LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA SUI “DOSSIER TELECOM” DESCRIVONO UN SISTEMA DI SPIONAGGIO, “A USO E CONSUMO DI TAVAROLI”, DA FAR IMPALLIDIRE LA NSA

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Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

La Security di Telecom e Pirelli, diretta da Giuliano Tavaroli negli anni della proprietà di Marco Tronchetti Provera, fino al 2006 è stata il perno di un'associazione che con accessi abusivi a banche dati istituzionali, intrusioni nei computer e smercio di tabulati telefonici (non intercettazioni di cui mai c'è stata prova), «ha attentato alla riservatezza di migliaia di cittadini (dai lavoratori delle aziende a Carlo De Benedetti risarcito con 25 mila euro, ndr), ha attaccato i sistemi informatici della società che pubblica uno dei più importanti quotidiani italiani (il Corriere della sera , ndr) e di una Autorità indipendente (l'Antitrust , ndr), ha violato la riservatezza dei servizi di sicurezza dello Stato (risarcito con 12 milioni a Palazzo Chigi e 3 ministeri , ndr), ha creato falsi dossier su un partito (i Democratici di sinistra risarciti con 50.000 euro , ndr), insomma ha attentato in vari modi alla civile convivenza del Paese».

In 1.400 pagine di motivazioni che «esplorano lo sterminato materiale accumulatosi in due anni e mezzo di processo», il presidente Piero Gamacchio della 1° Corte d'Assise (a latere Ilaria Simi) argomenta le 7 condanne il 13 febbraio degli investigatori privati Marco Bernardini (7 anni e mezzo) ed Emanuele Cipriani (5 anni e mezzo più la confisca di 16 milioni), degli hacker Andrea Pompili (4 anni) e Roberto Rangoni Preatoni (2 anni e mezzo), dell'ex giornalista Guglielmo Sasinini (3 anni e mezzo), dell'agente Antonio Vairello (3 anni) e dell'ex carabiniere Angelo Jannone (1 anno ma assolto dall'associazione).

Pene in aggiunta a 16 patteggiamenti del 2009, fra gli altri di Tavaroli (4 anni) e del capo dei pirati informatici Fabio Ghioni (3 anni e 4 mesi); alla recente condanna in primo grado a 1 anno e 8 mesi di Tronchetti per ricettazione di dati informatici rubati all'agenzia Kroll in Brasile; all'assoluzione di Marcello Gualtieri (commercialista di Cipriani) dal riciclaggio; e al controverso «non luogo a procedere» nel 2010 sull'ex n.3 del Sismi Marco Mancini in ragione del segreto di Stato posto da Palazzo Chigi.

L'altalena di letture nei vari processi, sul nesso fra i reati del team Tavaroli e il presidente del gruppo, vive qui un'altra puntata: intermedia. Da un lato la Corte sposa «l'efficacissima e convincente ricostruzione di Ghioni», «corroborata» dal teste Francesco Chiappetta, ex capo area legale di Telecom (per il quale invece un altro Tribunale il 17 luglio ha trasmesso gli atti al pm per ipotesi di falsa testimonianza nel processo in cui fu condannato Tronchetti): e su questa scorta si dice convinta che gli illeciti «furono posti in essere da Tavaroli e Cipriani per forzare la mano all'azienda e raggiungere obiettivi di comune interesse, denaro e potere, del tutto a prescindere dagli interessi del gruppo, ed anche del vertice».

E ciò attraverso la psicologica «abilità di Tavaroli nel suscitare» in Tronchetti «gli allarmi a proprio uso e consumo, enfatizzando agli occhi della presidenza del gruppo i problemi che potevano derivare dalla consorte del presidente e dai suoi familiari».

D'altra parte, però, la Corte censura l'«assenza di controlli» sulla «assoluta libertà di manovra di cui godeva Tavaroli», ed è convinta che «i dirigenti che erano al corrente delle procedure seguite dalla Security accolsero l'occasione della perquisizione (l'inizio dell'inchiesta nel 2005 , ndr) per voltare pagina e limitare i danni con il famoso audit "soft"» alla Procura.

Oltre la Corte non si spinge, e sospende il giudizio sui casi più delicati come «il falso dossier Oak Fund» ordito ai danni del partito Ds, di cui Tavaroli informò lo 007 Mancini: «Non è escluso vi fossero altre ragioni ad animare la condotta di Tavaroli e Cipriani, tenuto conto della scelta del bersaglio, ma le caratteristiche dell'operazione non consentono ulteriori approfondimenti».

E anche per il dossier sul giornalista del Corriere Massimo Mucchetti (risarcito con 30 mila euro) la Corte ricorda che «ci fu anche un concomitante interesse dei vertici del gruppo, come ha dichiarato Tavaroli e ricordato Ghioni per averlo peraltro appreso da Tavaroli»: ma «la Corte non è stata in grado di appurare quanto pesò detto interessamento, quali furono le regole di ingaggio della Security .

Non è risultato chiaro se le pressioni dei vertici furono rappresentate da Tavaroli a Ghioni solo per vincere le sue resistenze o perché esse realmente abbiano contato nel determinare la strategia complessiva della Security ».

Questa situazione ibrida si riflette anche nell'anfibio dare e avere di Telecom e Pirelli. Se nel 2009 patteggiarono la responsabilità amministrativa dei gravi reati della loro Security con 7,5 milioni fra sanzioni pecuniarie e risarcimenti, ora l'Assise impone ai condannati di risarcire 10 milioni alla parte civile Telecom per i danni sia patrimoniali sia di immagine arrecatile dall'associazione a delinquere.

 

 

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