DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO…
Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Primo punto del programma di Michael Gove per diventare leader conservatore e primo ministro: «Metterò fine alla libera circolazione degli immigrati in Gran Bretagna». Presentandosi come il candidato del "cambiamento", il ministro della Giustizia promette di abolire uno dei cardini dell' Unione Europea, la libertà dei lavoratori di trasferirsi in qualunque paese, e di sostituirlo con "un sistema a punti all' australiana", in sostanza scegliendo quanti e quali immigrati accettare. Se sarà lui a conquistare Downing street al termine delle primarie del partito conservatore, il canale della Manica potrebbe diventare un muro.
Una prospettiva che induce già qualche azienda a correre ai ripari: come la Easy Jet, che chiede di "emigrare" in un altro paese europeo, abbandonando Londra come quartier generale, per restare all' interno della Ue e non dover rinegoziare tutti i suoi diritti di volo attraverso il continente. La linea aerea a basso costo ha aperto le pratiche per chiedere una licenza altrove (non si sa ancora dove), in caso che il Regno Unito finisca fuori anche dall' Europa dei cieli.
Il giorno dopo avere "pugnalato" il suo alleato della campagna referendaria Boris Johnson, costringendolo di fatto a ritirare la propria candidatura, Gove pronuncia il suo primo discorso da aspirante premier. Un intervento "bizzarro", secondo i giornali inglesi, in cui il ministro nega di avere "tradito" Johnson, afferma di non possedere «né carisma né glamour» e celebra la sua estrazione popolare, «sono il figlio adottivo di due pescivendoli di Aberdeen».
Ma soprattutto afferma che il prossimo premier dovrebbe provenire dal campo di chi si è battuto per Brexit, come lui, non dal campo di Remain come la ministra degli Interni Theresa May, che sarà la sua principale avversaria nelle primarie fra i Tories. Peraltro anche May ha promesso di voler rispettare il risultato del referendum, con particolare riferimento a porre limiti all' immigrazione. E pure il numero due laburista John McDonnell non lascia dubbi: «Brexit sarà la fine della libertà di movimento».
Intanto il ministro del Tesoro Osborne rinuncia all' obiettivo proclamato finora di azzerare il deficit entro fine decennio: basta con i tagli a oltranza alla spesa pubblica, Brexit costringerà ad allentare i cordoni. E il settimanale Economist, in un numero in cui titola in copertina "Anarchia in Gran Bretagna", fa mea culpa: «Brexit è il risultato della rabbia di chi è sentito lasciato indietro, una rabbia giustificata di cui sono responsabili i sostenitori della globalizzazione, tra cui il nostro giornale".
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