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Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, vedo che a qualcuno piace l’idea che questo nostro governo d’Italia sia “un governo del cambiamento” e dunque auspica che vada valutato per quel che tale governo è, farà, cambierà. Confesso che a me il termine “cambiamento” non suscita alcuna emozione, perché è un termine che non vuol dire nulla. Le cose cambiamo sempre e comunque ora dopo ora, rarissimamente per intervento di un governo. E comunque, d’accordo. Vediamo in che cosa si manifesta questa esigenza e prassi del cambiamento.
Prendiamo la lotta frontale dei 5Stelle contro i “vitalizi” dei parlamentari, ossia contro il fatto che le pensioni dei parlamentari vengano quantificate sulla base di parametri particolarmente favorevoli rispetto a quelli dei comuni cittadini. Tagliare l’importo delle pensioni che non sia coperto da contributi effettivamente pagati, questo vogliono i pentastellati. Leggo sui giornali che hanno fatto dei calcoli.
Che una come l’ex parlamentare comunista Luciana Castellina, che non è più una ragazzina, vedrebbe la sua pensione precipitare a poco più di 700 euro netti: con un taglio del 75 per cento rispetto a quello che prende a tutt’oggi. Lo stesso dicasi per un’altra figura storica dell’italocomunismo militante, l’ultranovantenne Rossana Rossanda.
Di che cosa si tratta? Nessuno lo ha scritto, e invece è semplicissimo. Non ricordo più quale governo italiano degli anni Settanta fece al Pci berlingueriano un notevole regalo. Migliaia e migliaia di funzionari del Pci che avevano passato anni e anni a cercare “la via italiana al socialismo” avevano sì avuto dal partito qualche soldo che valeva come stipendio, ma di contributi pensionistici a loro nome ce n’erano pochi e niente.
Ebbene quel governo italiano regalò a quei tantissimi militanti uomini e donne un tot di contributi “figurati”, cioè non versati. Ricordo che a casa mia ne parlammo con mia madre, perché suo padre e mio nonno era stato a lungo un dirigente del Pci catanese e naturalmente era morto in miseria e senza alcun dono da parte del governo.
Rossana Rossanda e Luciana Castellina, e tanto per dirne due, hanno beneficiato entrambe di quel trattamento. Voluto da una legge italiana. E’ giusto oggi, in nome del “cambiamento”, annullare gli effetti di quella legge? A me pare ovvio che no. Mi parrebbe non un “cambiamento” ma una soperchieria e una persecuzione, un ritirare la parola data. Tutto qui.
Ps. Ho avuto Luciana mia compagna di lavoro al tempo in cui nacque “Il Manifesto” quotidiano, dal quale mi dimisi dopo tre mesi perché loro erano davvero troppo “comunisti” per i miei gusti. Davvero troppo.
Ho rivisto Luciana a cena qualche giorno fa. E’ indomita e ostinata come sempre. Una donna meravigliosa. A un certo punto ha raccontato che era stata in Urss qualche mese fa a celebrare il centenario del colpo di mano bolscevico dell’ottobre 1917. A me per poco non andava il boccone di traverso. L’idea di celebrare quell’avvenimento capitale e funesto della storia del Novecento mi sembra surreale.
luciana castellina ritanna armeni
Luciana se ne è un po’ risentita e mi ha detto che credeva che “fossi cresciuto” rispetto al momento in cui presi la borsa a tracolla e me ne andai per sempre dalla redazione del “quotidiano comunista”, un giorno di maggio del 1971. Effettivamente io sono molto “cresciuto” rispetto ad allora. Ce li ho qui accanto, nella mia biblioteca, le decine e decine di scaffali colmi di libri che raccontano l’orrore che promana dal colpo di mano bolscevico del novembre 1917. E quei libri li ho letti tutti.
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