javier milei donald trump

MILEI HA VINTO METTENDO DA PARTE LA MOTOSEGA – DIETRO IL 40% OTTENUTO DAL SUO PARTITO ALLE ELEZIONI DI MIDTERM, C’È LA SCELTA DEL PRESIDENTE ULTRALIBERISTA DI RASSICURARE I MERCATI E STABILIZZARE L’ECONOMIA TRABALLANTE – MA IL FRONTE DEL CENTRO-DESTRA AVRÀ 110 SEGGI, LONTANO DAL QUORUM DI 129 DEPUTATI NECESSARI PER VARARE LE RIFORME STRUTTURALI SU FISCO E LAVORO – RAMPINI: “L’INATTESA VITTORIA DI MILEI VIENE VISTA COME UN SUCCESSO DEL TRUMPISMO. MA GLI ELETTORI ARGENTINI HANNO BEN ALTRI PROBLEMI: UN’ECONOMIA SEMPRE SULL’ORLO DELLA BANCAROTTA, CON ALTA INFLAZIONE E LIVELLI DI POVERTÀ SPAVENTOSI”

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1 - LA VALANGA DI MILEI: VITTORIA SENZA MOTOSEGA «È FINITA LA DECADENZA, ADESSO GUARDO AL 2031» VOLANO IL PESO E LA BORSA

Estratto dell’articolo di S. Gan. per il “Corriere della Sera”

 

Javier Milei canta allo stadio Movistar Arena di Buenos Aires

Fortissimi rialzi in Borsa ieri a Wall Street per le obbligazioni e le azioni argentine, all’indomani della netta vittoria del governo di Javier Milei alle elezioni di midterm. I titoli quotati a New York hanno iniziato a registrare un andamento positivo nel pre-mercato e il trend è continuato per tutta la giornata, con picchi fino a +47%, mentre il cambio dollaro-peso crollava per la prima volta da diverse settimane.

 

La conferma che le cose sono andate come gli americani volevano che andassero arriva dal presidente Donald Trump in persona: «Gli Stati Uniti hanno guadagnato un sacco di soldi dalle elezioni in Argentina», ha detto ieri ai giornalisti a bordo dell’aereo che lo portava dalla Malesia al Giappone. Al suo fianco, il segretario al Tesoro Scott Bessent, tessitore del piano di salvataggio da 40 miliardi di dollari che ha dato ossigeno all’altalenante economia argentina e al suo presidente turbo-capitalista.

 

[...]

 

javier milei con donald trump

Il giovanissimo partito di governo, La Libertad Avanza, ribattezzato il Partito Viola per i suoi colori, è risultato primo a livello nazionale, con il 40,7 per cento dei voti, vincendo la sfida con la coalizione peronista, ferma al 31,7 per cento, in quasi tutte le province, compreso quella di Buenos Aires, finora roccaforte dell’opposizione.

 

Da dicembre, quando si insedierà il nuovo Congresso, Milei avrà le spalle ben coperte dai suoi deputati. Contrariamente a tutte le previsioni, La Libertad Avanza, attualmente in minoranza, diventerà infatti la forza trainante della Camera, insieme ai suoi alleati del Pro e di UCR. Il fronte del centro-destra, in totale, avrà 110 seggi.

 

javier milei elezioni di meta mandato

Un aumento importante, anche se ancora lontano dal quorum di 129 deputati che permetterebbe al presidente di varare le riforme strutturali chiave per il suo programma, come la riforma fiscale e quella del lavoro. Milei sarà dunque costretto a fare ciò che gli piace meno: negoziare con i partiti minori, trattare, scendere a compromessi. Una tela necessaria per essere in linea con le richieste del Fondo Monetario Internazionale e del «garante» Trump.

