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DONALD, QUI NON C'E' UN EURO: GIORGIA MELONI RISCHIA DI FAR INCAZZARE TRUMP – L’ANNULLAMENTO DELLA VISITA DI CROSETTO A WASHINGTON, CHE ERA PREVISTA PER DOMANI, CONFERMA CHE PALAZZO CHIGI È IN TILT SUL CASO DELL’ACQUISTO DELLE ARMI AMERICANE DA GIRARE A KIEV, COME PREVISTO DAL PROGRAMMA “PURL” – CON UNA FINANZIARIA DI AUSTERITÀ IN DISCUSSIONE IN PARLAMENTO, E IL “PACIFINTO” SALVINI A FARE PRESSIONI, LA DUCETTA AVREBBE DIFFICOLTÀ A GIUSTIFICARE NUOVE SPESE PER ARMAMENTI (140 MILIONI DI DOLLARI COME PRIMA TRANCHE). MA GIORGIA NON PUÒ FARE UNO SGARBO SIMILE A “THE DONALD” – L’IMBARAZZO DI TAJANI CON RUBIO AL G7 IN CANADA…
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Il problema, adesso, è non indispettire troppo gli Stati Uniti. Perché di certo la conferma dell'annullamento della visita di Guido Crosetto a Washington, anticipata da Repubblica e assunta su indicazione di Palazzo Chigi dopo un colloquio tra Giorgia Meloni e il ministro, non ha ben disposto gli Usa.
L'amministrazione Trump tiene molto al programma Purl: l'acquisto di Patriot e Himars americani da destinare all'Ucraina è infatti la fiche che gli europei devono garantire all'industria bellica Usa per tenere la superpotenza a bordo.
Quando in Canada è ancora mattino, Antonio Tajani sente dunque la presidente del Consiglio. Concordano sulla necessità di inviare segnali distensivi. «Non vedo perplessità nell'acquisto di armi americane per l'Ucraina», assicura il titolare degli Esteri, «vedremo cosa fare, decideremo assieme». Qualche ora dopo incontrerà il segretario di Stato Marco Rubio, a margine del G7. [...]
Ma il responsabile della Farnesina è pienamente consapevole del nodo politico. Proverà a spiegarlo all'alleato, con un ragionamento che può essere condensato così: in prospettiva Roma è aperta all'ipotesi di aderire a Purl, ma in questa fase esistono nodi di bilancio che non permettono di offrire risposte definitive.
guido crosetto giorgia meloni matteo salvini
[…] L'aspetto contabile, infatti, è relativo. Negli Stati Uniti, Crosetto avrebbe dovuto dare il via libera a una prima tranche di investimenti che – secondo diverse fonti – si sarebbe aggirata attorno ai 120-140 milioni di dollari. Cifre sostenibili. Ogni pacchetto vale fino a 500 milioni, ma decide ogni singola capitale la portata dello sforzo.
Berlino, ad esempio, ha firmato un contratto da mezzo miliardo. E tra i Paesi Nato sono almeno 15 - si apprende - quelli che hanno già siglato un Gfa (general framework agreement), che li vincola al progetto: oltre ai tedeschi, Svezia, Danimarca, Norvegia, i tre del Benelux e i tre baltici, Canada, Portogallo, Spagna, Slovenia e Islanda. Non il Regno Unito, né la Polonia, che però donano cifre enormi in via bilaterale (meno la Francia, ancora fuori da questa partita).
VERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI
Nulla di fatto per Roma, comunque: missione rimandata. Per Meloni, la linea è sostanzialmente questa: è in corso una riflessione, non è ancora il momento delle decisioni.
A scavare, pesano soprattutto ragioni politiche. Con una finanziaria di austerità in discussione alle Camere, Palazzo Chigi avrebbe difficoltà a giustificare nuove spese per armi. La premier vuole evitare traumi politici interni – la contrarietà di Matteo Salvini, le resistenze di Giancarlo Giorgetti – e gli attacchi delle opposizioni. Meglio fermarsi, è stata la brusca indicazione, che presentarsi a Washington senza risposte certe che potrebbero irritare l'alleato.
matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse
Resta il fatto che la decisione di rimandare la missione rappresenta un'anomalia, rispetto alla normale grammatica diplomatica. Un dispiacere dato a Kiev, un gesto poco ortodosso verso Washington. Dimostra che qualcosa si è inceppato, nel cuore dell'esecutivo. [...]
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani giancarlo giorgetti 3
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