moscovici

IL GIORNO PIÙ BUIO PER MOSCO-WC - L'ITALIA CEDE FINO AL 2,04% E LUI DICE ''ANCORA NON CI SIAMO'', COME UN SADICO CHE VUOLE VEDERE IL SANGUE. MA NÉ I MERCATI NÉ I COLLEGHI DELLA COMMISSIONE UE GLI DANNO RETTA, E A FINE GIORNATA È COSTRETTO A DICHIARARE: ''L'ITALIA HA FATTO UNO SFORZO CONSISTENTE, VOLEVO DIRE CHE ANCORA L'ACCORDO NON È DEFINITIVO'' (SE, VABBÈ). DOPO AVER DATO L'OK ALLA FRANCIA PRIMA ANCORA DI LEGGERE I NUMERI, LA SUA CREDIBILITÀ È FINITA. PURE A BRUXELLES

1. IL CUGINO «ITALO-SCETTICO»

Massimo Franco per il “Corriere della Sera

 

Definirlo un anti-italiano sarebbe ingiusto. Semmai, un italo-scettico che vede i suoi «cugini» mediterranei come francesi mal riusciti. Pierre Moscovici, socialista parigino, 61 anni, commissario europeo agli Affari economici, politico a tutto tondo, è stato una delle sponde incontrate dal governo nella trattativa, insieme col presidente Jean-Claude Juncker. E, almeno in apparenza, la sponda di Moscovici e di Juncker è apparsa la più disponibile verso l' Italia, dopo che il premier Giuseppe Conte ha ripreso in mano la trattativa. Nel resto della Commissione, la voglia di «punire» il governo di Roma andando avanti sulla procedura di infrazione è rimasta prepotente.

moscovici

 

 Su questo, fino a mercoledì sera, convergevano i giudizi di Palazzo Chigi e Quirinale. Eppure, in questi mesi le parole del commissario francese contro la maggioranza Movimento Cinque Stelle-Lega sono state spesso tra le più abrasive e irritanti. E la frase con la quale ieri ha quasi rimesso in bilico il compromesso raggiunto dal premier Conte, sostenendo che «l' Italia dovrebbe compiere ulteriori sforzi per il Bilancio 2019», ha gelato il governo.

 

Il fatto di avere aggiunto che «è un passo nella giusta direzione, ma ancora non ci siamo: ce ne sono altri da fare, forse da entrambe le parti», non ha rassicurato molto. La sua uscita ha rianimato tutte le diffidenze di un esecutivo dichiaratamente populista nei confronti delle istituzioni di Bruxelles.

 

moscovici la francia puo sforare il 3 percento

Mentre la base grillina accusava il vicepremier Luigi Di Maio di avere «calato le braghe» sull' altare europeo, e in parte anche quello leghista, Moscovici ha mostrato un volto odiosamente bifronte: indulgente per i provvedimenti annunciati da Emmanuel Macron, spinto a prenderli non da un voto democratico ma solo dalla «piazza» violenta dei gilet gialli; arcigno nei confronti di un' Italia che, per quanto dopo molti errori, ha mostrato di sapersi imporre un simulacro di autodisciplina finanziaria.

 

Ed è rispuntata la vulgata di sempre. Le ha dato voce il presidente grillino della Camera, Roberto Fico. «Due pesi e due misure significherebbe un' Europa non equilibrata, con figli e figliastri. Questo non è possibile, non ci voglio e non ci posso credere», ha intonato ieri proprio da Parigi. E spiegare le differenze tra la situazione italiana e francese è diventato difficile: anche perché lo sfondamento dei conti al 3,5 per cento previsto da Macron oltrepassa di gran lunga quello del nostro governo, che è sceso dal 2,4 iniziale al 2,04 nel rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo.

moscovici e macron

 

Ma il problema è perché Moscovici abbia voluto correggere l' immagine positiva che i colloqui di Conte avevano trasmesso. Su un punto c' è una certa concordanza: nelle vesti di arbitro più o meno neutrale, il commissario agli Affari economici si trova a disagio. È un socialista che come ministro dell' Economia del proprio Paese non ha brillato per rispetto dei conti, anzi. E dal 2014, nominato commissario Ue, ha dato ai governi di centrosinistra di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni circa 40 miliardi di euro per la flessibilità. Ha creduto alle promesse di riforma dell' Italia.

