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Marinella Venegoni per "La Stampa"
Giulio Rapetti Mogol è a dir poco arrabbiato. Per tutta la giornata di ieri, dalla sua bellissima scuola del Cet, ad Avigliano Umbro, ha risposto al telefono a gente che gli chiedeva notizie dell'Inno della Lega, e che parole avesse intenzione di cambiare nel testo che aveva scritto, per andare incontro alle richieste del presidente della Regione Lombardia Maroni che non ne sarebbe stato soddisfatto. Ma la strada che da Battisti porta alla Padania non è ancora stata aperta. Mogol racconta una storia tutta diversa.
Che cosa è successo, Giulio?
«Raccontano balle incredibili, in giro. Tutto è molto semplice, invece. Ero andato alla Regione Lombardia a fare un contratto che era stato firmato da Formigoni, per le borse di studio nei Conservatori ai ragazzi della mia scuola. Sono andato a parlare con l'assessore alla Cultura, Maroni si vede che ha saputo che ero lì e mi ha mandato a chiamare per salutarmi. Ci conoscevamo, abbiamo anche giocato a pallone. Lei lo sa che io non ho partito, ma mi piaceva come ministro dell'Interno».
E Maroni che le ha chiesto?
«Mi ha detto: "Ti sentiresti di scrivere l'Inno della Lombardia?". Gli ho spiegato che io scrivo solo dopo aver ascoltato la musica, e gli ho detto che gli avrei fatto sapere. Sono andato a casa, mi sono ricordato di una musica di Lavezzi, bellissima: la canzone si chiamava in nuce "Per la gloria", era intitolata all'ecologista Chico Mendez nel giorno del suo funerale, una roba bella di gente che cantava sotto la pioggia. Ho provato a fare un nuovo testo, mi è venuta questa storia di me da bambino, che vivevo - a Milano - in strada, "dove la gente si prestava".
Ho scritto della vita semplice, di come ho vissuto io. Parlo della "Lombardia grande terra mia", di gente operosa "Coraggiosa senza una bugia", della mia Milano "Senza odio per nessuno": appunto cose di una volta, dei miei tempi. Ho scritto: "Terra piana, la Padana". Padana, e non Padania. à venuta bene, ma per realizzarla ci vuol tempo. E poi prevede cori intrecciati, ci vuole un gruppo grosso di giovani a cantare e lo stavamo preparando».
Fino a ieri, quando i media hanno iniziato a chiamarla...
«Ma sì, quello del Fatto Quotidiano mi ha detto: "Ma lei perché lo ha scritto?" con un fare aggressivo incomprensibile: perché io non ho scritto l'Inno della Lega, ma l'Inno della Lombardia, della mia Terra. Ma le pare possibile? Qui c'è gente che vuole strumentalizzare».
Maroni l'ha chiamata davvero per fare correzioni?
«Sì, Maroni mi ha chiamato e mi ha spiegato: "ho detto che mi piaceva, ma che lo volevo più rock". Perché lui è un rockettaro. Mi ha anche detto: "mi piacerebbe ci vedessimo con Lavezzi". E Maroni non mi ha chiesto l'Inno della Lega, mi ha chiesto quello della Lombardia. L'Inno, intanto, non lo ha sentito nessuno, e tutti ne stanno parlando male».
maroni sul palco con bossi a pontida MOGOL Mario Lavezzi e moglie
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