENZIARE LE CORDATE CONSIDERATE NON FIDATE CHE SI SONO STRUTTURATE QUANDO A PALAZZO CHIGI SEDEVANO RENZI E DRAGHI. I TIMORI SU MARCO MANCINI, EX NUMERO DUE DEL DIS, PIZZICATO A PARLARE CON MATTEONZO IN UN AUTOGRILL QUALCHE SETTIMANA PRIMA DELLA CADUTA DEL GOVERNO CONTE DUE - IL RUOLO DI DEL DEO, EX AISI ORA NUMERO 2 DEL DIS; BELLONI CHE ERA RIUSCITA A DOMARE GLI SCAZZI DENTRO LE NOSTRE DUE AGENZIE DI INTELLIGENCE E PALAZZO CHIGI CHE IMPONE IL DIETROFRONT A SALVINI IL QUALE AVEVA PARLATO DI GUERRA DENTRO L’INTELLIGENCE…
DAGOREPORT
BRUTTI SEGNALI PER MELONI
Ilario Lombardo per lastampa.it - Estratti
giorgia meloni in versione ducetta
Quando si fida, Giorgia Meloni non ha timore a confessare che qualcosa non va e va cambiato nei servizi segreti. E così sarà, promette la premier, d’accordo con Alfredo Mantovano, sottosegretario e Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. Non lo dice pubblicamente, perché la portata di un’affermazione del genere sarebbe enorme, ma è un pensiero che condivide con i suoi collaboratori da tempo. Meloni è convinta che ci siano antiche cordate, soprattutto all’interno dell’Aisi, l’agenzia di intelligence interna, che si muovono autonomamente, non seguendo il mandato politico del governo.
Convinzione che nella premier si è rafforzata dopo la mai chiarita vicenda dei due uomini trovati ad armeggiare vicino all’auto dell’ex compagno Andrea Giambruno, e quando si è venuto a sapere di accessi dell’Aisi ai conti del capo di gabinetto Gaetano Caputi. Nella trama che si prova a tessere, dietro un muro di gomma di mezze verità, strani episodi, fantasie complottiste, inchieste e gialli internazionali, sono cuciti i tanti sospetti che puntano su due filiere, in particolare, dei servizi: quelle che si sono strutturate in diverse fasi, quando a Palazzo Chigi sedevano Matteo Renzi e Mario Draghi, al vertice dell’Aisi c’era Mario Parente, l’Autorità delegata era Franco Gabrielli, e il Dis, il Dipartimento che coordina servizi interni (Aisi) ed esteri (Aise) era guidato – fino allo scorso 15 gennaio – da Elisabetta Belloni.
GIORGIA MELONI - AEREO DI STATO
Sono anni diversi e incarichi decretati da premier diversi. Se facciamo questi nomi è perché sono emersi in conversazioni con interlocutori coperti da anonimato ma direttamente interessati. Pezzo dopo pezzo, Meloni e Mantovano stanno provando a cambiare gli equilibri negli apparati, depotenziando le cordate considerate non fidate. Lo fanno sulla base di un potere legittimo ma che ha come conseguenza l’inasprirsi di un conflitto interno all’intelligence, anche tra i differenti corpi dello Stato, alcuni promossi, altri caduti in disgrazia.
mario parente foto mezzelani gmt 037
Come l’Arma dei Carabinieri, fatta fuori dai vertici dei servizi segreti dopo esserne stata protagonista per anni. Mario Parente, capo dell’Aisi dal 2016 (nominato da Renzi) all’aprile 2024 (confermato da Draghi e da Gabrielli), è stato comandante del Ros e generale.
Carabiniere con il grado di brigadiere è stato anche Marco Mancini, ex agente segreto, ex numero due del Dis, pizzicato a parlare con Renzi in un Autogrill qualche settimana prima della caduta del governo di Giuseppe Conte, gennaio 2021: se c’è un uomo dei servizi che è sempre al centro dei timori di Meloni su un possibile complotto è lui.
marco mancini a quarta repubblica 4
LA NOMINA UE
Belloni designata consigliera diplomatica di von der Leyen. Aveva appena lasciato i servizi segreti
Altro episodio che viene citato a Palazzo Chigi: nessuno era stato informato che i Ros dei carabinieri si sarebbero presentati all’aeroporto di Ciampino per interrogare la giornalista Cecilia Sala appena atterrata, l’8 gennaio, dopo la liberazione ottenuta dall’Aise a Teheran.
Strane coincidenze – secondo gli uomini fidati di Meloni – che si aggiungono a tante altre. E che, se non gestite, possono scappare di mano. Come avvenuto ieri con Matteo Salvini. Non è neanche ora di pranzo quando il vicepremier leghista risponde così sul caso degli smartphone di giornalisti e attivisti italiani infettati dallo spyware dell’israeliana Paragon: «È fondamentale un momento di chiarezza in quelli che paiono regolamenti di conti interni tra i servizi di intelligence».
Passa meno di un’ora e dalla Lega arriva una nota di rettifica che dà l’idea di cosa sia successo nel frattempo a Palazzo Chigi, nella stanza di Meloni e in quella di Mantovano. Il leader della Lega spiega di riferirsi a quanto «letto sui giornali», in particolare si dice «stupito» che «carte altamente riservate sarebbero state inviate dalla Procura a giornalisti, peraltro citati a giudizio».
Poi Salvini aggiunge una chiosa, altrettanto piena di sottintesi: «Totale fiducia negli attuali vertici dell’intelligence, finalmente all’altezza del compito loro assegnato».
ELISABETTA BELLONI ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI IN AUDIZIONE AL COPASIR
In quell’avverbio c’è il riallineamento di Salvini, tempestivamente sollecitato da Palazzo Chigi. Ma un riallineamento che rivela molto altro, il clima che si respira ai vertici del governo di fronte a una concatenazione impressionante di fatti poco chiari che coinvolgono gli 007 e la volontà di fare piazza pulita. Cosa che trova una sua conferma quando esce la notizia dell’esposto Del Dis contro la procura di Roma. Di fatto, la nota di Salvini è la premessa di quanto avverrà poche ore dopo.
giorgia meloni 2
meloni salvini giorgia meloni
(…)
elisabetta belloni alfredo mantovano giorgia meloni lorenzo guerini copasir
marco mancini a quarta repubblica 3
GIORGIA MELONI - MEME
mario parente foto mezzelani gmt49
mario parente
LO SPIONAGGIO SUI GIORNALISTI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
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