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Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Cogli l’attimo: ieri in Pennsylvania, domani nello Utah a cercare di rimettere insieme l’elettorato tradizionale del partito repubblicano, scompaginato dallo tsunami Trump. Uscito dal grigiore di una campagna condotta ai margini dei dibattiti televisivi repubblicani, vittorioso, ma solo in Ohio, lo Stato del quale è governatore, John Kasich sa che arrestare la corsa di Donald Trump è pressoché impossibile.
Ma è deciso a tentare: unico candidato moderato del fronte conservatore rimasto in pista ora che anche Marco Rubio si è ritirato come prima di lui Jeb Bush, questo politico con un passato di banchiere della Lehman e di commentatore per la rete televisiva Fox , oltre che di deputato al Congresso di Washington, sa che non potrà mai superare Trump nella corsa delle primarie.
Ma può conseguire successi parziali in Stati a lui favorevoli o problematici per il tycoon di New York e può sottrargli i delegati dei quali ha bisogno per arrivare al quorum di 1237 rappresentanti che gli garantirebbe la nomination alla convezione repubblicana di Cleveland, a luglio.
E allora avanti tutta in Pennsylvania, lo Stato nel quale Kasich è nato (originario di Pittsburgh) e che ha una composizione politica e sociale molto simile a quella dell’Ohio. Poi nello Utah (al voto martedì prossimo), dove il governatore avrà l’appoggio di Mitt Romney, assai influente nello Stato dei mormoni.
Ma Kasich spera di emergere anche nella East Coast dove è forte l’influenza dei conservatori moderati: Connecticut, Maryland, Delaware, Rhode Island. Certo non può pensare di tenere testa a Trump a New York, il suo Stato, ma potrebbe farcela in Minnesota dove il governatore Scott Walker non ha ancora deciso se appoggiare lui o Ted Cruz, ma di certo vuole sbarrare la strada all’immobiliarista.
Spinti dal terrore per gli effetti del terremoto Trump che sta già scardinando il partito, gli strateghi dell’establishment repubblicano, che detestano anche Ted Cruz, adesso sognano addirittura che il mite Kasich, un candidato fino a ieri quasi invisibile, riesca ad emergere nel West americano dove ancora non si è votato, e magari a conquistare la California.
Tutti i conti dei delegati che Kasich potrebbe sottrarre al battistrada non tengono conto, però, dell’atteggiamento e delle mosse possibili dello stesso Trump, che sta già minacciando disordini di piazza e/o una sua candidatura come indipendente qualora la Convention dovesse negargli l’investitura repubblicana.
donald trump dichiara vittoria nella sua tenuta di mar a lago di palm beach in florida
E’ chiaro che escluderlo dalla nomination se il miliardario dovesse presentarsi a Cleveland con 1100 o 1200 delegati, a un soffio dal quorum, per premiare un altro contendente che non ha vinto quasi mai e ha racimolato poche centinaia di rappresentanti, sarebbe una scelta politica pesante, dalle conseguenze imprevedibili.
Ma un partito devastato dalla «discesa in campo» di Trump, sulla via di una trasformazione genetica o addirittura della dissoluzione, è costretto a prendere in considerazione anche ipotesi estreme.
Così già oggi si terranno, quasi senza più mantenere la cosa riservata, riunioni per coagulare un fronte anti-Trump, mentre lo speaker della Camera, Paul Ryan, non esclude la possibilità di una «convezione contestata». E il suo predecessore, John Boehner, torna in scena per candidarlo alla Casa Bianca.
Una specie di salvatore della patria chiamato dall’esterno a rimettere insieme i cocci dopo la devastante stagione delle primarie. Sarebbe una scelta temeraria, drammatica, fatta in un clima politico surriscaldato e con la Convention probabilmente assediata dalle proteste dei fan di Trump.
I leader del partito potrebbero arrivare a questa mossa, disperata, giustificandola coi sondaggi che danno Hillary Clinton nettamente in testa in un ipotetico confronto con «The Donald» (mentre perderebbe contro Kasich). Ma quei sondaggi sono poco attendibili, potrebbero cambiare nei prossimi mesi.
E da qui a luglio può succedere ancora molto: con la sua dialettica brutale Trump, che ha già annunciato il boicottaggio dei prossimi dibattiti televisivi, potrebbe schiacciare anche Kasich così come ha già fatto con Bush e Rubio.
Ma, soprattutto, potrebbe arrivare al quorum conquistando in qualche modo (e i modi non gli mancano) gran parte dei 310 delegati «non vincolati»: i 168 di Rubio e quelli degli altri candidati che si sono ritirati dalla contesa elettorale.
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