DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
BOSCHI
Sergio Rame per Il Giornale.it
MARIA ELENA BOSCHI E PIERCARLO PADOAN
Pressato di banchieri, che lo incalzavano durante gli incontri del Fondo Monetario internazionale a Washington, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha tirato fuori tutti i suoi mal di pancia con il sottosegratrio alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. Il retroscena, pubblicato oggi dal Corriere della Sera, rivela lo scontro di poteri nel governo. Uno scontro tra "Palazzo Chigi uno", dove siede il premier Paolo Gentiloni, e "Palazzo Chigi due", dove siede la Boschi.
Il braccio di ferro va avanti da un po' di tempo. Uno scontro che ha parecchi conflitti di interessi. Non da ultimi quelli legati ai fallimenti di alcuni istituti, come Etruria e Monte dei Paschi di Siena, e la gestione delle crisi bancarie da parte di via Nazionale. Per questo, tra i presenti al summit di Washington, non c'è stato bisogno di precisare che quelle parole irritate fossero una critica nei confronti di Gentiloni.
"Chi era in quella riunione - scrive, infatti, il Corriere dell Sera - ha avuto l'impressione che il ministro parlasse di una persona in particolare: Maria Elena Boschi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e riferimento nel governo per il segretario del Pd, Matteo Renzi". Nel gergo, che si è formato in queste ultime settimane di scontro sulla nomina per la presidenza della Banca d'Italia, veniva usato "Palazzo Chigi due" per indicare la Boschi, mentre con "Palazzo Chigi uno" si intendeva appunto Gentiloni.
A far infuriare Padoan, sempre secondo il retroscena del Corriere della Sera, sarebbero state "le misure per facilitare lo smaltimento di 240 miliardi di crediti in default nei bilanci delle banche italiane, imperniate su procedure legali rapide per la presa di possesso degli immobili presentati in garanzia dai debitori insolventi".
Quei provvedimenti sarebbero stati inseriti nella prima versione della legge di Bilancio inviata dagli uffici di via XX Settembre alla presidenza del Consiglio. In un secondo momento, però, sarebbero stati cancellati da "una mano di Palazzo Chigi". Ieri, sarebbero ricomparsi, "depotenziati ma sempre in vita, dunque suscettibili di aggiunte in Parlamento".
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