MUCCIOLI AGLI SGOCCIOLI - SAN PATRIGNANO NELLE MANI DI LADY MESTIZIA MORATTI, IL MEGALOMANE MUCCIOLINO ALL’ATTACCO: “RICCASTRI”

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Emiliano Liuzzi per Il Fatto Quotidiano

Durante la metà degli anni Ottanta i giornalisti andavano a curiosare fuori dal cancello, anche solo per vederlo reclutare i tossicodipendenti in attesa di entrare nella sua comunità. Usciva una volta alla settimana, il venerdì: "Lui, lui, quello e quell'altro". E le madri degli ammessi che piangevano fino all'ultima lacrima davanti a quel romagnolo alto e quadrato, capace di tirar pugni come pochi altri.

Con quei baffi un po' così. In ufficio prendeva accordi con il potente di turno, se c'era da fare scenografia e fingere che la sua fosse una comunità aperta a tutti, ci riusciva altrettanto bene. Il venerdì, naturalmente.

Era Vincenzo Muccioli, o più semplicemente Vincenzo. Rispettato più per la voce e la fisicità che non per i metodi rieducativi. E per un periodo è stato anche idolatrato, nonostante trattasse il recupero dalla droga in maniera casereccia come la stagionatura del formaggio. Ci scappò il morto, venne travolto e condannato, ma ne uscì più forte di prima. Anche e soprattutto con l'aiuto di tutti quei figli di potenti ai quali aveva salvato la vita dall'eroina o dall'alcol e da quelli della comunità.

Poi se n'è andato via, rumorosamente e sotto i riflettori così come aveva vissuto. Lasciò la comunità di San Patrignano nelle mani del figlio Andrea, sorvegliato a vista da Letizia e Gian Marco Moratti, i maggiori finanziatori. Finché chi doveva sorvegliarlo non l'ha fatto fuori da tutti gli incarichi.

Anche perché Andrea dal padre aveva ereditato anche le manie di grandezza. Vincenzo teneva in giardino due tigri, Andrea si era fatto fare una villa con vista dall'alto sull'Adriatico, dentro alla comunità, degna di un divo cinematografico. Stanchi di pagare i debiti, così dissero, Muccioli è stato sfrattato.

E con lui tutto quanto di Muccioli era rimasto lassù, a Coriano, in quella repubblica autonoma che la comunità è sempre stata. Sfuggita a qualsiasi controllo, talvolta amministrativo, spesso anche di polizia giudiziaria. L'ultimo trasloco riguarda le spoglie del fondatore, Vincenzo, sepolte a San Patrignano: la vedova le ha volute al cimitero. "Perché con quei riccastri non abbiamo più niente a che spartire", ha scritto Andrea su Facebook.

Potrebbe cambiare nome o marchio, San Patrignano. Oggi la targa è quella dei Moratti. Che non pretendono utili, probabilmente, ma il pareggio di bilancio sì. Anche per il petroliere il tempo degli assegni staccati a fine anno è finito. Probabilmente non può neanche permetterselo come prima.

E non essendoci un indonesiano pronto a entrare in società, come è stato per l'altro giocattolo di famiglia, l'Inter, si sono messi loro direttamente alla guida. Formalmente hanno nominato un comitato di saggi, in realtà non si muove foglia senza che donna Letizia abbia prima approvato.

C'è solo questo dietro a quella che ha assunto più le forme di una faida che una collaborazione. L'esigenza di Letizia, una volta uscita dal Comune di Milano, di avere un'occupazione a tempo pieno e i conti da sistemare. Tutto sotto gli occhi delle 1300 persone che cercano una seconda opportunità di vita. Non è un'azienda, come alla fine è sempre stata gestita, prima da Muccioli e poi da Moratti. In teoria sarebbe l'ultimo scoglio al quale aggrapparsi, la scialuppa di salvataggio.

Ma la storia si ripete. Prima erano i metodi di Vincenzo Muccioli a finire sotto i riflettori, oggi la gestione finanziaria. Perché "Sanpa", come viene chiamata, è anche un marchio. Gestisce ristoranti da mille e una notte, una catena di negozi. E prodotti. Perché il vecchio Vincenzo metteva tutti a lavorare. Con la scusa della seconda opportunità riusciva anche a trarre i benefici economici per crescere e ingrandirsi. E da questa linea guida i Moratti non si sono distaccati .

Funziona ancora il marchio. Non c'è più quell'omone che guadagnava, più nel male che nel bene, le prime pagine dei giornali, ma in Italia il recupero dalla droga vuol dire soprattutto, almeno dal punto di vista del numero degli ospiti, San Patrignano.

Cosa ci sia dietro l'angolo, nella nuova gestione, è ancora sconosciuto. È vero che quelli che lavorano dentro a quello che da fuori assomiglia a un lager di lusso hanno un peso nella gestione. Ma poi c'è sempre un'ultima parola da rispettare. E quell'ultima parola ce l'ha la signora di Milano, lady Moratti.

 

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