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MELONI E SCHLEIN, LE DUE MIGLIORI NEMICHE – GIORGIA E ELLY SONO IN CONTATTO DA MESI PER DISCUTERE DI LEGGE ELETTORALE: LA SCHLEIN SOGNA DI ESTENDERE A LIVELLO NAZIONALE LA LEGGE DELLE REGIONI, CHE LE PERMETTEREBBE DI RISOLVERE LA GRANA CONTE TRAMITE LE PRIMARIE DI COALIZIONE – PER LA DUCETTA IL GUAIO SI CHIAMA PREMIERATO: UNA NUOVA LEGGE MOSTREREBBE IL BLUFF DELLA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME”. LA SOLUZIONE? VARARE LE NUOVE NORME VELOCEMENTE, “ENTRO LA FINE DELL’ANNO”, CON LA PROMESSA DI CHIUDERE LA RIFORMA COSTITUZIONALE LA PROSSIMA LEGISLATURA (CIAO CORE)
IL VOTO E LA L.ELETTORALE: PD, DESTITUITA DI FONDAMENTO NOTIZIA CONTATTI SCHLEIN-MELONI
(LaPresse) - “L’articolo del Corriere della Sera dal titolo 'Quei contatti ‘segreti’ tra Giorgia ed Elly sulla legge elettorale', e in particolare la notizia secondo cui ci sarebbero stati o sarebbero in corso contatti fra la segretaria del Pd e la presidente del Consiglio sulla riforma della legge elettorale, sono destituiti di ogni fondamento". Così una nota del Nazareno.
IL VOTO E LA PARTITA NASCOSTA
Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
[…] La storia che i leader dei due schieramenti non si vedano, non si sentano e non si parlino fa parte dell’ipocrisia di Palazzo. Per esempio, i primi contatti di Meloni con Elly Schlein sulla riforma del sistema di voto risalgono a molti mesi fa. Ultimamente i rapporti si sono raffreddati ma le comunicazioni proseguono attraverso gli ufficiali di collegamento.
ELLY SCHLEIN ALLA CAMERA TRA I CARTELLI DEL PD CONTRO GIORGIA MELONI
Altrimenti non si capirebbe come mai la presidente del Consiglio è al corrente dei problemi che affliggono la leader del Pd sulla materia, e viceversa: la prima deve gestire le tensioni che il tema suscita nel centrodestra, la seconda deve stare attenta a non saltare sulla mina nel centrosinistra.
Ma è certo che a Schlein piacerebbe un modello elettorale simile al sistema regionale: proporzionale con soglie di sbarramento, premio di maggioranza per la coalizione vincente e indicazione del premier. Sembrerebbe facile, se non fosse che il diavolo si nasconde nei dettagli.
Eppoi è noto che i partiti di opposizione privilegiano l’attuale meccanismo di voto: ritengono di avere già la vittoria in tasca perché secondo i loro calcoli farebbero man bassa di tutti i collegi al Sud. Tale è l’entusiasmo che, oltre agli organigrammi del futuro governo, sono stati già contattati alcuni funzionari di Stato per inserirli nella lista dei capi di gabinetto ai ministeri.
In linea di principio però, se la maggioranza decidesse di mettere la mano alla riforma, Schlein preferirebbe un simil Tatarellum a livello nazionale. Come ha spiegato a un leader di partito, quel modello le permetterebbe di risolvere una volta per tutte la questione della premiership con Giuseppe Conte, al quale proporrebbe le primarie di coalizione per stabilire il candidato del centrosinistra a Palazzo Chigi.
L’argomento è da maneggiare con cura, perché il capo del Movimento continua a sognare un ritorno alla presidenza del Consiglio e scatenerebbe l’inferno se annusasse puzza di accordo tra «Giorgia» ed «Elly».
Perciò la premier e la segretaria del Pd dovranno sempre smentire di aver anche solo parlato di legge elettorale. […]
D’altronde anche Meloni ha un problema, prigioniera com’è di un sortilegio che lei stessa si è praticata: il Tatarellum sconfesserebbe infatti il premierato al quale è legata.
La contraddizione sarebbe palese.
A meno di non seguire il sentiero che suggerisce un’autorevole personalità del centrodestra, secondo cui «il piano B potrebbe salvare il piano A». Traduzione: «Una nuova legge elettorale con l’indicazione del premier potrebbe essere presentata come una tappa di passaggio, funzionale alla successiva riforma costituzionale. Da varare nella prossima legislatura, come un’integrazione».
[…] da una parte c’è chi nel governo medita un ulteriore passaggio parlamentare per il premierato, dall’altra c’è chi insiste invece per accelerare i tempi sulla legge elettorale «entro la fine dell’anno»: immaginare di discutere la riforma a ridosso delle elezioni — questa è la tesi — non sarebbe possibile, «perché il centrodestra offrirebbe un’immagine di debolezza […] e perché il Quirinale non consentirebbe un cambio delle regole del gioco all’ultimo momento».
ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Il nodo andrà sciolto e andrà calcolata la forza numerica: affrontare le Camere con il solo accordo di maggioranza sarebbe rischioso. Potrebbero venire in soccorso parte dei centristi, ai quali andrebbe garantita una soglia di sbarramento bassa per tornare in Parlamento.
Quanto a Schlein, Meloni è consapevole che la leader dem non potrebbe muoversi. Per evitare di sfasciare il centrosinistra avrebbe una mossa obbligata: dichiararsi formalmente contraria. È già accaduto però al centrodestra di cambiare la legge elettorale in solitaria: fu ai tempi del Porcellum. Allora il Pd salì sulle barricate. Poi si capì dai voti a scrutinio segreto che la riforma non gli dispiaceva...
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