 

E ora esita a fidarsi sia del contenuto della manovra portata da Conte su mandato della sua maggioranza, sia di quella coalizione in sé. La considera il nucleo duro di forze che vogliono scardinare gli equilibri dell' Ue.

 

E questo alla vigilia di elezioni europee a maggio del 2019, che forse per la prima volta saranno le più politiche della storia.

 

il leghista mauro zanni su moscovici

D' altronde, nell' Eurogruppo gli umori anti-italiani sono lievitati sull' onda delle risposte sprezzanti date a lungo da Di Maio e Salvini alla Commissione. I Paesi nordeuropei tendono a contrapporre le loro virtù calviniste e luterane al lassismo cattolico dell' Italia mediterranea. Solo da qualche settimana M5S e Lega hanno cambiato registro, dopo avere depositato uno strato di risentimento che la Commissione ha cercato di assottigliare. La mediazione del premier Conte, insieme con i rammendi diplomatici del ministro degli Esteri, Enzo Moavero, e la mediazione invisibile del capo dello Stato, Sergio Mattarella, hanno riaperto i canali in extremis.

 

Ma Moscovici sa di dover respingere l' accusa degli altri Stati, di essere sensibile alle richieste dell' Italia per assecondare gli eccessi della sua Francia. Tanto più che, orfano di un Psf ai minimi termini, dovrà cercare una nuova famiglia politica, magari nei paraggi di Macron.

 

I maligni arrivano a raffigurarlo come portatore di interessi d' Oltralpe che non vedono male un crollo dell' economia e della Borsa italiane, per fare shopping a buon mercato nel nostro sistema industriale e finanziario. Forse è troppo. Moscovici è solo figlio di un europeismo in affanno, e di una politica nella quale nazionalismo e spregiudicatezza vanno a braccetto. Pronto ad aiutare l' Italia, ma solo a patto che l' Italia sia in grado di aiutarsi da sola.

 

 

 

moscovici macron

2 - MOSCOVICI ABBAIA ANCORA PERÒ I MERCATI LO SNOBBANO

Mario Giordano per “la Verità

 

Nemmeno un saltellino dello spread. Nemmeno un sussulto della Borsa. Nemmeno una reazione piccata dall' Italia. Che ne so?, un tweet di Matteo Salvini, ovviamente dopo quello assai più rilevante con la tazza di caffè. Niente. Nemmeno un post su Facebook di Luigi Di Maio, dopo quello per denunciare furbetti con la targa straniera. Niente di niente.

 

Le parole mattutine di Pierre Moscovici contro l' Italia sono cadute nel vuoto come un pensiero dentro la testa di Cicciolina. Il governo Conte non le ha commentate. I suoi colleghi della Commissione europea non le hanno prese in considerazione. E così alla fine della giornata non resta che il ricordo di un attacco andato clamorosamente a vuoto, come accade a certi bomber ormai bolsi quando provano a tirare la palla in porta. E invece la spediscono alle stelle.

TRIA E MOSCOVICI

 

E dire che il bomber bolso Moscovici ce l' aveva messa tutta per cercare di far male all' Italia. Appena visto che le cose fra Giuseppe Conte e Jean Claude Juncker si erano messe per il meglio e che l' accordo fra Italia e Ue attorno alla nuova soglia del 2,04 sembrava vicino, se n' è uscito con una delle migliori interpretazioni da cowboy cattivo: «Il 2,04 per cento non basta, ancora non ci siamo», ha tuonato ieri di prima mattina.

 

Aggiungendo poi, subito dopo, che invece la Francia può sforare tranquillamente il 3 per cento perché lo sforamento sarà «limitato» e «temporaneo». Parole studiate apposta per solleticare una doppia reazione: quella dei mercati e quella di chi è stanco di farsi prendere per i fondelli in nome dell' Europa.

Epperò Monsieur Deficit ha fatto male i suoi conti.

