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Dagoanalisi
Il metodo Renzi, accelerare a tavoletta e imporre la propria soluzione preconfezionata, a Bruxelles non funziona. Credendo di avere a che fare con Verdini e Cuperlo, il nostro premier si è presentato al negoziato per le euro-poltrone con l’idea fissa di piazzare Federica Mogherini, una che prima di fare il ministro degli Esteri nel suo governo aveva giusto fatto qualche viaggetto tra Arafat e il Congresso Usa, e ha rischiato di beccarsi un sette a uno modello Germania-Brasile. Con l’aggravante che qui a sconfiggere, e crocefiggere, la candidatura della biondina piddina a Lady Pesc sono potenze mondiali del calibro della Lituania e della Polonia. Insomma, niente di irresistibile. Situazione compromessa definitivamente?
Per evitare una figuraccia storica, Renzie dovrebbe chiedere aiuto personalmente ad Angelona Merkel, che finora ha mandato avanti i vari Juncker e Schultz e non si è sbilanciata personalmente su questo o quel nome per l’erede di Catherine Ashton come Alto rappresentante della politica estera dell’Unione. Angelona potrebbe mettere tutto il suo peso a favore del peso piuma Mogherini, ma Renzie finirebbe di pagare nel 2018 le rate di un “prestito” così pesante. C’è quasi da non augurarselo, uno scenario del genere.
Il secondo nome che ricorre in queste ore è quello di Massimo D’Alema, ben conosciuto da tutte le cancellerie europee, non particolarmente compromesso con la Russia di Putin, volto noto del Pse. Ma è Renzie per primo, pur facendone ora il nome in modo strumentale, a non volerlo.
A marzo, non l’ha messo in lista per le Europee e presentando il suo libro sull’Europa, come gesto di cortesia, Pittibimbo ha buttato lì un generico endorsement per non meglio precisate cariche (“In Europa c’è bisogno di personalità forti come lui”). Ma già nelle scorse settimane, in conferenza stampa, Renzie ha escluso una sua candidatura per qualche euro-poltrona e ha puntato tutto sulla Mogherini, della quale per altro non è neppure entusiasta come ministro degli Esteri – da un pezzo è pronto il fiorentino Lapo Pistelli.
In alternativa a D’Alema, ambienti del Pse e di alcuni paesi-guida dell’Unione fanno circolare il nome di Enrico Letta, anche lui ben conosciuto e con un curriculum più ricco della Mogherini. Ma Renzie non vuole che le candidature italiane vengano decise altrove e, addirittura, possano rimettere in gioco politicamente figure che rischiano di fargli ombra. Quindi anche per Lettanipote, niente da fare.
Sia come sia, avrebbe certamente fatto bene, il nostro giovane premier di Rottamazione, a presentarsi in Europa con un piano “B”, come pare gli avesse saggiamente suggerito Re Giorgio, che in Europa ha i suoi canali e le sue antenne. Ma niente, nonostante Napolitano, Renzie ha voluto andare secco sulla Mogherini e ora non sa come uscirne e rischia un’umiliazione su scala continentale.
A meno di andare in ginocchio dalla Merkel e cancellare, almeno, quell’impressione di leader sbruffoncello che ha dato fin qui nella partita delle nomine. Una partita così mal messa che oggi, un qualche rinvio delle nomine, sarebbe già una bella vittoria.
Un editoriale del quotidiano americano liquida la candidatura del ministro alla successione di Catherine Ashton come alto commissario per gli affari Esteri.
UE, WALL STREET JOURNAL STRONCA LA MOGHERINI
ANGELA MERKEL MANGIA IL FORMAGGIO
Troppo giovane, troppo inesperta e troppo gradita a Putin e “all’Est” per prendere il posto di Catherine Ashton come alto commissario agli affari Esteri (la cosiddetta lady Pesc). Il Wall street Journal stronca il ministro degli Esteri Federica Mogherini e Renzi rilancia sul “nemico” Massimo D’Alema per una candidatura in Europa. “La ministra degli Esteri italiana è troppo morbida con la Russia per potere essere il capo della diplomazia europea” si legge in un editoriale del quotidiano della galassia Murdoch.
“Sarebbe semplice liquidare queste preoccupazioni come una paranoia baltica – scrive il giornale di New York, citando l’opposizione che 10-11 paesi avrebbero opposto alla sua candidatura nella squadra del neo-eletto presidente Juncker - se non fosse per il fatto che Mogherini ha viaggiato in Russia poco dopo che l’Italia ha assunto la presidenza dell’Ue all’inizio del mese. Non ha aiutato la sua causa neanche il fatto che la visita ha spinto l’agenzia di stampa ufficiale russa Itar-Tass a pubblicare un articolo di commento dal tono ottimista”.
Il Wsj cita anche la posizione della ministra italiana sul gasdotto South Stream, che dovrebbe portare il gas russo in Europa aggirando l’Ucraina. “Gli ucraini – si legge nell’editoriale di Sohrab Ahmari- vedono l’appoggio dato dagli italiani al progetto come un tradimento dell’offerta europea di una maggiore integrazione economica. Loro e i baltici credono che Roma stia usando la presidenza dell’Ue per avanzare i propri interessi piuttosto che l’imperativo della sicurezza collettiva”.
“Ci sono molti motivi – conclude l’editorialista – per accogliere con favore la leadership del premier Renzi a Roma. Ma la prospettiva di una politica estera europea guidata da Mogherini non è uno di questi motivi”. Come a dire che l’Europa non può non considerare il peso politico del leader democratico dopo il voto del 25 maggio ma che difficilmente quel peso si potrà condensare nella candidatura del ministro degli Esteri, alla Farnesina da soli 5 mesi.
Pesano poi altri dettagli, certamente meno rilevanti politicamente ma altrettanto significativi. Mogherini, scrive Ahmari, ”ha frequentato le scuole giuste, ha seguito i corsi di laurea giusti, ha fatto gli stage giusti, è stata membro dei giusti gruppi socialisti giovanili – si legge inoltre -, tuttavia non c’è niente nel suo curriculum che si possa indicare come crogiolo di leadership”.
Senza contare il suo passaggio nel 2008 da un “look radical-chic”, con tanto di sciarpa rossa attorno al collo, che la ritrae in una foto insieme a Yasser Arafat, all’aspetto “convenzionale” mentre indossa una maglietta di Barack Obama con la scritta “Change”. Certo, al netto di tutto questo, non appare compatto il “fronte” dei paesi baltici e dell’est europeo. “Nessuno è pronto a morire per fermare la nomina della Mogherini”, rilevano fonti diplomatiche polacche prima del pre-vertice dei leader del Ppe a Bruxelles.
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