LA MOGLIE TOGATA DI VESPA PUNGE ‘’IL FATTO’’ - “LETTA E GALLIANI ERANO IMPUTATI PER PRESUNTI ILLECITI NELL’ASSEGNAZIONE DELLE FREQUENZE; DE BENEDETTI, COME AMMISE LUI STESSO, AVEVA PAGATO ALCUNI MILIARDI PER CORROMPERE AL MINISTERO DELLE POSTE CHI AVEVA GARANTITO ALLA OLIVETTI L’ACQUISTO DI TELESCRIVENTI OBSOLETE. DALL’ASTENSIONE PER L’UNO, DUNQUE, NON CONSEGUIVA ALCUN DOVERE DI ASTENSIONE PER L’ALTRO” - “ANALOGA INSINUAZIONE, AVANZATA NEL 1997 DA ‘LA REPUBBLICA’, COSTÒ A DE BENEDETTI 80 MLN DI LIRE”…

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Gentile Direttore,
"Il Fatto Quotidiano" del 20 gennaio scorso ospita una anticipazione del libro "Eutanasia di un potere" di Marco Damilano in cui si attribuisce all'ingegner Carlo De Benedetti la seguente frase: "C'erano tre mandati di cattura, per me, per Gianni Letta e per Adriano Galliani. Il gip Augusta Iannini disse di avere ottimi rapporti di famiglia con Letta e con Galliani, per via del marito Bruno Vespa, e che non poteva essere obiettiva. Io obiettai che questo valeva anche per me, al contrario, per i miei pessimi rapporti con Berlusconi. Comunque ci fu un interrogatorio, chiarii la mia posizione, uscii di prigione e nel processo venni assolto (in parte per prescrizione, ndr)".

Analoga insinuazione sulla mia presunta mancanza di obiettività nell'emettere nei confronti di De Benedetti ordinanza di custodia cautelare come richiesto dalla Procura della Repubblica di Roma, avanzata in verità nel 1997 con accenti più temerari da "La Repubblica", costò alla società editrice controllata da De Benedetti una condanna di risarcimento in mio favore di 80 milioni di lire.

Nella sentenza il Tribunale di Roma afferma infatti che "il pezzo giornalistico accosta in modo suggestionante fatti reali per ingenerare nel lettore la convinzione che l'attrice sia un giudice non imparziale" e che, invece "l'ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta della Procura nei confronti dell'ingegner De Benedetti è abbondantemente motivata, mettendo in luce una serie di elementi esistenti a carico dell'indagato".

Nella stessa sede veniva condivisa la mia decisione di astenermi nei confronti di Letta e Galliani. In realtà, si trattava di due procedimenti nettamente distinti, nel numero e nell'oggetto: Letta e Galliani erano imputati per presunti illeciti nell'assegnazione delle frequenze; De Benedetti, come ammise lui stesso nell'interrogatorio di garanzia, aveva pagato alcuni miliardi per corrompere al ministero delle Poste chi aveva garantito alla Olivetti l'acquisto di telescriventi obsolete. Dall'astensione per l'uno, dunque, non conseguiva alcun dovere - neppure sotto il profilo dell'opportunità - di astensione per l'altro.

Augusta Iannini

 

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