LE MIRABOLANTI IMPRESE DI GIANPI TARANT-ENI - SOLO UN MESE PRIMA DI ESSERE ARRESTATO GIANPI PUNTAVA ANCORA AL COLPACCIO: UN AFFARE CON L’ENI DA “40-50MILA € AL MESE” - INSIEME AL COMPARE LAVITOLA VOLEVA METTERE LE MANI SU BONIFICHE AMBIENTALI E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI TOSSICI, TRAMITE L’AMICO IMPRENDITORE PINO SETTANNI - IL LATITANTE VALTERINO DISSE: BERLUSCONI PREME SU SCARONI…

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Carlo Bonini e Giuliano Foschini per "la Repubblica"

«Speriamo di chiudere l´affare con l´Eni». Due anni dopo l´outing di Patrizia D´Addario, un mese prima di essere arrestato dalla procura di Napoli, Gianpaolo Tarantini non smette di sognare in grande. E dopo aver accarezzato le grandi commesse di Finmeccanica e protezione civile, mentre munge contante al presidente del Consiglio agitando lo spettro delle intercettazioni baresi, si prepara a chiudere l´affare che lo deve rimettere al mondo con il colosso italiano dell´energia.

Non da solo, va da sè. Con il compare Walter Lavitola.
Il business ha a oggetto le bonifiche ambientali e lo smaltimento di rifiuti tossici dello stabilimento Eni di Taranto. Ed è documentato in parte dalle intercettazioni telefoniche della procura di Napoli e in parte dal lavoro dell´antimafia pugliese che da tempo indaga sul ciclo dei rifiuti.

Siamo nella primavera 2011. Convinto che la bufera barese si sia raffreddata, Tarantini dalla sua casa ai Parioli a Roma, decide di rientrare nel gioco grande. Il format è sempre lo stesso: l´amicizia ricattatoria con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, un colosso di Stato, un «facilitatore» (Walter Lavitola) e un imprenditore pugliese.
Il « socio» da tirare dentro questa volta non si chiama Enrico Intini ma Pino Settanni, imprenditore dei rifiuti,titolare tra le altre della discarica Ecolevante di Grottaglie, centroa pochi chilometri da Taranto, e di una serie di società leader nelle bonifiche ambientali.

Settanni, per lo meno così ricostruiscono le intercettazioni di Napoli, si rivolge a Tarantini ritenendo fosse l´uomo giusto per entrare in contatto con i vertici dell´Eni. E in fondo, forse non sbagliava, dal momento che l´affare in qualche maniera arriva anche all´orecchio del presidente del Consiglio. Che, a dire di Lavitola, si attiva con Scaroni per assicurarne il buon esito.

Siamo ora a metà giugno. Racconta Tarantini ai pm napoletani: «Settanni aveva chiesto di essere inserito tra le grandi aziende con cui l´Eni faceva bonifiche attraverso una società che ora non ricordo come si chiama. Io Settanni lo conosco bene, ho solo un amico di cui potermi fidare ed è lui, Mi diceva: "Gianpaolo, se ti danno quello te la gestisci tu, ti faccio un contratto di direttore commerciale, facciamo due conti, ti prendi il compenso più alto e tu diventi completamente autonomo". Parliamo che potevo gestire cifre - almeno per quello che diceva lui - di 30, 40, 50 mila euro al mese. E finalmente potevo levarmi... Potevo essere autonomo».

Per Tarantini è un´altra di quelle occasioni da non perdere. Un altro «affare della vita». Chiede aiuto a quel traffichino dell´amico Lavitola. Che - «secondo me prendendomi in giro» dice Tarantini ai magistrati - gli assicura una copertura. E´ il 16 giugno. Lavitola è all´estero. Non dimentica gli affari, però. Quella mattina in calendario c´era un incontro proprio con Settanni e un dirigente dell´Eni.

Lavitola riceve una telefonata dalla moglie di Tarantini, che lui chiama "Minnie", che ha partecipato al vertice perché Lavitola è fuori mentre Tarantini è bruciato: «É su tutti i giornali, può essere controproducente» ammette la signora. «Minnie - annota la Digos di Napoli - gli comunica che l´appuntamento è andato benissimo. Che la firma è prevista a fine giugno e sono tranquilli, tutto apposto».

Lavitola è contento. «Ha chiamato "Scarone" (ndr, probabilmente si tratta dell´amministratore delegato dell´Eni, Paolo Scaroni) - scrive la Digos - da un telefono sicuro dell´hotel Sheraton, "perché non sono scemo e cretino", e racconta gli ha detto che quello (ndr, Berlusconi) ci sta pressando moltissimo"».

Sostiene Lavitola, quindi, che il presidente del Consiglio starebbe facendo pressioni sull´amministratore delegato dell´Eni per aiutare Tarantini. Di questa storia, Scaroni dice di non sapere nulla. Al contrario Tarantini racconta ai pm che l´affare era chiuso: «Entro il 30 giugno la firma. E a luglio la cantierizzazione». La commessa subirà poi un rallentamento. Ancora una volta non c´è tempo. Meno di una settimana prima Panorama racconta infatti che Lavitola e Tarantini sono indagati per estorsione ai danno del presidente del Consiglio dalla procura di Napoli. L´ennesimo assalto al cielo di Tarantini finisce nella polvere.

 

LAVITOLA E BERLUSCONI INSIEME A PANAMAGIANPIERO TARANTINIscaroni ENRICO INTINI