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Umberto Rosso per "la Repubblica"
Non sarà magari una nuova puntata dell´offensiva anti-Grillo, perché l´allarme del capo dello Stato viaggia a più largo spettro rispetto a M5S, ma è ormai chiaro che per Giorgio Napolitano il pericolo numero uno oggi si chiama antipolitica. L´ultima conferma ieri mattina, al Quirinale, in un botta e risposta con i giovani dell´Arel carichi di tanti dubbi e poche illusioni sul futuro che li aspetta.
Il capo dello Stato «frena» sul web come ricetta per la democrazia e rilancia i partiti, «il loro ruolo è insostituibile». Poi, ma lo fa in un messaggio al sindaco di Brescia, punta il dito contro deviazioni e collusioni, accusa quella parte di apparati dello Stato che si sono «frapposti alla verità » sulla strage di piazza della Loggia.
E´ il web la formula nuova della partecipazione, la ricetta vincente di fronte alla crisi dei partiti? No, non lo è. E´ un´illusione, avverte il capo dello Stato. Perché la rete non è «il luogo delle decisioni», le scelte vere si compiono altrove, nelle istituzioni. E per entrarvi dentro servono, ancora, i partiti. Insostituibili. «I partiti sono le cinghie di trasmissione delle istanze dai cittadini alle istituzioni: se manca questo anello nella partecipazione popolare e giovanile non si toccano le decisioni politiche».
E siccome, guarda caso, l´arma-fine-di-mondo teorizzata e praticata da Beppe Grillo è proprio la rete, il sospetto che il forte richiamo di Napolitano sia rivolto in particolare (anche se non solo) all´avanzata del grillismo, si direbbe fondato. E a questa onda che sale e che mette tutti i partiti nello stesso mazzo e li rifiuta in blocco, si rivolge il presidente della Repubblica con parole più che accorate, dure e allarmatissime, citando quelle di Giaime Pintor durante la Resistenza: «Guai se invece della corsa alla politica scatta la fuga della politica, sarebbe una catastrofe per la nostra democrazia e la nostra società ».
I pericoli, del resto, sia pure su altri e ben più pericolosi fronti, in questi anni non sono mancati. Napolitano, prima di incontrare i giovani, manda un messaggio al sindaco di Brescia a 38 anni dalla strage. Eccidio rimasto senza colpevoli (l´ultima sentenza ha mandato tutti assolti gli imputati), e dunque la verità va cercata ancora, «la giustizia deve fare il suo corso».
Ma nel contempo va però fin da ora messo in luce quanto è emerso, dalle carte processuali e dalle inchieste parlamentari, «sulla matrice di estrema destra neofascista di quell´azione criminale e sugli ostacoli che una parte degli apparati dello stato frappose alla ricerca della verità ».
Ai giovani, che al Colle hanno illustrato i risultati di una ricerca dell´Osservatorio dell´Arel guidato da Enrico Letta, Napolitano dice che la loro condizione si è complicata anche a seguito «delle politiche di bilancio restrittive», alle scelte di «risanamento e al consolidamento fiscale adottate per far fronte alla pressione dei mercati sui titoli del nostro debito pubblico».
I tagli lineari su ricerca e formazione sono un errore. I ragazzi gli chiedono: qual è stato il peggior errore della sua generazione? «Sono stato 38 anni deputato e di questi per 34 sono stato all´opposizione: potrei scrivere un trattato su come si sta all´opposizione, che a volte condivideva le decisioni. L´errore più grave è stato varare delle riforme affidandosi al canale della spesa pubblica, dilatandola, accumulando sulle spalle dei giovani pesantissime cambiali».
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