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IL “MUSEONE” DI CALENDA FA SCAPOCCIARE IL DEM ORFINI CHE ATTACCA L'EX MINISTRO: "TUTTI ESPERTI DI MUSEOLOGIA. DOMANI PROVIAMO CON IL SANSCRITO, CHE DITE?". IL CANDIDATO AL CAMPIDOGLIO TIENE IL PUNTO SULLA PROPOSTA PER I MUSEI ROMANI E PUNGE L’EX PUPILLO DI D’ALEMA: “PARLARE DI CULTURA TI DISORIENTA. MAGARI DOPO L'ELEZIONE PUOI PROVARE AD ANDARE DAL NOTAIO UN'ALTRA VOLTA" – LA REPLICA DI ORFINI
Da iltempo.it
"Oggi qui tutti esperti di museologia vedo. Domani proviamo con il sanscrito, che dite?". Così Matteo Orfini del Pd ironizza su twitter a proposito degli scambi via social di Carlo Calenda sulla proposta sui musei romani. Ribatte il leader di Azione: "Eh lo so. Parlare di cultura ti disorienta. Magari dopo l'elezione puoi provare ad andare dal notaio un'altra volta".
ORFINI
DA lasicilia.it
"Allora, ieri una mia battuta sul fatto che qui son diventati tutti esperti di musei ha fatto arrabbiare Carlo Calenda e qualche suo (esagitato) follower. A questo punto provo a spiegare meglio perché la sua proposta non mi convince" Lo scrive Matteo Orfini del Pd su twitter.
Continua il deputato dem: "Ha senso creare un nuovo 'museone' smembrandone alcuni e riaggregandoli, come propone Calenda? No. Intanto perché la storia di una città è anche storia di come il patrimonio è arrivato fino a noi. Quindi storia di collezioni, della loro formazione, della loro conservazione. Immaginare di dividerle e riaggregarle per fare 'più numeri' è la negazione di un'operazione di valorizzazione storicamente fondata. Calenda propone un modello vecchio di secoli, spacciandolo per innovativo. Non lo è. Questo significa che tutto va bene? Che non bisogna cambiare nulla? Assolutamente no. C'è tantissimo da fare".
carlo calenda foto di bacco (4)
matteo orfini foto di bacco (2)
"Magari aiuterebbe vedere il buono che anche a Roma già si fa. Ci sono musei che hanno saputo innovare. Fatevi un giro a Villa Giulia, per dire. Farà mai i numeri del Colosseo? Ovviamente no. Ma per fortuna i visitatori vedono cose diverse, vogliono cose diverse, amano esperienze diverse. Calenda la chiama dispersione, io pluralismo culturale. E me lo tengo stretto. Ragioniamo semmai su come farlo funzionare meglio",
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