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Domenico Ferrara per Il Giornale.it
Esploso in un attimo, come una bolla di sapone. La Caporetto del Movimento 5 Stelle è in Sicilia. Nella terra del Gattopardo è cambiato tutto per non cambiare nulla.
O meglio, il cambiamento c'è stato, ma è durato otto mesi. Basta comparare i dati delle regionali dell'ottobre 2012 con quelli delle comunali del 10 giugno per scorgere il profondo abisso in cui sono sprofondati i grillini.
A Catania, dal 16,6% si è passati a circa il 3%. Se si torna indietro alle politiche di febbraio, il risultato è ancor più catastrofico: nella città etnea il M5S aveva registrato alla Camera un 31,86% e un 28,5% al Senato. Numeri da capogiro ridotti drasticamente. Non va meglio a Messina, dove la candidata grillina MAria Cristina Saija non arriva nemmeno a quota 3%.
Sono lontani i tempi della traversata a nuoto sullo Stretto, del 13,8% raggiunto alle regionali dell'ottobre scorso, del 23,2% del Senato e del 27,6% della Camere alle ultime politiche. Eppure non è passato nemmeno un anno. Il tutto aggravato da un astensionismo record con oltre mezzo milione di siciliani rimasto a casa.
Nell'altro capoluogo di provincia, a Siracusa, il candidato pentastellato Marco Ortisi non va oltre il 6%, percentuale ben lontana dal 22% delle ultime regionali. Unica magra consolazione riguarda Ragusa, dove Federico Piccitto con circa il 16% va al ballottaggio col centrosinistra. Ma proprio Ragusa è la città col maggior calo di affluenza. E, inoltre, se si guarda al 28% dell'ottobre scorso, la perdita di voti c'è stata, eccome.
Cifre sconfortanti anche nei Comuni in cui Grillo aveva tenuto i suoi comizi: da Menfi (Agrigento) a Modica, da San Giovanni Gemini (Agrigento) a Grammichele (Catania) passando per Mascaluci e Comiso, ma non solo. A Riesi (Caltanissetta), una delle ultime tappe di Grillo, il candidato del M5S è arrivato terzo, pur aumentando i voti delle scorse regionali. Non è servito girare la Sicilia col camper, non sono serviti gli spettacoli, le urla, le invettive contro il sistema partitico. Oggi, in Sicilia, ha vinto proprio questo sistema, formato principalmente dalla coalizione che annovera Il Megafono di Crocetta, il Pd e l'Udc. Anche l'osannato "modello Sicilia" oggi risulta azzoppato.
"Il calo in Sicilia del Movimento 5 stelle è responsabilità delle scelte di Grillo a livello nazionale che ha deluso parte dell'elettorato quando ha impedito la formazione di un governo di centrosinistra nazionale più che dall'operato del movimento regionale", ha sentenziato Crocetta, pur precisando di voler mantenere un dialogo con i grillini.
Simile l'analisi di Matteo Renzi: "Grillo non ha sbagliato la domanda, ha sbagliato la risposta, non combatti la brutta politica con l'antipolitica, ma mettendo dei politici seri. I cittadini che ti hanno votato volevano che tu facessi qualcosa e non che restassi sull'albero a cantare".
Al di là delle opinioni, è indubbio che nonostante Grillo abbia presenziato nei quattro capoluoghi siciliani in cui si è votato e in altri comuni, non sia riuscito a spingere l'elettorato nella sua direzione. Dall'essere il primo partito con 15 deputati eletti all'Ars all'essere snobbato alle urne il salto del Grillo è stato breve. E inaspettato.
SCATOLA DI TONNO VUOTA PARLAMENTO ITALIANO BEPPE GRILLO Beppe Grillo sul palco di piazza del popolo BEPPE GRILLO DAL TRENO BEPPE GRILLO CON ALCUNI ATTIVISTI CINQUE STELLE BEPPE GRILLO NUOTA NELLO STRETTO DI MESSINA ENZO BIANCO MATTEO RENZICrocetta
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