IL NANO ACROBATA DELL’ELISEO - IL DISCORSO PARA-GURISSIMO DI SARKÒ NELL´ARENA POPULISTA DI MARSIGLIA TRA RIFORMA E CONSERVAZIONE PER RESTARE ATTACCATO ALLA POLTRONA - SI SCAGLIA CONTRO LE ÉLITE CHE SPECULANO SULLA CRISI (LE STESSE CHE HA AGEVOLATO CON RIFORME FISCALI) E SI PRESENTA AL POPOLO TRAVESTITO DA PRESIDENTE OPERAIO, MA CORTEGGIA A DESTRA GLI ELETTORI DEL FRONT NATIONAL DI MARINE LE PEN: NO A MATRIMONI GAY, IMMIGRAZIONE E SUSSIDIARIETÀ…

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Bernardo Valli per "la Repubblica"

Il dubbio non gli si addice. In un momento di programmata sincerità, di recente, davanti ai giornalisti, è capitato a Nicolas Sarkozy di immaginarsi sconfitto. Bocciato dai francesi. Era un modo, ben studiato, di rivelare un angolo del suo carattere in cui sarebbe annidata l´incertezza, come in ogni essere umano. E quindi di chiedere comprensione per gli errori commessi nell´esercizio del potere.

Anche lui, pur presentandosi nella veste del capitano coraggioso al timone di una "Francia forte", confessava con sussiego di conoscere i tormenti dei comuni mortali. Quell´insolito ricorso al dubbio, un atto vagamente sentimentale, romantico, recitato con accenti introspettivi, si è comunque concluso.

È un capitolo definitivamente chiuso da Sarkozy in questa metropoli mediterranea, la sola grande città di Francia amministrata dal centrodestra, quindi amica e per questo scelta per il primo grande comizio del presidente a fine mandato, e candidato a succedere a se stesso. I richiami all´intima sensibilità sembrano essersi esauriti mentre Sarkozy parla davanti a diecimila simpatizzanti e militanti, radunati sotto un capannone del Parc Chanot (di solito riservato alle esposizioni e in cui in queste ore è in corso, in una zona attigua, un´affollata fiera dell´erotismo).

Niente più sfumature estetizzanti, che non si addicono al personaggio. Il quale è ricco di risorse; è un attore che sa rinnovarsi; che esibisce energie fisiche e psicologiche inesauribili, ma che è incapace di prolungati intermezzi amletici. La gara elettorale, per lui tutta in salita stando alle opinioni espresse finora dai francesi, non gli consentono debolezze. Deve stringere i tempi e cercare il corpo a corpo con l´avversario, trascinandolo sul suo terreno.

Senza mai citarlo, Nicolas Sarkozy è ormai lanciato all´attacco di François Hollande, lo sfidante dato vincente. Lo scontro è frontale. Sarkozy vuole attirare Hollande nell´arena (o sul ring), convinto di poterlo superare, con la sua energia, la sua passione, la sua abilità di oratore. Doti che scarseggiano, a suo avviso, al candidato socialista: intelligente, colto, ironico, ma privo del carattere che alimenta il carisma indispensabile a un candidato alla presidenza.

In effetti il risultato, nonostante i pronostici, non sembra del tutto scontato, anche se due mesi sono pochi per trasformare in una vittoria una sconfitta largamente annunciata. O per vanificare la radicata idea che la prossima elezione (in due turni, 22 aprile e 6 maggio), sia in realtà un referendum su Sarkozy.

In tal caso il verdetto sarebbe sfavorevole al presidente sul quale pesano cinque anni difficili per la Francia. Anni durante i quali la Quinta Repubblica è stata guidata da un personaggio che molti cittadini non hanno sempre ritenuto adeguato alla carica.

Del presidente cosciente della propria vulnerabilità non c´è più traccia nel candidato che cerca di succedere a se stesso. Nel primo vero comizio, a sessanta giorni dal voto, Sarkozy appare sicuro di sé, abile, abilissimo nel mascherare l´ambiguità del suo discorso.

E´ un agile, appassionato tribuno capace di insinuarsi nella schizofrenia non soltanto francese. Sa destreggiarsi tra riforma e conservazione, entro le quali oscillano incerti gli animi europei. L´acrobatica contorsione gli riesce perché dà l´impressione di cavalcare entrambe, di essere il solo vero promotore di un rassicurante statu quo e al tempo stesso di un seducente progresso. La forma prevale sul contenuto.

