RIUSCIRÀ MATTEO SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE…
1. IN QUANTO GONZO
Michele Serra per ''la Repubblica''
Matteo Renzi rischia di passare alla storia come un Bertinotti di destra. Dunque senza neanche il fascino della radicalità, niente Chiapas e molta Leopolda, e nemmeno il pretesto romantico di avere perso l'orientamento nella Selva Lacandona; al massimo lo ha perduto nei corridoi di Palazzo (Chigi), e non è la stessa cosa.
Pareva l'uomo che con il quaranta per cento faceva volare il centrosinistra, è invece l'uomo che con il tre per cento ha il potere di affondarlo. Ex giovane leone del maggioritario, in grado di attrarre alle primarie anche lunghe comitive di elettori di centrodestra (e non fu un demerito), eccolo diventato un tardivo eroe del minoritario, nella migliore delle ipotesi un Ghino di Tacco fuori tempo massimo, nella peggiore un Mastella che tiene per le palle - come si dice in Irpinia e a Rignano - chi ha dieci volte i suoi voti.
Essendo il sottoscritto uno dei milioni di gonzi che gli avevano creduto, forse farei meglio a tacere. Ma in quanto gonzo che gli aveva creduto, magari ho il diritto di ricordargli che non è per dividere e litigare che lo votammo in tanti, ma perché si sperava che proprio la sua leggerezza post-ideologica, diciamo così la sua modernità di quarantenne, e perfino il suo cinismo, potessero servire ad aggiungere pezzi al centrosinistra. Non a toglierli.
L'idea che un governo possa cadere sulla prescrizione (materia da legulei, con tutto il rispetto) fa ridere i polli, e per giunta l'Europa intera. Non ci crede nessuno. Non ci crede nemmeno Renzi, che sa benissimo che la prescrizione è solo un pretesto per mantenere lui e il suo partitello nei titoli di apertura dei telegiornali.
2. DA SERRA A RECALCATI: QUEI GONZI DI REPUBBLICA
Daniela Ranieri per ''il Fatto Quotidiano''
"Essendo il sottoscritto uno dei milioni di gonzi che gli avevano creduto, forse farei meglio a tacere", scrive Michele Serra su Repubblica parlando di Renzi. Gli fa onore: non è da tutti ammettere di essersi fatti abbindolare da un individuo di levatura corrente. "Ma in quanto gonzo che gli aveva creduto - prosegue - ho diritto di ricordargli che non è per dividere e litigare che lo votammo in tanti, ma perché si sperava che proprio la sua leggerezza post-ideologica la sua modernità di 40enne, e perfino il suo cinismo, potessero servire ad aggiungere pezzi al centrosinistra".
EAU DE MOI - PROFUMO DI MICHELE SERRA
Purtroppo non è andata così: Renzi ha portato il Pd al 18%, se n' è andato convinto di avere il 40, si ritrova col 3. Ma confermiamo la ricostruzione: quando a noi pareva di avere già abbastanza elementi per ritenere Renzi il tipico bomba che si agita per farsi notare e poi si rivela una gran fregatura, Repubblica pompava la riforma costituzionale toscana come l' ultimo ritrovato del progresso. A maggio 2016 Serra scriveva: "C' è una ineluttabilità, nel renzismo, che da un lato sgomenta, dall' altro chiede di compiersi", il che gli "impediva di essere antirenziano".
All' indomani del referendum ineluttabilmente perso, Serra firmò l' editoriale "La sinistra del no, no, no", in cui attribuiva la Waterloo del leaderino al fuoco amico dei "solidi quadri di partito cresciuti nel materialismo dialettico", "mollemente adagiati nell' eternità virtuosa dell' opposizione", capaci di plagiare 20 milioni di persone contro l' innovatore tosto e progressista. Il cinismo di Renzi gli pareva ancora leggerezza utile alla causa (come s' è visto, non è utile neanche a Renzi: dal letame nascono fiori, dal cinismo di Renzi nasce Marattin). Intanto lo psicanalista della Leopolda Massimo Recalcati ci dava dei conservatoristi, paternalisti e masochisti.
Come la Storia ha dimostrato, non eravamo niente di tutto questo. A costo di essere didascalici: loro erano gonzi, noi eravamo lungimiranti.
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