 

Milei ora guarda avanti. Ieri ha persino accennato alla sua rielezione alle presidenziali del 2027 e ha discusso di programmi fino al 2031. «Avrò altri due anni. Se gli argentini vorranno, sei anni; ma il mio obiettivo è lasciare l’Argentina sulla strada per renderla di nuovo grande», ha dichiarato in un’intervista televisiva ad A24, in cui ha tirato diverse stoccate all’opposizione peronista. «In pratica, era come avere un’autostrada a doppio senso, e la loro corsia portava dal Venezuela a Cuba; questo era il modello che proponevano», ha detto. [...]

 

2 - MA DONALD NON C’ENTRA DAL VOTO MANDATO PIENO PER FERMARE I PERONISTI

Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

 

javier milei donald trump

[...]  L’inattesa vittoria elettorale di Milei viene vista come un successo del trumpismo in quell’America latina che è il «cortile di casa» di Washington da due secoli.

Ma gli elettori argentini non sono andati alle urne per questo.

 

Hanno ben altri problemi: un’economia sempre sull’orlo della bancarotta, con alta inflazione e livelli di povertà spaventosi.

 

[...] 

 

javier milei dopo la vittoria alle elezioni di meta mandato 1

Gli argentini hanno più che raddoppiato i voti per il partito di Milei non per omaggiare Trump o Musk. Hanno voluto dare al presidente i mezzi per governare. Hanno voluto dare all’esperimento liberista il tempo necessario, prima di giudicarlo. Hanno bocciato un ritorno al potere dei peronisti, perché il ricordo dei loro disastri è ancora troppo vivo.

 

La memoria storica degli elettori non si è appiattita sugli ultimi due anni, non ha cancellato gli 80 precedenti in cui lo statalismo ha trasformato in mendicante quello che era stato un Paese ricchissimo. Negli anni Trenta del secolo scorso l’Argentina fu una delle nazioni più prospere del pianeta, tuttora la sua dotazione in ricchezze naturali è invidiabile.

 

javier milei - crisi del peso

Milei ha attirato su di sé il dileggio internazionale per i suoi modi a dir poco pittoreschi. Ma dietro la provocazione della motosega con cui ha promesso di tagliare la spesa pubblica, molti argentini vedono la sostanza: l’assistenzialismo li ha rovinati, forse è il momento di provare l’economia di mercato, pur sapendo che la transizione è dolorosa.

 

Milei si ispira più a Ronald Reagan, Margaret Thatcher, Milton Friedman, che non a Trump. In questo senso è più vicino alle idee di Musk che non al comportamento populista del presidente americano.

 

javier milei elezioni di meta mandato

L’appoggio di Trump gli sarà utile. Gli Stati Uniti restano gli azionisti di maggioranza relativa del Fmi e grazie a loro continuerà il salvataggio in corso, un programma di prestiti dell’ordine di 44 miliardi di dollari. A questo si aggiungeranno aiuti Usa che potrebbero valere quasi altrettanto.

 

Per Washington l’Argentina è un alleato prezioso nella nuova sfida geopolitica in tutta l’America latina. Trump vorrebbe ridimensionare il ruolo della Russia e soprattutto della Cina che attraverso aiuti militari e varie organizzazioni — Brics o Nuove Vie della Seta — influenzano un arco di paesi che va da Cuba al Venezuela al Brasile.

 

javier milei donald trump

Non è una partita nuova, dai tempi di James Monroe (1823) a quelli di Theodore Roosevelt, fino a Kennedy, Nixon e Reagan, gli Stati Uniti hanno sempre avversato le influenze esterne nel loro emisfero. Con Trump cambiano stile, modi, linguaggi e regole d’ingaggio, ma la realtà sottostante è vecchia quanto lo status di superpotenza degli Stati Uniti.

javier milei dopo la vittoria alle elezioni di meta mandato 2Javier Milei canta allo stadio Movistar Arena di Buenos Aires javier milei - crisi del pesoJavier Milei canta allo stadio Movistar Arena di Buenos AiresJavier Milei canta allo stadio Movistar Arena di Buenos AiresJavier Milei canta allo stadio Movistar Arena di Buenos Airesjavier milei dopo la vittoria alle elezioni di meta mandato 5