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L'ATTIVISTA DI HONG KONG NATHAN LAW A ROMA DAVANTI ALLA FARNESINA
Francesco Bechis per www.formiche.net
È un cardinale della Chiesa cattolica, ha novant’anni, è finito in manette. Joseph Zen è il nome più altisonante delle vittime finite in arresto mercoledì a Hong Kong nell’ultima ondata di repressione del dissenso, a quattro giorni dalla nomina a governatore dell’ex capo della polizia John Lee.
Rilasciato su cauzione in serata, è un fiero sostenitore della causa democratica nel Porto Profumato, Zen chiede da anni alla Santa Sede e a papa Francesco di intervenire senza ambiguità.
Nel suo ultimo viaggio a Roma, nell’ottobre del 2020, non è stato ricevuto in Vaticano: di lì a poco la Santa Sede avrebbe firmato l’intesa con il governo cinese. “Questi sono i frutti: inesistenti”, confida a Formiche.net Nathan Law, tra i leader della resistenza in esilio, “è stato un accordo col diavolo”.
Quanto preoccupa l’arresto del cardinale Zen?
Molto. Non ricordo una serie di arresti di personalità così eloquenti. Di certo nessuno ricorda un cardinale della Chiesa cattolica di 90 anni che finisce in manette. Siamo preoccupati per la sua salute, che era già precaria.
Vi aspettavate uno sviluppo del genere?
Sappiamo bene la parabola che ha imboccato la repressione di Pechino. Tanto più da quando hanno nominato governatore di Hong Kong Lee, l’ex capo della polizia e della repressione delle rivolte. A pochi giorni è già visibile il pugno duro.
Papa Francesco dovrebbe intervenire?
Lo spero, lo speriamo tutti, siamo sotto shock. Mi auguro che il papa e chiunque in Vaticano si mobilitino per difendere il cardinale Zen e assicurarsi che chi crede ancora nella giustizia non rischi la vita.
Sono trascorsi due anni dall’accordo tra Santa Sede e governo cinese. Un errore?
Già all’epoca ci chiedevamo se non fosse un accordo con il diavolo. Oggi mi sembra chiaro che le aperture preventivate non ci sono state. Il Vaticano non difende meglio la libertà religiosa e i cristiani in Cina. Ha perso terreno morale e non ha guadagnato nulla in cambio.
La pandemia ha aggravato la repressione del governo?
Sì e non solo a Hong Kong. Peraltro la politica zero-Covid di Pechino ha fatto molte più vittime del virus, le persone muoiono perché non riescono ad andare all’ospedale. Ovviamente di questi morti la censura governativa non dà notizia.
Law, la causa democratica a Hong Kong è persa?
No, c’è ancora chi resiste: merita il nostro rispetto e il nostro sostegno. Il mondo deve tenere accesi i riflettori, con la speranza che Hong Kong insegni a Pechino come l’autoritarismo e la repressione non funzionano.
I riflettori ora sono sulla guerra russa in Ucraina. La Cina continua a non schierarsi.
E invece si è già schierata: ha scelto di essere la più fedele alleata di Putin, un regime totalitario che legittima l’altro. Il modo in cui Putin giustifica la guerra di aggressione è molto simile alle rivendicazioni di Xi Jinping su Taiwan. Dobbiamo fermare una guerra e scongiurarne un’altra, prima che sia tardi.
CARDINALE JOSEPH ZEN E RATZINGERNATHAN LAW UNO DEI LEADER DELLA RIVOLUZIONE DEGLI OMBRELLI A HONG KONGpapa bergoglio e la bandiera cineseXI JINPING VLADIMIR PUTIN - VIGNETTA DI GIANNELLIL'ATTIVISTA DI HONG KONG NATHAN LAW A ROMA DAVANTI ALLA FARNESINA
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