DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Lettera a Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, vedo che quasi ogni giorno dai un gran rilievo alla spettacolarizzazione che in tanti fanno della loro vanità e autopromozione. Quel morbo che ha nome tweet. 140 battute di ciascuno contro ciascuno. Guarda che il più bello e intelligente del reame sono io. Ma no guarda che sono io, non lo vedi quanto sono bello. Guarda che hai detto una gran puttanata a scrivere che alle origini dell’orrore urbano a Milano – il primo del mese di maggio – c’è il “pensiero” di Fedez il canterino. Ma no, guarda che mi accusi di questo perché non sono venuto alla tua trasmissione, che pure aveva un gran bisogno del mio talento.
Un circo quanto di più plateale del dir bene di se stessi e male del proprio interlocutore. Caro Dago, i nomi che leggo sulle tue pagine sono sempre gli stessi. A giudicare da come usano il loro tempo dubito che abbiano il problema di portare a spasso il proprio cane, di riempire moduli F24 come alcuni di noi fanno ogni giorno, di leggere qualcosa che sia stata scritta più a lungo che in 140 battute. E del resto per quel pochissimo che vado in giro e incontro “gente”, ne conosco pochi che leggano più a lungo di 140 battute. Va bene così? Evidentemente sì se il morbo è talmente diffuso, talmente onnipresente. Dimmi che cosa twitti e ti dirò chi sei.
E così via cantando, ciascuno a vantare i propri libri, il proprio clan politico-editoriale, magari a dir male del suo amante o della sua amante di un tempo, magari a fare nomi e raccontare particolari scabrosi. Il silenzio, l’autoironia, lo sprezzo detto con un sorriso, l’eleganza della finta e dell’affondo nel giostrare il fioretto, la galanteria verso le donne, la cavalleria verso i rivali che pure competono per la conquista del tuo pezzo di pane. Parole scartate via dal dizionario del costume italiano, ossia dall’uso quotidiano del web.
Ma certo, e ci mancherebbe altro, che le quattro sciocchezze pronunciate da Fedez non hanno alcuna responsabilità di quello che è stato fracassato e devastato a Milano, sia pure “in misura ridotta e circoscritta” come è stato autorevolmente precisato. I delinquenti di strada e i quaquaraquà del nulla – tipo i pochi arrestati, probabilmente i più stupidotti della congrega – sono una cosa. Il “pensiero” di un Fedez che distingue tra la (assolutamente legittima) opposizione al che e al come dell’Expo e la violenza stradale sfrenata è tutt’altra cosa.
Solo che non è così. La verità del 1° maggio milanese è che le bravissime persone sfilate in corteo a dire tutto il male che pensano dell’Expo (il più delle volte, a dire il vero, delle fesserie imbarazzanti) hanno fatto da “scudi umani” dei 300 o 500 incappucciati venuti da tutta Europa a “fare bordello”. Le dieci o ventimila brave persone contavano nulla quel giorno, esattamente come contavano nulla i 20 o 25mila bravi ragazzi che stavano per mettersi in marcia il sabato 12 marzo 1977 a Roma, e non ricordo nemmeno più per quale o buonissima causa.
expo milano messa a ferro e fuoco 8
Contava il fatto che si fossero infilati fra loro 500 apprendisti terroristi “rossi” muniti di revolver, che cominciarono a sparare dopo un’oretta di corteo, appena giunti innanzi alla sede della Democrazia Cristiana. E per tutta Roma furono quattro ore di scempi, di molotov, di colpi di revolver, di assalti alle armerie in cui portavano via maglioni invernali e canne da pesca, e fu un miracolo che quel sabato di quarant’anni fa nessuno ci lasciasse la pelle.
Quanto al venerdì 1° maggio 2015, credo che i reparti di polizia presenti per le strade di Milano avessero l’ordine tassativo di non caricare, di non piombare addosso ai manifestanti e magari di calpestare qualche donna caduta per terra, di non avvicinarsi nemmeno di un metro a quella soglia di tensione da cui ci può scappare un morto (Carlo Giuliani). Li hanno lasciati fare, sì. La ragazzetta col rolex al polso che copriva di vernice una vetrina. I tre o quattro delinquenti piombati addosso a un poliziotto isolati. I quaquaraquà che spingevano per strada a rovesciarlo un cassonetto della monezza.
expo milano messa a ferro e fuoco 3
Gli unici e veri attori di quel giorno di vergogna che costerà ai contribuenti italiani un milione e mezzo di euro. Gli unici e veri attori della storia attuale e reale del nostro Paese, non gli esibizionisti e vanitosi che twittano e digrignano i denti per ogni dove.
E a Fedez, dato che motivi generazionali sono uno che in fatto di cortei e manifestazioni potrei fare una lectio magistralis in qualsiasi università, vorrei ricordare un ultimo particolare. Eravamo a Parigi, un giorno di maggio e per strada saremo stati non meno di 30-40mila. Non una vetrina infranta, non un arbusto ferito, non un urlo a voce strozzata. Avevamo vent’anni. A un certo punto uno di noi salì con i piedi su un’auto parcheggiata a vedere quanto fosse lungo il corteo. Tutt’attorno gli gridarono da scendere subito da quell’auto che avrebbe potuto rovinare. Era il 1968. Un millennio fa.
GIAMPIERO MUGHINI
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
FLASH – IERI A FORTE BRASCHI, SEDE DELL’AISE, LA TRADIZIONALE BICCHIERATA PRE-NATALIZIA È SERVITA…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…