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Alessandra Coppola per il "Corriere della Sera"
Perché irrompere così?
«No, usiamo le parole giuste - risponde Giorgio Cremaschi -: non è stata un'irruzione, né un blitz. Abbiamo fatto una presenza, com'è nel nostro diritto, per far sentire una voce diversa. Il sindacato deve essere aperto anche alla minoranza».
Eccolo qui il ciclone Cremaschi, un po' affaticato, il cartello verde fosforescente s'è arrotolato, la giacca stropicciata. Ma pur sempre pugnace.
Storico esponente della Fiom - «Mi dice storico perché ho 66 anni...», si schermisce -, un passaggio in Rifondazione Comunista, oggi iscritto allo Spi Cgil di Brescia, il sindacato pensionati, nonché membro del direttivo nazionale.
à sua la prima firma al «documento alternativo» (la mozione di minoranza) che sarà presentata al prossimo congresso Cgil a maggio: 3 per cento dei consensi. Eppure questa sua linea dura e pura contro l'accordo sulla rappresentanza all'interno dei metalmeccanici sta conquistando terreno, in alcune assemblee ha superato il trenta per cento.
Un ritorno alla ribalta in una stagione difficilissima per il sindacato. Per le ragioni esterne ed evidenti della crisi, della chiusura delle aziende, della perdita dei posti. Ma anche per questioni prettamente interne, che distraggono dal dibattito sulle regole e sul lavoro e accendono le luci sullo scontro tra il leader della Fiom Maurizio Landini e il segretario generale Susanna Camusso, sulle logiche congressuali, sulle relazioni (complesse) con la nuova dirigenza del Pd.
In questo scenario, il più dissidente tra i dissidenti è lui, da decenni oppositore di Camusso («Con lei ho solo è sempre litigato - metteva in chiaro in un'intervista - siamo su posizioni opposte, lei riformista io radicale»). In contrasto, spesso, pure con Landini.
Una «presenza» quanto meno vivace all'attivo della Cgil di ieri.
«Siamo stati aggrediti con una violenza senza precedenti - continua Cremaschi -. Siamo stati spinti giù per le scale, insultati con attacchi personali, minacciati, una brutalità mai vista. Abbiamo intenzione di agire in tutte le sedi...».
Eppure gli organizzatori ribadiscono che vi avrebbero lasciati parlare, dopo gli altri delegati (anche se qualcuno ha confessato di temere un suo discorso fiume in stile Fidel Castro).
«La realtà è che ci hanno impedito di parlare. Già all'ingresso hanno fatto delle resistenze e ci hanno fatto togliere alcuni cartelli che dicevano "no all'accordo".
Con il nostro delegato della Funzione pubblica, Nico Vox, ci siamo poi avvicinati al palco e abbiamo chiesto di poter intervenire. Tra dieci, dodici, relazioni favorevoli, avrebbero potuto anche tollerarne una contraria! Siamo stati invece subito circondati dal servizio d'ordine. Uno dei delegati che presiedeva l'attivo dal palco ha detto pubblicamente: "Non è questa la sede per intervenire". Quindi siamo stati aggrediti brutalmente e spinti fuori. Un'assemblea assurda di coloro che sono per il sì a un accordo autoritario che sta distruggendo il sindacato».
Tra i dissidenti c'era anche qualche metalmeccanico, lei è stato un importante dirigente Fiom, al principio sembrava che intervenisse a nome della categoria...
«Non è così: noi ci siamo presentati come la minoranza congressuale della Cgil, sostenitori del documento "Il sindacato è un'altra cosa"».
Che ha il tre per cento, ma tra i metalmeccanici guadagna consensi: rischia di entrare in competizione con il segretario Maurizio Landini...
«Abbiamo avuto posizioni diverse, non ho visto bene i suoi colloqui con il segretario del Pd Matteo Renzi, del quale continuo a pensare tutto il male possibile. Ma dopo il 10 gennaio (la firma dell'accordo sulla rappresentanza dei tre sindacati confederali con Confindustria, contestata da Landini, ndr ) nei fatti siamo molto vicini».
E sempre più lontani da Camusso, in maniera sempre più evidente, forse irreparabile: c'è il rischio di una scissione?
«Al direttivo della Cgil del prossimo 26 febbraio presenterò una mozione di sfiducia nei confronti del segretario generale (non si contano molti precedenti, ndr ). Al sindacato serve un cambiamento radicale. La presenza istituzionale, burocratica della Cgil non corrisponde alla sua funzione reale. à un colosso con i piedi d'argilla. Mi auguro anche nella Cisl analoghe contestazioni dal basso nei confronti del segretario generale Raffaele Bonanni. Detto questo, per farci andare via, devono cacciarci: non saremo noi ad andarcene».
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