
PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL…
Marco Alfieri per "La Stampa"
Luna di miele terminata? E' ancora presto per dirlo ma cresce sotto Natale la schiera di economisti che bocciano la manovra dell'illustre «collega» Mario Monti.
Dal mondo accademico arrivano ad esempio decine di adesioni alla lettera-appello al premier promossa da Gustavo Piga, docente all'Università di Roma Tor Vergata. Per l'economista tra le stesse norme Ue ci sarebbe la pezza giustificativa per evitare il definitivo avvitamento italiano: «raggiungere il bilancio in pareggio nel 2013 non è più necessario», scrive Piga. «Monti si appelli alla normativa per negoziare con Bruxelles e con il Consiglio Europeo una politica fiscale meno recessiva», in modo tale che al nostro paese, «a causa di una grave recessione economica», venga riconosciuta «la possibilità di superare il valore di riferimento del rapporto disavanzo pubblico-Pil in via eccezionale e temporanea».
Anche per il sito Sbilanciamoci, già protagonista di una recente «controfinanziaria», è di ben altra manovra che ha bisogno il paese: «è necessario si legge nel documento - ridurre le spese militari e cancellare le grandi opere; bisogna inserire la tassazione dei patrimoni e delle rendite. E con i soldi raccolti - oltre che ridurre il debito - bisogna salvaguardare i redditi, le pensioni, i risparmi e investire nell'economia verde e nelle piccole opere».
Sulla scia di un'analoga iniziativa lanciata in Francia da Susan George, Francois Chesnais, Etienne Balibar, «Rivolta il Debito» lancia a sua volta l'appello per un Audit pubblico dei cittadini sul debito. «Vogliamo rivederlo in profondità per impostare un'altra politica economica alternativa a quella avanzata dai vari governi che si sono succeduti in questi anni e improntata alla redistribuzione della ricchezza, alla valorizzazione dei beni comuni, del lavoro, del welfare, dell'ambiente contro gli interessi del profitto e della speculazione finanziaria», si legge nel manifesto. Tra i primi nomi dei mille firmatari ci sono Fausto Bertinotti, Salvatore Cannavò, Massimo Carlotto, Giulietto Chiesa, Giorgio Cremaschi, Loretta Napoleoni, Giovanni Russo Spena e Gianni Vattimo.
Infine, in un'altra lettera aperta, una ventina di docenti di economia prevalentemente dell'Università di Torino chiedono al premier Monti perchè la ricchezza «liquida - titoli, depositi, investimenti finanziari sfugga del tutto alla manovra». In questo modo viene «annullata la pretesa di equità con cui il governo si era presentato agli italiani. In sostanza - continua la lettera - ci sembra che ci siano molti argomenti a favore di una tassazione con un'aliquota non predatoria dei grandi patrimoni mobiliari, che non ci siano validi argomenti contrari sul piano dell'efficienza economica e che non vi siano rilevanti ostacoli di natura tecnica tali da impedirne l'adozione».
Dopo la messe di appelli, adesso tocca a Monti, se vorrà , ascoltare i colleghi.
"Invito a rinviare il pareggio di bilancio negoziando con la Ue misure più morbide"
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