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Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, non solo è finito un mondo. Si consumano e vengono cancellate le ultime vestigia che quel mondo lo ricordavano. A Roma, viene definitivamente sfrattata l’ultima sezione di quello che un millennio fa era denominato Partito comunista italiano.
La sezione di via dei Giubbonari, a 200 metri da dove ho vissuto trent’anni e ci passavo innanzi ogni giorno ed era uno dei luoghi iconici della mia vita. Una piccola porta di ingresso e poi, se ricordo bene, un paio di stanzette. In bacheca, tutti i santi giorni che Dio portava al mondo, erano affisse le pagine de “l’Unità”, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Lì davanti uno sfavillio di persone e di passioni della mia vita, era come se mi togliessi il cappello quando ci passavo innanzi. Era un cimelio, un simbolo, un faro.
SEZIONE VIA GIUBBONARI MILITANTI PD
Sino alla caduta del fascismo era stata una casa atta ai fascisti. I comunisti ne presero possesso nel 1946 e al legittimo proprietario (il Comune di Roma) pagarono inizialmente 320 lire mensili. Dopo 40 anni _ ho detto 40 anni _ nel 1986 la cifra fu rivalutata a 12mila lire (io vivevo in un appartamento di 100 metri quadri lì attorno e ne pagavo 800mila, e non me ne lamentavo affatto).
Passato il tempo dei sindaci amici dei comunisti o più o meno comunisti, da Giulio Carlo Argan al mio amico Walter Veltroni, il Comune di Roma (sindaco Alemanno) chiese 1200 euro al mese, che per quella zona lì - strapiena di negozi di jeans e similari - non sono né pochi né troppi.
Solo che il Partito comunista italiano non esisteva più - non esistevano i dollari mandati dai russi in una valigetta, non esistevano i prelievi feroci sugli stipendi dei deputati e senatori del Pci, non esisteva l’ampia zona di volontariato che rendeva gli eventi del partito tali da costare il minimo possibile - e dunque i 1200 euro al mese diventavano una cifra irraggiungibile.
Pare che il debito della sezione di via dei Giubbonari nei confronti del Comune sfiori adesso i 100mila euro, euro più euro meno. Lo sfratto è divenuto esecutivo. Mercoledì prossimo a via dei Giubbonari faranno un’ultima assemblea, non so a dire che cosa dato che stiamo parlando di simboli e vestigia che appartengono a un millennio fa. A una scenografia di cui non esiste più alcuna traccia.
Il Partito comunista era quella cosa di cui mi ricordo, un’assemblea di partito a Perugia e sul palco c’era Palmiro Togliatti seduto dietro a un tavolo e tutt’attorno il silenzio e la venerazione. Oggi c’è un simil-partito dove Massimo D’Alema vuole sbranare Matteo Renzi. E viceversa. Quanto all’ “Unità” so che esce ancora, ma mi pare sia stata interamente soppiantata dalla “Repubblica” e dal “Fatto”. I tempi cambiano, è una legge del creato.
Io non sono mai stato comunista. Eppure la sezione di via dei Giubbonari irradiava una tale luce che io stesso ne ero investito. Organizzarono una qual certa festa, ivi compreso un torneo di tennis tavolo nella stanza a sinistra per chi entrava nella sezione di via dei Giubbonari. Siccome giocavo molto bene al tennis tavolo, arrivai alla finale. Avevo contro uno che avevo sempre battuto.
A metà della partita entrò a dare uno sguardo una giovane militante comunista che conoscevo e che aveva delle bellissime gambe bene in vista. Perdetti la concentrazione. Perdetti la partita. E difatti che c’è di più micidiale un paio di gambe femminili bene in mostra, appartengano o no a una giovane comunista? Quarant’anni fa. Un altro millennio. Dio, come eravamo giovani
pd via giubbonari
pd via giubbonari 1
pd via dei giubbonari 4
Giampiero Mughini
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