FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Nel coro del web-terrorismo ecco gli Shebab. Non certo ultimi, perché usano questo strumento da anni, ma rapidi nell’inserirsi. Con un filmato postato sul web e pescato dalla solita Rita Katz, l’esperta che va caccia di segnali islamisti, il movimento qaedista somalo ha preso di mira i centri commerciali in Occidente.
Posizione in linea con le minacce che appaiono su Internet. Ieri, infatti, è comparso un altro monito all’Italia, attribuito sempre dalla ricercatrice all’Isis. Il nostro Paese deve evitare di scendere in guerra, altrimenti il Mediterraneo sarà «colorato dal sangue dei cittadini» italiani, possibili vittime di azioni di «lupi solitari». Tutto da vedere però quanto sia attendibile.
Più consistente l’intervento dei terroristi del Corno d’Africa che hanno giocato sul ricordo di quanto avvenuto il 21 settembre 2013 al Westgate di Nairobi. Quasi 70 morti nell’attacco con presa d’ostaggi. «Se un pugno di mujaheddin ha tenuto in scacco il Kenya per una settimana, figuriamoci cosa possono fare in Occidente o in centro gestito da ebrei», hanno affermato gli estremisti elencando i possibili bersagli: il Mall of America in Minnesota, il West Edmonton in Canada, Oxford Street a Londra, Le Forum des Halles e Les Quatre Temps in Francia.
Nuove minacce Isis via Twitter, bandiera sul Colosseo
Il video ha avuto una coda immediata. Negli Stati Uniti sono scattati suggerimenti, anche da esponenti governativi, a stare in guardia quando si va a fare lo shopping. Parole che però sono apparse a qualcuno esagerate, anche perché l’Fbi e la stessa Homeland Security hanno negato l’esistenza di minacce specifiche.
Il comunicato ha racchiuso alcuni aspetti interessanti. Il primo è la conferma della «passione» dei terroristi per questo tipo di obiettivi: i loro documenti sono pieni di riferimenti e inviti ad attaccarli. Dai tempi di Osama fino a quelli del Califfo. Il secondo punto è più generale e riguarda il modus operandi. L’intera falange jihadista o Isi gioca d’anticipo citando sul web ogni tipo di target.
Il Colosseo, un grande magazzino, la Torre Eiffel o qualsiasi altro simbolo. È una lista infinita di luoghi e Paesi. Poi aspettano (e sperano) che un singolo militante oppure un commando entri in azione. A quel punto il legame tra l’organizzazione e gli esecutori si crea in automatico, permettendo al movimento di rivendicare la paternità del gesto. È altrettanto evidente il risvolto mediatico, sottolineato anche dalle fonti americane: se i terroristi vogliono compiere un attentato non si comprende perché dichiarino in anticipo dove lo faranno.
Infine gli Shebab hanno giocato «in casa». Non è per caso che abbiano indicato il Mall di Bloomington, in Minnesota. La Stato americano ospita una delle più grandi comunità somale d’America dove i terroristi hanno reclutato numerosi elementi, compresi alcuni che sono poi morti in attacchi suicidi a Mogadiscio.
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