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Ant. Ram. Per "la Stampa"
La politica si era tenuta un passo indietro. A sostegno di Giorgio Napolitano, una frase notturna di D'Alema, un tweet di Enrico Letta e uno di Pier Ferdinando Casini, un'intervista ad Anna Finocchiaro di plauso alla richiesta di chiarezza, e a difesa insieme dello strumento d'indagine delle intercettazioni.
Ma il Pdl coglie l'occasione per andare all'attacco su un tema caldo, e sempre con nostalgia di quella che a suo tempo era stata non a caso chiamata «legge bavaglio» - e ovviamente con Cicchitto e Gasparri in prima linea, e col berlusconiano «Giornale» che gongola adesso Napolitano s'accorge di cosa significa essere intercettati...
Poi, un po' prima dei telegiornali, ci si è messo Antonio Di Pietro, che a Napolitano ha lanciato una sfida: «Renda pubbliche lui stesso quelle intercettazioni», e smetta di «mortificare le istituzioni». Una richiesta che, al mattino, campeggiava nel fondo di Marco Travaglio in prima pagina sul «Fatto», il giornale che per primo ha dato notizia dell'esistenza di (almeno due) intercettazioni a strascico del Presidente della Repubblica.
E impugnando, anche lui un tema caldo, anzi bollente: si tratta della trattativa Stato-mafia. Sulla sua scia, la sola Rita Borsellino, sorella del giudice assassinato e alla cui famiglia pure oggi il Capo dello Stato rivolgerà un messaggio molto atteso: l'ex candidata a sindaco di Palermo dice di aver avuto l'impressione «che Paolo sia stato ucciso di nuovo».
à proprio indagando sulla sua morte, in realtà , che si è approfondita l'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Ma niente giustifica, nota Anna Finocchiaro, attacchi tanto violenti al Capo dello Stato, che Di Pietro incalza come se volesse accusarlo di nascondere qualcosa. «Attacchi indecenti», li chiama Bersani, «tutti sanno che Napolitano è l'istituzione che difende».
In realtà , nota Luciano Violante, sollevando un conflitto d'attribuzione alla Consulta, Napolitano «ha fatto una scelta doverosa, che farà luce su un tema che riguarda non il processo penale, ma gli equilibri costituzionali tra poteri». Aggiunge anche che «di certo gli inquirenti hanno agito in buona fede», ma anche che «è in errore chi crede che il conflitto tra poteri nuoccia alle indagini». Alle indagini, piuttosto, nuocerebbe il non far chiarezza, come invece Napolitano ha chiesto.
Sul terreno resta aperto un conflitto, quello che Di Pietro ha aperto e che ha finito per catalizzare contro di sé tutte le più alte grida politiche, «è uno sconsiderato che insegue Grillo», per dirla con Enrico Letta, mentre Marco Follini prova a tirare le somme, «adesso è rasa al suolo ogni possibilità di alleanza col Pd». E resta il Pdl che lancia in resta vorrebbe cogliere al volo l'occasione per riproporre la legge-bavaglio.
«Una legge sulle intercettazioni è sempre più necessaria» dice Maurizio Gasparri. Perché «certa magistratura vuole il predominio», rispolvera un tema da Tangentopoli Fabrizio Cicchitto. E perfino un moderato come Franco Frattini invoca «intercettazioni blindate». Ma a questo il Pd dice no: basta strumentalizzare Napolitano sulle intercettazioni, basta usarlo anche per sabotare la legge anticorruzione.
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