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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Annalisa Cuzzocrea per “La Repubblica”
Punta tutto sulla comunicazione, il Movimento 5 Stelle. I meet up, i banchetti, l' attivismo, sono l' architrave del passato. La nuova è fatta di social network e tv, come prova il primo passo compiuto dopo la vittoria a Roma e Torino alle ultime amministrative: una riunione a Milano, presieduta da Davide Casaleggio, nella quale organizzare e catechizzare il più possibile gli staff dei nuovi sindaci.
rocco casalino grande fratello
Presentando loro i vertici della piramide: la Casaleggio Associati da una parte, i capi comunicazione di Camera e Senato, Ilaria Loquenzi e Rocco Casalino, dall' altra. Per avere un indizio oggettivo, basta studiare il bilancio della Camera che andrà in aula giovedì prossimo. Il gruppo dei 5 stelle ha speso in comunicazione, l' anno scorso, il 38 per cento in più dell' anno precedente.
Più consulenze, quindi, e dipendenti che nel 2015 sono passati da 9 a 12 per un totale di oltre un milione duecentosessantaseimila euro. Come spiegazione dei costi sempre maggiori, nella nota di bilancio si legge: «È stato consolidato e ulteriormente potenziato il progetto affidato alla Web Side Story di organizzazione e strutturazione attraverso i social media».
Formalmente, sopra tutti c' è Beppe Grillo. Nessuno lo ricorda più, ma deputati e senatori - prima di entrare in Parlamento hanno firmato un codice di comportamento che all' ultimo punto prevedeva che «la costituzione di due gruppi di comunicazione, uno per la Camera e uno per il Senato » fosse «definita da Beppe Grillo in termini di organizzazione, strumenti e di scelta dei membri».
Declinata nella realtà, questa regola ha significato - negli ultimi tre anni - che a scegliere gli uomini e le donne che sarebbero entrati in quegli uffici (pagati coi soldi che il Parlamento fornisce ai gruppi parlamentari) è stata la Casaleggio Associati.
Così, Gianroberto Casaleggio in persona aveva individuato i primi capi, poi silurati, Nicola Biondo e Claudio Messora. Per poi sostituirli con gli attuali, Loquenzi e Casalino, che ha spesso difeso dalla sfiducia di alcuni parlamentari (contro Ilaria Loquenzi c' era stato un voto del gruppo della Camera, ma il cofondatore costrinse tutti a rivotare, invalidando la decisione).
Sono stati loro, giovedì all' hotel Scala di Milano, a istruire le nuove leve locali su come si fa. Sarà con loro che gli staff dei nuovi sindaci dovranno coordinarsi. Davide Casaleggio alla riunione ha parlato soprattutto del ruolo di Internet: autore in tempi non sospetti di un libretto che si chiamava "Tu sei rete", il figlio del cofondatore del Movimento crede molto nel potere della "condivisione". Gli esempi nei 5 stelle sono lampanti: i Facebook Live di Alessandro Di Battista riescono a raggiungere migliaia di persone già solo in diretta, e molte di più rimanendo sulla sua pagina.
Li cura da solo. Risponde ai commenti e perfino alle critiche. Un' attenzione maniacale che lo ha portato a superare il golden boy Luigi Di Maio per numero di follower su Twitter e, soprattutto, di "mi piace" su Facebook.
Per chi è abituato ai vecchi strumenti di consenso possono sembrare sfumature. Non lo sono. L' universo del blog si nutre dei suoi satelliti, che sono le pagine Facebook dei parlamentari: più fan hai, più hai chances dentro il Movimento. Così almeno la pensano gli oppositori interni di Di Maio, che vorrebbero convincere proprio Di Battista a sfidarlo quando si tratterà di votare on line per il candidato premier: «Lui incarna meglio di tutti l' anima dei 5 stelle - spiegano - e non è un caso che si stia tenendo fuori dai guai romani».
In realtà, negli ultimi mesi, Di Maio e Di Battista sono apparsi marciare compatti. E la "comunicazione" ha sostenuto entrambi, contribuendo - piuttosto - a farne dei personaggi televisivi. Se c' è un successo dell' era Casalino già concorrente del Grande Fratello e già solo per questo considerato il massimo esperto di televisione all' interno del gruppo - è quello di essere riuscito a imporre un "canone" diverso per i parlamentari del Movimento che vanno in tv.
Dal divieto assoluto (anche quello previsto nel codice di comportamento di cui sopra) si è passati a un "sì, ma a certe condizioni". Dettate tutte dal potente apparato a 5 stelle. Primo comandamento, non finire «nel pollaio». Da qui le interviste a due con il conduttore o al massimo - molto raramente e quasi mai per gli esponenti del direttorio - contro l' esponente di un altro partito. Un canone che ha funzionato, rafforzando vertici arrivati lì quasi per caso. Ma ora più che mai, chiamati a dettare la linea.
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