DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1 - MATTARELLA: TROPPI SQUILIBRI TRA NORD E SUD DELL' UNIONE
Ugo Magri per “la Stampa”
JEAN CLAUDE JUNCKER CON ANGELA MERKEL
L' Unione «ha un anno di tempo», mette in guardia Sergio Mattarella. Dodici mesi «per recuperare consensi prima delle prossime elezioni europee che si terranno nel 2019». Il presidente non lo dichiara apertis verbis, ma il timore è che dalle urne possa derivare un ritorno in forze degli egoismi nazionalistici, con conseguente stop ai processi di integrazione. Ecco perché dalla capitale portoghese, dove è in visita di Stato, Mattarella indica più strade per «ritrovare la fiducia dei cittadini delusi».
Anzitutto puntando su politiche concrete di occupazione e sviluppo. Il 2018 «sarà decisivo per le riforme in grado di creare lavoro». Bisogna scommettere decisamente sulla crescita, e a questo proposito l' Italia saluta con favore la nomina del portoghese Mario Centeno alla presidenza dell' Eurogruppo. Non ci si attende da lui un rovesciamento del rigorismo di stampo teutonico.
Ma che «il rispetto delle regole venga coniugato con equilibrio e buonsenso alla flessibilità», quello senz' altro. Sono tutti ragionamenti risuonati al Palácio de Belém, durante il colloquio a quattr' occhi con il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa. Mattarella dubita che una riforma dei Trattati Ue, sottoscritti proprio a Lisbona dieci anni fa, possa arrivare in tempo utile per le elezioni europee.
Meglio restare con i piedi per terra e agire dove si può far prima. Per esempio, accentuando l' iniziativa comune nel campo della difesa e della sicurezza, in un pianeta dove le minacce si moltiplicano e suscitano paure nella gente comune. Oppure (ecco un altro tema su cui i due presidenti hanno convenuto) smentendo con i fatti la percezione che l'Unione non sia eguale per tutti, e i paesi del centro-nord ne traggano maggiori benefici di quelli mediterranei.
Serve un fronte comune del Sud Europa per bilanciare la dislocazione delle sedi comunitarie, tutte concentrate tra Bruxelles e Strasburgo. La recente destinazione dell'Ema in Olanda non è soltanto una ferita che brucia per l' Italia (battuta nel sorteggio finale), ma la testimonianza di uno squilibrio da colmare quanto prima.
L'apertura a Gerusalemme dell' ambasciata Usa non poteva restare fuori dei colloqui. Davanti alle telecamere, il presidente De Sousa l' ha definita «controproducente». E Mattarella, pur senza entrare nel merito, ha sottolineato la totale identità di vedute con il padrone di casa. Segno che ne condivide il giudizio sulla mossa di Trump.
2 - MARCELLO MINENNA: "BILANCIO? L' ITALIA AVRÀ IL CAPPIO AL COLLO"
Estratto dell’articolo di Carlo Di Foggia per il “Fatto quotidiano”
Marcello Minenna, docente alla London Graduate School, cosa pensa della proposta della Commissione?
Siamo lontani dalla strada giusta per l'integrazione europea. Juncker è riuscito a scansare le proposte di Wolfgang Schäuble sulla ristrutturazione automatica dei debiti pubblici in caso di difficoltà, e a proporre forme di condivisione dei rischi per le crisi bancarie e una funzione di stabilizzazione contro gli choc finanziata da prestiti, supporti dai bilanci nazionali e contributi degli Stati. Ma manca l' ingrediente più importante: mutualizzare i rischi sui debiti pubblici. Qui il veto tedesco è troppo forte.
Juncker ha chiesto di inserire il fiscal compact nei trattati, cosa si rischia?
La legalizzazione dell' austerità. Avremo meno margini di manovra per continuare con la strategia del temporeggiamento usando le clausole di salvaguardia sull' Iva e rinviando di anno in anno il pareggio strutturale. […]
L'Italia avrebbe il diritto di veto nel nuovo Fondo monetario europeo. Basta a tutelarci dai rischi?
Non è neanche chiaro se conserverà il potere di veto. L' idea è di estendere il Fme a tutti i Paesi dell' Unione bancaria, nel qual caso noi potremmo finire diluiti e perdere la quota necessaria per bloccare le decisioni. […]
Cosa dovremmo proporre?
Trasformare il fondo salvaStati in un garante del debito pubblico europeo. Gli Stati membri pagherebbero al fondo, man mano che il loro debito pubblico va in scadenza, un premio per assicurare il loro rischio differenziale rispetto a quello medio dell' Eurozona. In 10 anni il debito pubblico dell' eurozona sarebbe tutto sotto la gestione del fondo, che con i proventi dei premi potrebbe rilanciare gli investimenti. […]
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