 

Non è la prima volta che gli capita del resto. Facendo male i conti quand' era ministro, infatti, ha portato la Francia quasi sull' orlo del fallimento. Ora, allo stesso modo, sta cercando di far fallire anche l' Europa. Ma ha sbagliato un' altra volta: non ha considerato infatti che la sua credibilità internazionale, negli ultimi mesi, è crollata assai più delle quotazioni delle Borse. Infatti i mercati finanziari hanno reagito alla sua uscita con una salomonica alzata di spalle (lo spread continua a scendere, ieri è arrivato a 267, la Borsa ha chiuso con segno positivo). E dall' Italia non è arrivata nemmeno una replica. Nemmeno una, così, tanto per dargli una soddisfazione, un contentino dopo tanto sforzo di cattiveria. Niente. Silenzio assoluto.

tria moscovici 1

 

E dire che ci sarebbero state molte cose da replicare a Moscovici. Come fa, infatti, il commissario dalla fronte inutilmente spaziosa a definire «temporaneo e limitato» lo sforamento al 3,4-3,5 per cento della Francia? Sono dieci anni, ormai, che la Francia sfora il rapporto deficit Pil. E quasi sempre è andata oltre il 3 per cento fissato da Maastricht. Come fa ad essere uno «sforamento temporaneo»?

 

Come fa questo parametro a essere considerato accettabile? Come fa, soprattutto se allo stesso tempo non viene considerato accettabile il 2,04 dell' Italia? Si dice è colpa del debito: ma con le ultime misure annunciate da Emmanuel Macron il rapporto debito/Pil della Francia sfiorerà la soglia del 100 per cento, in termini assoluti diventerà il più alto d' Europa: possibile che Moscovici non se ne sia accorto? Strano, perché un pezzo di quel debito l' ha creato proprio lui. Su queste basi, in effetti, replicare a Moscovici sarebbe stato fin troppo facile.

 

PIERRE MOSCOVICI

Quasi un invito a nozze. Ci si poteva immaginare un fuoco di fila di reazioni. E invece: niente. Quando ieri pomeriggio i giornalisti hanno fatto la domanda al premier Conte, a margine del nuovo round di incontri a Bruxelles, quest' ultimo ha fatto finta di non sentire. Salvini, nel frattempo, parlava dei Casamonica. Di Maio dello Spazzacorrotti Day. I sottosegretari? Tutti indaffarati in altro. I parlamentari di maggioranza? Distratti.

Quelli di minoranza? Disinteressati. Così le parole di Moscovici hanno galleggiato tutto il giorno a mezz' aria senza nessuno che le prendesse davvero sul serio.

 

Neppure i colleghi della Commissione europea, pare: infatti sono andati avanti dritti per la strada dell' accordo come se il commissario francese fosse come quello zio un po' suonato che scoreggia e rutta sempre fuori luogo. «La prossima volta non lo invitiamo più alla festa di compleanno».

pierre moscovici e anne michelle basteri

 

Ecco: la prossima volta credo che Moscovici non lo inviteranno più. Non c' è spettacolo più triste, infatti, di un cattivo che fa la figura del fesso. Uno che si arma, digrigna i denti e minaccia gli altri senza rendersi conto di avere in mano una pistola ad acqua. Povero Pierre: ha passato gli ultimi anni a costruirsi la fama di duro, non ha perso occasione per attaccare l' Italia, ne ha dette e fatte di tutti i colori per farci arrabbiare, e adesso fa quasi tristezza vederlo lì, che arranca nel nulla, come un criceto dentro la ruota, nella speranza vana di creare qualche danno in giro.

Ieri è stato il suo fallimento.

 

Non c' è riuscito per tutto il giorno. E così a sera quando qualcuno gliel' avrà fatto notare, quando pure lui si sarà mestamente accorto che tutte i suoi tentativi erano falliti, che i mercati gli avevano girato le spalle, gli italiani pure e i colleghi della Commissione non gli avevano dato corda per un piffero, è stato costretto a innestare la retro-marche come un Macron qualsiasi: «L' Italia ha fatto uno sforzo consistente», ha dichiarato infatti a mercati ormai chiusi. E le dichiarazioni del mattino?

 

«Quando ho detto che non ci siamo ancora intendevo dire che non abbiamo ancora concluso la discussione». Sì, come no? Lui intendeva dire quello. E poi la Bella Addormentata si sveglia e il ranocchio diventa principe. In fondo, che c' è di male? Alle favole si può credere. È credere a Moscovici che è un po' più difficile ormai.

pierre moscovici e anne michelle basteri