MERKEL E SARKOZY VOGLIONO CHIUDERE L’INCIDENTE DI BRUXELLES: “LE RISATE SU DI VOI? UN EQUIVOCO. NON SAPEVAMO CHI DOVESSE RISPONDERE” - MA DAL “PADRE NOBILE TEDESCO”, HELMUT SCHMIDT, ALTRA BORDATA: “CHE DRAGHI SIA ITALIANO NON È COSÌ GRAVE. PIÙ GRAVE È IL FATTO CHE GLI ITALIANI NON ABBIANO UN CAPO DI GOVERNO APPREZZATO DA TUTTI” - A COMPLICARE IL VERTICE DI DOMANI CI SONO I PROBLEMI CON LA GRAN BRETAGNA, CHE ACCUSA I “MERKOZY” DI GESTIRE COME “COSA LORO” L’EUROPA…

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Marina Verna per "la Stampa"

«Nessuno può dare lezioni ai partner Ue». All'indomani del Consiglio europeo, il premier Silvio Berlusconi risponde indirettamente alla Cancelliera tedesca e al Presidente francese, che a Bruxelles avevano fatto chiare pressioni sul governo italiano e, con sguardi e sorrisetti d'intesa, avevano lasciato intendere in quale conto lo tengano. Un atteggiamento che ha profondamente irritato e offeso non solo il premier e la sua coalizione, ma anche l'opposizione, in particolare D'Alema e Prodi. Ma da Berlino spiegano che si è trattato di un «equivoco»: Merkel e Sarkozy «si sono scambiati un sorriso di incertezza su chi dovesse rispondere per primo alla domanda sulla situazione italiana».

In una lunga nota dedicata ai temi della crisi, Berlusconi ha attaccato il direttorio «Merkosy», che continua a spiegare al governo italiano le misure da prendere, e i tempi e i modi in cui prenderle: «Nessuno nell'Unione può autonominarsi commissario e parlare di governi eletti e di popoli europei. E nessuno ha da temere dalla terza economia dell'Ue e da questo straordinario Paese fondatore. L'Italia non è un Paese a rischio». La tensione maggiore è con la Francia, molto risentita per le mancate dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi dal board della Bce, e per questo particolarmente aggressiva.

Anche il ministro degli Esteri Franco Frattini è tornato sulla reazione stizzita di Sarkozy alle mancate dimissioni di Bini Smaghi: «Il Presidente sa che non è possibile rimuovere d'autorità un banchiere centrale. Cercare gesti ed espressioni ridicolizzanti non è opportuno».

Berlino, meno coinvolta in problemi collaterali, vuole chiudere l'incidente di Bruxelles, definisce l'Italia «uno dei nostri partner più stretti». Per voltare pagina e preparare un clima meno avvelenato in vista del vertice cruciale di domani - dove l'Ue dovrà dare ai mercati «risposte unite e soprattutto credibili sulla crisi dell'euro» - il portavoce del governo tedesco, Seibert, ha parlato di «grande fiducia nella conduzione italiana della crisi», aggiungendo che «Francia e Germania considerano l'Italia un Paese economicamente molto forte, un importante membro Ue».

Dallo «Spiegel» però arrivava una nuova bordata per bocca del «padre nobile tedesco», Helmut Schmidt, che, mentre lanciava la candidatura di Steinbrück a Cancelliere, a una domanda sulla nazionalità del nuovo presidente della Bce Mario Draghi rispondeva: «Che sia italiano non è così grave. Più grave è il fatto che gli italiani non abbiano un capo di governo apprezzato da tutti».

A complicare il vertice di domani ci sono i problemi con la Gran Bretagna, dove i media hanno accusato Sarkozy e Merkel di gestire come «cosa loro» l'Europa. Il premier Cameron aveva chiesto che mercoledì a Bruxelles fossero presenti anche i Paesi che non fanno parte dell'eurozona. Sarkozy, esasperato, aveva gridato: «Siamo stufi delle vostre critiche e di sentire da voi cosa dobbiamo fare». Ma la partita è finita a favore di Londra: Cameron e gli altri nove ci saranno. E le polemiche probabilmente pure.


2 - CANCELLIERA A CACCIA DEI SÌ PER IL NUOVO SALVA-STATI
A. Al. per "la Stampa"

Alla fine Angela Merkel si è piegata alle richieste dell' opposizione e mercoledì, prima di volare a Bruxelles per il secondo round del vertice dei capi di Stato e di governo europei, passerà al Bundestag per chiedere il sì dei deputati tedeschi alle modifiche al fondo salva-Stati Efsf. Una decisione che arriva a sorpresa, visto che fino allo scorso fine settimana il governo voleva far votare solo la Commissione Bilancio sulle linee guida dell'Efsf ed evitare un dibattito in seduta plenaria.

La svolta maturata ieri nasconde non poche insidie per la cancelliera: a differenza del passaggio parlamentare del 29 settembre stavolta il tempo per serrare le fila e ottenere una maggioranza assoluta, lanciando così un forte segnale di coesione politica, è scarso. La cancelliera è andata a parlare coi capigruppo e i leader dei partiti presenti in Parlamento e ha indicato due cifre: grazie alla leva la disponibilità del fondo Efsf dovrebbe salire dagli attuali 440 miliardi a «oltre 1.000 miliardi»; inoltre la sforbiciata del debito greco dovrebbe essere compresa «tra il 50 e il 60%». Alle 12 di domani, poi, Frau Merkel si presenterà al Bundestag e illustrerà per 20 minuti le misure condensate nelle linee guida del fondo salva-Stati.

 

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