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Alessandra Rizzo per âLa Stampa'
"Dovrebbero licenziarli tutti, ci fanno solo perdere tempo!» à mattina presto e la stazione di Earl's Court nel centro di Londra è affollata di pendolari infuriati per lo sciopero dei lavoratori della metropolitana che li costringe a lunghi e tortuosi viaggi.
«Chi può dire quanto mi ci vorrà : mezz'ora, un'ora, forse tutto il giorno», continua Robert Tosch, operaio di 36 anni che aspetta un treno che non arriva. Un volontario con la pettorina gialla si dà da fare per smistare il traffico, mentre gli altoparlanti forniscono informazioni sui treni. «Aspettatevi ritardi su tutta la rete», annunciano minacciosi.
à stata una giornata di caos, lunghe code, malumore. Lo sciopero di 48 ore indetto dai sindacati, cominciato martedì sera, ha messo a dura prova il caratteristico stoicismo dei londinesi e la loro imperturbabile capacità di aspettare il proprio turno. Qualche spintone, tentativi di evitare la fila e intrufolarsi nei vagoni stracolmi hanno creato momenti di tensione. Ma nella maggior parte dei casi si sono viste file ordinate, in linea con il motto «Keep Calm And Carry On», e molta rassegnazione.
Tra i londinesi e «The Tube», come la chiamano qui, il rapporto è di amore e odio: servizio tutto sommato efficiente ma costoso, treni frequenti e sempre affollati, più i costanti lavori di manutenzione che derivano dall'essere la metropolitana più antica del mondo, 150 anni festeggiati l'anno scorso.
Per molti il viaggio è durato anche il doppio del solito. I maggiori disagi, inevitabilmente, nell'ora di punta mattutina, anche sulla linea per l'aeroporto di Heathrow, con molti viaggiatori colpiti. Secondo i sindacati circa il 70% del servizio è rimasto bloccato. Prevedendo disagi, le autorità avevano invitato i cittadini ad andare a piedi oppure scegliere mezzi alternativi, biciclette e barche sul Tamigi comprese. Ma a chi ci ha provato non è andata molto meglio: ingorghi sulle strade, «Boris Bikes» prese d'assalto e andate presto esaurite, lunghe code alle fermate degli autobus nonostante il servizio fosse stato potenziato.
Lo sciopero è stato indetto contro il previsto taglio di 900 posti di lavoro dovuto al progetto di sostituire le biglietterie con macchinette self-service entro il 2015. Il sindaco Boris Johnson e i leader sindacali, che non hanno fatto trattative per evitare la protesta, si sono incolpati a vicenda, e il primo ministro David Cameron ha bollato lo sciopero come «vergognoso». Downing Street sta anche considerando la possibilità di proclamare la metropolitana - usata ogni giorno da 3 milioni e mezzo di persone - un «servizio essenziale», per limitare future azioni sindacali.
Secondo la Camera di Commercio, la protesta costa alla capitale 50 milioni di sterline al giorno. Altri lamentano il danno di immagine per uno dei simboli di Londra, con il suo logo rosso e blu e la famosa mappa. «Questi scioperi trasmettono un'immagine di disordine che inevitabilmente trapela all'estero. à un po' come quando noi sentiamo parlare degli scioperi dei trasporti a Parigi o della crisi della spazzatura a Napoli», commenta Tony Traversa, direttore del centro di ricerca Greater London Group alla London School of Economics.
Come se questo non bastasse, altre parti del Paese sono state devastate da inondazioni che hanno causato blackout elettrici ed evacuazioni. Centinaia di case sono state allagate e un'importante linea ferroviaria nella costa meridionale è stata distrutta.
Nella capitale, i cittadini si preparano ad altri giorni difficili, un'analoga protesta è prevista per la settimana prossima. «Lo sciopero mi colpirà per giorni», si lamenta sconsolata Caroline Stewart, infermiera di 29 anni. «Capisco le ragioni dei sindacati, ma non bastava un giorno?».
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