L´effetto non è sorprendente. Era previsto. Il presidente amico dei ricchi, e per questo indigesto alla stragrande maggioranza dei francesi, si presenta adesso come il presidente del popolo. Nemico delle élites. Deve recuperare il sessanta e più per cento dei francesi che lo dà per sconfitto; ma soprattutto convincere gli incerti, quasi un francese su due, che determineranno il risultato dello scrutinio.

Facendo attenzione a non uscire dai confini imposti a un presidente "repubblicano", Sarkozy compie una netta svolta a destra, al fine di attirare l´elettorato virtuale del Front National, che Marine Le Pen ha saputo ampliare attenuando i propositi xenofobi e cancellando l´antisemitismo del padre. Marine Le Pen reagisce in modo sprezzante, funebre, alla tattica di Sarkozy definendolo "il candidato della Francia morta".

Sul palco marsigliese del Parc Chanot, Sarkozy riassume in tre parole la sua "Francia": lavoro, autorità, responsabilità. Lui, che ha festeggiato l´elezione di cinque anni fa con i ricchi, che per riposarsi dopo la campagna elettorale ha veleggiato sul panfilo di un miliardario, e che ha favorito fiscalmente i grandi redditi, adesso si rivolge ai lavoratori (agricoltori, artigiani, operai), e condanna le élites, che guadagnano troppo e speculano sulla crisi economica. Mette in programma perfino dei referendum al fine di scavalcare quelle élites (che costituiscono "corpi intermediari" frenanti) e rivolgersi direttamente al popolo.

La platea gli riserva un trionfo scontato, poiché si tratta di diecimila militanti e simpatizzanti, sensibili anche alla presenza di Carla, la moglie, che da poco gli ha dato una figlia, e che per la prima volta è presente a un grande comizio del marito. Ma il discorso può avere un forte impatto nel paese, poiché tocca punti sensibili a molti francesi. Anzitutto niente più mea culpa. Le autocritiche imbarazzano, non incutono certezze.

Il presidente candidato sostiene di avere salvato la Francia dalla "catastrofe", di averle risparmiato le ferite inferte dalla crisi ai Paesi vicini e amici, alla Grecia, alla Spagna, al Portogallo, all´Italia. Evita di soffermarsi sulla situazione economica francese. Non accenna al dieci per cento di disoccupati; al declassamento deciso da Standard and Poor´s; alla crescita del debito che si avvia verso il novanta per cento del Pil; all´aumento dell´Iva che colpisce il potete d´acquisto; al crescente deficit del commercio con l´estero.

E ad altro ancora. Insomma non si sofferma su tutti quei fattori negativi che risparmiano pochi paesi dell´Ocse, e che comunque sono stati elettoralmente fatali ai loro dirigenti.
Sarkozy non sfugge al nazional-presidenzialismo che nel corso della campagna estrae la Francia dal contesto internazionale, compreso quello europeo, e spinge i candidati a far dipendere tutto dal proprio successo elettorale.

«Io ho salvato e salverò la Francia». Questa tendenza, che non risparmia la sinistra, porta Sarkozy alla conclusione che soltanto lui, lui in persona, può guidare la Francia nella crisi, e frenare il suo declino. Anche sul piano sociale e morale. Sarà quindi lui, ad esempio, a frenare l´immigrazione, a metterla sotto un rigoroso controllo; a imporre ai disoccupati corsi di formazione che li costringano ad accettare nuove proposte di lavoro; a escludere i matrimoni tra omosessuali per non violare i valori della famiglia; a imporre l´indispensabile autorità e a sensibilizzare la responsabilità dei cittadini, basata sui doveri, non solo sui diritti; a riformare la società politica riducendo il numero dei parlamentari (e iniettando una dose di proporzionale nel sistema elettorale).

Questi ed altri problemi di varia natura, condensati in un contesto nazionale e affidati alla volontà di un solo uomo, danno forza al discorso di Sarkozy, lo rendono efficace, perché finisce col toccare i punti sensibili della società, al di là dei bilanci del passato. Il vigore del discorso assume un´enorme importanza. Due intellettuali di diverso pensiero alimentano le idee del presidente candidato.

Henri Guaino, un gollista sensibile ai problemi sociali, scrive gran parte dei testi che Nicolas Sarkozy legge nelle cerimonie ufficiali e adesso nei comizi. Patrick Buisson, in aperta tenzone con Guaino, è un uomo di estrema destra, la cui influenza è cresciuta dovendo il presidente candidato conquistare l´elettorato del Front National per non essere sfrattato dall´Eliseo. Nel discorso marsigliese di Sarkozy si individuano i contributi dei due personaggi.

 

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