
DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER…
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1 ¬- Va bene che essere ministri a soli quarant'anni, nonostante la scarsa esperienza, è già una gran figata. Va bene che lo stipendio è buono, la visibilità più che discreta e che se Renzie non fa stupidaggini la carriera è assicurata. Va bene tutto. Ma ore e ore di riunioni, mentre là fuori è primavera e ci sono tanti bei negozi e tante belle mostre da visitare, sarebbero un'atrocità per chiunque. E allora durante uno di questi vertici parte l'sms secco, sincero, della signora ministra: "Che rottura di palle!". Le avevano detto che con Pittibimbo il divertimento era assicurato. Non vale.
2 - Dalla parte di Mauro Bonaretti, che da "city manager" (wow!) di Reggio Emilia si trovò segretario di Palazzo Chigi. Il Grande Capo Renzie, uno convinto che il meglio della classe dirigente italica si trovasse già da tempo nella campagne toscane, decide che bisogna paracadutare a Roma anche il capo dei vigili di Firenze, Antonella Manzione. La nomina della Manzione come capo ufficio legislativo di Palazzo Chigi fa ridere un po' tutti, ma lui se ne frega.
Poi però arrivano i magistrati della Corte dei conti e bocciano la Manzione. Allora Pittibimbo s'incavola di brutto. Specie quando gli spiegano che la Manzione andava nominata prima dirigente generale dello Stato e poi, anche solo qualche giorno dopo, capo dipartimento. Una paraculata fatta cento volte da qualunque governo, ma alla quale Delrio e Bonaretti non sono arrivati. E la colpa è finita tutta sul povero "city manager", che adesso rischia la poltrona.
3 - La solitudine, a volte è meglio di certe compagnie. Ma è pur sempre solitudine. Giovanni Toti ha capito subito che nella sede di San Lorenzo in Lucina non è che lo aspettassero con le fanfare. Falchi, colombe e lealisti lo guardano con sospetto. Del resto lui è stato scelto direttamente dal Banana per controllarli e, se possibile, pensionarli.
E allora s'è piazzato in un ufficio un po' isolato al primo piano, lontano dai Verdini e dalla Santadechè, e fa vita quasi monastica. Si fa i suoi incontri riservati lontano da occhi indiscreti, ma ogni tanto gli manca il simpatico casino delle redazioni Mediaset. Il Pupino murato, lo chiamano con rabbia i nemici di Farsa Italia. Ma è una rabbia un po' impotente.
4 - Momenti di sincero panico alla sede dell'Ama, la municipalizzata della monnezza romana, venerdì scorso. Verso le 11, i dipendenti hanno visto arrivare due auto della Guardia di Finanza con tanto di lampeggiatore acceso e hanno pensato: arieccoli, chissà che hanno trovato questa volta.
Dopo la Parentopoli nera di Alè-danno e le inchieste sul "Supremo" Manlio Cerroni, quello di Malagrotta, c'è ormai da aspettarsi di tutto. E invece si trattava di due generali che andavano dall'ad Daniele Fortini a firmare un accordo sulla raccolta differenziata (la faranno anche le Fiamme Gialle di tutta la provincia). Per questa volta sospiro di sollievo, ma si può vivere così?
5 - Grande amarezza a Palazzo Grazioli, dove il Cerchio magico è sempre meno magico. Dopo l'addio di Paolo Boniauti, sono in partenza verso il Nuovo Centrodestra di Alfano anche due berlusconiani storici come Giorgio Lainati e Jole Santelli. Grande amarezza perché Silvio ha capito perfettamente che Cesare Previti tifa Ncd, senza se e senza ma.
6 - Giggino Gubitosi se n'era davvero convinto: una poltrona di prima fila tra Poste ed Enel gli sarebbe arrivata, e lui avrebbe salutato la Rai sventolando improbabili risanamenti. Peccato che al momento Renzie non abbia alcuna voglia di aprire una nuova guerra in viale Mazzini per la direzione generale.
E quindi Gubitosi resta in Rai tutto il prossimo anno, con un 2014 che si presenta finanziariamente in salita, visto che ci sarà da contabilizzare il maxi-esborso per i diritti tv del Mondiali pallonari. Tanta amarezza anche dalle parti di Rai Cinema, dove il gran capo Paolo Del Brocco pregustava già la successione a Gubitosi.
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